Giachetti
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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La giunta di Giachetti: le ragioni della scelta

Anticipare i nomi della squadra per il Campidoglio serve a far passare un messaggio di trasparenza e a spiazzare i concorrenti. Ma può essere un boomerang

Per ora i nomi sono nove, per gli altri tre ci sarà ancora da attendere almeno l'esito del ballottaggio. Resta comunque un inedito assolutola presentazione, con due settimane d'anticipo rispetto alla data del voto, della squadra che Roberto Giachetti porterebbe con sé in Campidoglio qualora fosse eletto sindaco di Roma.

Rischi e opportunità

Una scelta che aveva sollevato non poche perplessità tra gli esponenti del Partito democratico di Roma e vari osservatori. La preoccupazione che un gesto di trasparenza come questo si possa trasformare in un boomerang non è infatti completamente infondata. Il rischio è che giornalisti e avversari politici si mettano a spulciare le biografie dei futuri assessori in pectore in cerca di scheletri nell'armadio. Se li trovassero l'effetto sull'opinione pubblica sarebbe devastante. Ma è vero anche il contrario e, almeno a giudicare dalle reazioni delle prime ore, sembra che sia il metodo adottato che il merito delle scelte siano piaciuti.

No alle correnti sì alle donne

La decisione di escludere dalla rosa esponenti delle varie correnti che a Roma compongono il partito, ha messo Giachetti al riparo da recriminazioni, sgambetti e malumori. Così come quella di optare per una larga maggioranza rosa. Su nove nomi indicati, sei sono donne, “e voglio vedere - ha detto Giachetti - chi avrà il coraggio di dire qualcosa”. Una maggioranza che probabilmente sarà bilanciata quando verranno resi noti gli ultimi tre nomi ma che intanto fa l'effetto che fa.

La casella del vicesindaco

Tra questi ultimi tre nomi ci sarà anche quello del vicesindaco. Giachetti ha deciso di tenerlo in serbo in attesa delle decisioni di Sel-Si spaccata tra chi sta con Stefano Fassina e non vuole sentir parlare di accordi con il Pd e l'ala governista guidata da Massimiliano Smeriglio, vice presidente della Regione Lazio che Sel e Pd amministrano insieme da tre anni andando d'amore e d'accordo.

Livia Turco unica politica

L'unica figura di politica pura è quella di Livia Turco che si occuperà di welfare e immigrazione. Già ministro della Salute, ex dalemiana doc, rottamata da Renzi, Giachetti l'ha voluta in squadra soprattutto per attrarre voti da sinistra. Gli altri sono tecnici o esponenti della società civile con una spiccata sensibilità politica.

Gli ex di Marino

Dall'ex giunta Marino arrivano Silvia Scozzese, commissario del governo per il debito di Roma, che tornerà a occuparsi di bilancio e razionalizzazione della spesa del Campidoglio, Marco Rossi Doria, già sottosegretario all'Istruzione durante il governo Monti, al quale Giachetti vorrebbe affidare scuola, università e formazione professionale e il magistrato Alfonso Sabella, ex assessore alla Legalità, che ha rifiutato un incarico politico e avrà il delicatissimo compito di guidare la macchina amministrativa nel ruolo di capo di gabinetto.

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Il metodo di Giachetti

Giachetti ci ha tenuto a ribadire di aver voluto abolire caminetti, filtri o trattative. Fonti interne al suo staff assicurano che nemmeno una sillaba è trapelata in questi giorni da parte sua. Solo ieri mattina qualche indiscrezione ha cominciato a circolare e più di una voce riportava la presenza di alcuni degli assessori che, nell'ultima fase della stagione mariniana, erano stati spediti in Campidoglio per tentare di risollevare le sorti del marziano e imprimere all'azione di governo quella svolta che poi in realtà non è mai arrivata. Per fuggire dai taccuini indiscreti dei giornalisti, Roberto Giachetti e i suoi più stretti collaboratori hanno scelto, per l'annuncio in diretta Fb, un albergo dalle parti di piazza del Popolo.

Il plauso del premier

Tensione alle stelle ma anche grande soddisfazione. “Avete visto che Giachetti ha fatto Giachetti?” è esploso alla fine tutto soddisfatto il braccio destro Luciano Nobili. Contento anche il premier Matteo Renzi che ultimamente non aveva nascosto qualche perplessità sul modo con cui, fino a pochi giorni fa, il vicepresidente della Camera stava interpretando questa campagna elettorale. Ora ci sono ancora due settimane di tempo per convincere i romani a scommettere di nuovo sul Pd. Perché pur con tutti gli sforzi possibili per prenderne le distanze, a Roma anche un radicale che non fa accordi con il Pd vince o perde solo con il Pd.

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Maria Franco