Beppe Grillo
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L'incidente di Grillo? Una notizia di 30 anni fa ripescata per ragioni elettorali

Ritirare fuori la testimonianza di una sopravvissuta all'incidente automobilistico del 1981 è un'offensiva politica contro il comico genovese. Lo speciale elezioni 2013

Non mi piace. Ecco, dovessi cliccare sulla notizia dell’incidente di Beppe Grillo che in questi giorni torna in auge, pescata nella notte dei tempi del dicembre 1981, marcherei un “non mi piace”. Non mi piace che quella notizia venga oggi riportata agli onori dell’attualità per evidenti motivi mediatico-elettorali. All’epoca Grillo aveva 32 anni, oggi ne ha 65 e per quel tragico incidente è stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo con sentenza definitiva. Una vicenda triste, penosa, ma chi può negare che potrebbe capitare a chiunque? È un incubo classico, uccidere per errore. Provocare la morte di qualcuno, nel caso di Grillo la morte di tre amici. Lui era alla guida di un’auto che slittò su un lastrone di ghiaccio, riuscì a gettarsi fuori in tempo mentre i passeggeri (padre, madre e il loro figlio di 9 anni) precipitarono nel burrone e persero la vita. Oggi l’unica superstite, l’altra figlia che aveva 7 anni e si è salvata solo perché era rimasta a casa a guardare i cartoni, esce allo scoperto chiedendo la verità, un incontro. Un nipote di Grillo le avrebbe telefonato per dirle che anche loro hanno molto sofferto e non è il momento per parlarsi.

Credo che Grillo abbia ragione. C’è un tempo per tutto, e una campagna elettorale nella quale Grillo guida un movimento battendo l’Italia piazza per piazza fino a San Giovanni, non è certo il contesto o l’ora indicata per riaprire una ferita. Una parentesi spaventosa, forse mai davvero chiusa, nella vita sua e ancor più della ragazza. Com’è possibile, a distanza di tanti anni e sotto i riflettori inevitabili dei media, far emergere l’intima verità di una tragedia lontana nel tempo ma che morde ancora: parole di conforto, pietà, condivisione di una sofferenza nella quale c’è stata una colpa, ma non la cattiveria.

E poi, bisogna dare atto a Grillo che proprio per quella vicenda, e per le regole che si è imposto il Movimento 5 Stelle (per candidarsi, nessuna condanna), Grillo ha deciso di non entrare mai in Parlamento. Una scelta che merita rispetto, e che forse risponde non solo all’obbedienza formale a una disciplina di movimento, ma a un tormento che dobbiamo credere sincero, pur dopo tanti anni.

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