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(Ansa)
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«L'arresto di Messina Denaro frutto del lavoro di anni»

Le parole della Procura dio Palermo e dei Ros dopo la cattura del latitante numero 1 d'Italia

Dopo 30 anni di latitanza, i Ros dei Carabinieri hanno arrestato a Palermo Matteo Messina Denaro. L'erede di Totò Riina è stato fermato nei pressi della Clinica Maddalena, a Palermo dove era in cura a quanto sembra da circa un anno per un tumore. I dettagli del blitz sono stati resi noti nella conferenza stampa dei vertici dell'Arma insieme agli inquirenti. Il Boss non ha opposto resistenza si è subito dichiarato con il suo nome vero senza dare false generalità, era in buona salute ed il suo volto corrispondeva alle immagini che sono state diffuse in questi tre decenni. «Al suo polso un orologio Frank-Miller dal valore da 30-35mila euro che ha fatto presumere che Messina non avesse problemi economici- ha precisato il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Paolo Guido - Una latitanza che si e' svolta in tante parti del territorio nazionale dove prima della cattura si presume fosse stato fra Trapani e Palermo ma è stata la malattia che ha permesso di individuarlo. L’aspetto sanitario spiegano infatti che è stato rilevante e l’ha costretto come è successo con altri boss ad uscire allo scoperto. Matteo Messina Denaro è in condizioni di buona salute e non parla. Messina andrà in carcere da subito al regime di 41 bis, il regime di carcere duro» ha chiarito il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia specificando «che al momento non sarà resa nota la struttura carceraria individuata e il suo arresto è stato possibile grazie al sacrificio di tanti carabinieri che ha portato a conseguire un risultato storico e l’attività investigativa di questi anni perché gli arresti hanno ristretto la rete di protezione di Messina Denaro e indebolito il suo potenziale economico».

Il procuratore ha poi aggiunto su eventuali coinvolgimenti della clinica: «Allo stato non abbiamo elementi per parlare di complicità del personale della clinica anche perché i documenti che esibiva il latitante erano in apparenza regolari, ma le indagini sono comunque partite ora».

A prendere la parola anche il il comandante dei carabinieri del Ros Pasquale Angelosanto che ha ribadito mettendo a tacere le polemiche di queste ore «È stato lavoro corale svolto nel tempo che si è basato sul sacrificio di tanti anni. Il periodo delle festività natalizie i nostri lo hanno trascorso negli uffici a lavorare, a mettere insieme i vari elementi».

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Linda Di Benedetto