La campagna delle tasse di Barack Obama
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La campagna delle tasse di Barack Obama

Per indurre i repubblicani al Congresso a raggiungere un accordo sul Fiscal Cliff, il presidente "mobilita" il suo elettorato e incontra i grandi manager per convincerli della bontà di alzare le tasse ai più ricchi

Da una campagna (elettorale) a un'altra (di mobilitazione). Dalla promesse di non alzare le tasse alla classe media all'incontro alla Casa Bianca con alcuni dei manager più ricchi d'America per chiedere loro di accettare di dare più soldi al fisco. Barack Obama vuole chiudere la partita del Fiscal Cliff con un successo. E per convincere i repubblicani al Congresso ad accettare un compromesso che non colpisca la Middle Class, il presidente ha deciso di chiamare in causa il (suo) popolo americano.

Fate sentire la vostra voce a Capitol Hill, è l'appello lanciato da Obama. Fate sapere attraverso i social network che non siete d'accordo con un aumento del prelievo fiscale sui redditi del ceto medio. Un copione che ricalca quello che lo stesso presidente aveva scritto durante la campagna elettorale per la rielezione.

Qualche mese fa, aveva lanciato un'iniziativa analoga, chiedendo agli americani di fare pressioni sul Congresso per arrivare a un'intesa sul debito. Con uno scopo preciso: indicare nel GOP il responsabile dei tagli alla spesa pubblica ( tra cui alcuni programmi di welfare). Se si pensa al risultato del 6 novembre, si può dire che Obama, in quella occasione, abbia ottenuto un successo. Ora, replica (anche se ormai la campagna elettorale è finita).

Ma, arrivare a un'intesa (che penda a suo favore) sul Fiscal Cliff è importante per lui. Se non dovesse riuscirci,  per lui sarebbe un brutto colpo: verrebbe a galla con chiarezza la sua debolezza nei confronti del Congresso. Un'Anatra Zoppa già all'inizio del secondo mandato. Non può permetterselo. Per lui vorrebbe dire non poter governare, almeno fino alle elezioni di Midterm, sperando che allora arrivi una vittoria del partito democratico.

Le possibilità che si arrivi a un accordo sono buone. John Boehner, lo Speaker della Camera si è detto ottimista. Anche per il GOP converrebbe puntare a un compromesso. Eviterebbe così un difficile braccio di ferro con la Casa Bianca. Ancora impegnati a metabolizzare la sconfitta di Mitt Romney, i repubblicani capiscono che - con l'aria che tira nel paese - è meglio dimostrare di essere sensibili nei confronti del destino della Middle Class.

''Mi auguro un accordo prima di Natale", ha detto Barack Obama.Se non ci sarà, scatteranno i tagli automatici alla spesa pubblica e l'aumento delle tasse per la classe media. Per il presidente un problema non solo americano. "Avrebbe conseguenze sull'economia mondiale'' - ha detto.

Tema di cui ha discusso con i top manager che ha visto alla Casa Bianca. Un incontro voluto per convincerli della bontà della sua tesi: più tasse ai ricchi. Attorno al tavolo c'erano Joe Echevarria e Muhtar Kent, amministratori delegati rispettivamente di Deloitte LLP e Coca Cola; Lloyd Blankfein, amministratore delegato di Goldman Sachs, Marissa Mayer di Yahoo, Doug Oberhelman della Caterpillar, Ian Read della Pfizer e Randall Stephenson.della AT&T.

Il Numero Uno della Goldman Sachs dirà poi in una intervista alla Cnn di non essere contrario in linea di principio a un aumento della pressione fiscale sui contribuenti più abbienti, la Tassa Buffet. Un appoggio molto tiepido. Molti degli invitati all'incontro in Pennsylvania Avenue, è bene ricordarlo, avevano puntato su Mitt Romney. Obama li vuole arruolare per la sua causa. E se, come è probabile, non di schiereranno con lui, chiede che - almeno - siano neutrali nel suo braccio di ferro con il Congresso.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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