La dura vita di Bin Laden
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La dura vita di Bin Laden

La storia di Wirathu, monaco buddista che combatte per la purezza religiosa della Birmania

La foto di oggi ci parla di un Paese lontano, il Myanmar, un tempo chiamato Birmania. Non tanto lontano geograficamente – la distanza che lo separa dall’Italia è pressappoco la stessa che c’è tra il nostro Paese e località di villeggiatura esotica ma comunque molto frequentate dai nostri connazionali come la Thailandia, quanto spiritualmente. Il Myanmar è retto da un regime che, nonostante le recenti aperture semi-democratiche, ha tenuto il Paese separato, quasi segregato, dal resto del mondo. Un Paese dove si sono sviluppate forme di intolleranza etnica e religiosa poco note in Occidente, ma che, purtroppo, hanno originato violenze e massacri.

Abbiamo l’abitudine di pensare al Buddismo come a un culto di pace e tolleranza. In Myanmanr, sta mostrando un volto oscuro e feroce. I Buddisti sono la stragrande maggioranza nel Paese, dove però risiedono anche alcune minoranze islamiche. Sono state proprio queste a essere prese di mira: le prime vittime della furia degli estremisti di Buddha sono stati i Rohingya, un piccolo popolo seminomade e musulmano. L'odio etnico – religioso ha poi allargato l'obiettivo a tutti i birmani di religione islamica. Il risultato va ascritto anche alla predicazione di quello che è ormai noto, con triste e perfida ironia, l'Osama bin Laden birmano: si chiama, in realtà, Wirathu, ed è un monaco. La sua attività, però, differisce molto dallo stereotipo del religioso buddista presente nell'immaginario occidentale. La principale occupazione di Wirathu, infatti, non è quella di pregare per avvicinarsi al nirvana, ma quella di arringare le folle in nome della purezza religiosa della Birmania.

Sembra di essere davanti a un film già visto in passato, anche se in contesti differenti. Un gruppo minoritario viene accusato di voler prendere il potere. Nei suoi sermoni, Wirathu infiamma la folla accusando i musulmani di riprodursi troppo in fretta, con lo scopo di diventare la maggioranza nel Paese (oggi sono il 5% della popolazione) e di prenderne le redini. Con una retorica abusata altrove da vari integralismi e totalitarismi, afferma che i musulmani sottraggano e stuprino le donne buddiste e incita a vendicarle, prendendo le armi per salvaguardare la purezza religiosa. E così sono cominciati i pogrom anti-islamici. Centinaia le vittime, secondo le organizzazioni non governative per la tutela dei diritti umani; migliaia, secondo le autorità locali, che però potrebbero gonfiare le cifre per giustificare interventi repressivi, con cui magari colpire non soltanto gli estremisti, ma anche gli oppositori e gli avversari dei militari.

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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