Berlusconi assolto: chi paga?
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Berlusconi assolto: chi paga?

Il processo celebrato sui media ha superato anche la peggiore prognosi di condanna. Nulla potrà risarcire moralmente il danno subito

È un passaggio del De officiis di Cicerone che mi è tornato in mente quando, dopo nove ore di camera di consiglio, è stata letta la sentenza della Corte di Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi per il caso Ruby. Nel capitolo intitolato "Combattere per la giustizia è un dovere" le ultime due righe recitano: "La giustizia risplende di un suo proprio splendore; il solo dubbio implica sempre un sospetto d’ingiustizia". Il verdetto dei Supremi giudici ci consegna un atroce dubbio e di conseguenza la sensazione che si sia compiuta un’enorme e irrimediabile ingiustizia: Silvio Berlusconi è stato pienamente assolto, d’accordo, e la Cassazione si è incaricata di rimuovere anni di spazzatura e sbugiardare la Procura di Milano.

Ma il processo mediatico celebrato sui giornali e nelle televisioni ha superato anche la peggiore prognosi di condanna. L’associazione della gogna, impegnata a diffondere fango mascherato da notizie giornalistiche (irrilevanti penalmente, ci dice oggi la Cassazione) fin da prima che l’inchiesta fosse resa nota allo stesso indagato, ha potuto assolvere alla sua missione: lordare l’immagine dell’ex premier e causare un danno irreparabile sul fronte del suo consenso politico. La missione, dunque, è compiuta.

Questo verdetto riconsegna all’uomo Berlusconi la certezza giudiziaria di non aver violato alcun articolo del codice penale, ma non vi potrà mai essere alcun risarcimento morale e ancor più politico nei suoi confronti e nei confronti della parte politica che rappresenta. Non c’è la possibilità di mettere in moto una macchina del tempo che possa cambiare il corso degli eventi. E gli eventi, politici e istituzionali di questo Paese, sono stati certamente deviati dalla pornoinchiesta di Milano. Il caravanserraglio messo in piedi e alimentato dalla macchina del fango editoriale attraverso le patetiche intemerate mascherate da una presunta e falsa superiorità morale ha colto nel segno azzoppando e indebolendo il leader dei moderati italiani. Non ci sarà mai risarcimento per questo. Anzi, la sporca guerra non è finita: continuerà, violenta quanto prima, con il nuovo filone dell’inchiesta sulle ragazze che frequentavano Arcore. E saranno guai, ancora una volta, se si dovesse gridare alla persecuzione giudiziaria perché, obietteranno i custodi della morale, bisogna sempre avere «fiducia e rispetto della giustizia». Per questo rimane un gigantesco dubbio dopo la sentenza: ma a che cosa servirà questa assoluzione?

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Giorgio Mulè