Condannata Jihad Jane, la terrorista Made in Usa
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Condannata Jihad Jane, la terrorista Made in Usa

Colleen LaRose sconterà 10 anni di prigione per aver progettato di uccidere Lars Vilks, il vignettista svedese

Quando venne arrestata nel 2009, la sua storia fece scalpore. Americana, bianca e terrorista islamica. Sembrava la prova vivente del fatto che anche il tuo vicino di casa potesse diventare il Nemico. Su internet, si faceva chiamare Jihad Jane. O Fatima laRose. Erano i suoi nomi di battaglia. Quelli che usava quando postava sul suo website i filmati inneggianti all'odio e alla Guerra Santa dei gruppi integralisti armati. Ma quando si è conosciuta la sua storia, la temibile terrorista è diventata agli occhi di molti, quello che, in realtà, è: una donna dal passato gravido di dolore, errori e fallimenti. Che sono proseguiti anche quando Colleen LaRose, nata il 5 giugno del 1963 nel profondo Midwest, ha deciso di diventare una jihadista fai-da-te.

L'ha capito anche il giudice di Filadelfia che l'ha condannata a 10 anni di prigione. Una sentenza meno pesante rispetto ai decenni di carcere richiesti dell'accusa, ma pur sempre severa. Il Tribunale ha dato ascolto a chi diceva che, comunque sia, era giusto dare una punizione esempleare, per evitare che qualcuno seguisse le orme di Jihad Jane e, a differenza sua, riuscisse ad andare fino in fondo nei suoi progetti omicidi.  Ma, allo stesso tempo, il giudice ha riconosciuto il fatto che la donna abbia collaborato nelle indagini.  E che abbia deciso di abbandonare la Jihad. Come lei stessa ha annunciato, con una dichiarazione spontanea davanti alla corte. "Sono stata come in trance per anni" - ha detto Colleen LaRose.

Le accuse

Quelle che pur cui è stata riconosciuta colpevole erano da ergastolo: supporto alla rete terroristica, tentativo di omicidio di una persona in un paese straniero, false dichiarazioni all'Fbi. Jihad Jane aveva "esordito" in rete con la promessa che lei sarebbe diventata una martire dell'Islam. Qualche tempo dopo, aveva trovato la sua missione. Il suo obiettivo, nel 2008 era Lars Vilks, il vignettista svedese che era entrato nel mirino degli integralisti per le vignette considerate blasfeme: aveva disegnato la testa del Profeta Maometto attaccata al corpo di un cane.

La terrorista Made in Usa aveva contattato altre persone in Europa per preparare l'attentato. Si trattava di andare in Svezia a sparare a Vilks. Jiahd Jane era quindi partita alla volta del Vecchio Continente, ma era tornata indietro dopo sei settimane. La missione era saltata. Aveva litigato con gli altri componenti del gruppo e aveva ripreso la strada di casa. Il 16 ottobre 2009, appena messo piede all'aeroporto di Filadelfia era stata arrestata dall'Fbi. Le sue tracce erano state seguite sul web, le sue conversazioni ascoltate dalla Nsa. Jihad Jane era stata scoperta, anche perchè aveva fatto molto poco per nascondersi. Per diverse settimane il suo arresto rimase segreto, poi nel marzo del 2010 fu reso pubblico. Le sue fotografie furono diffuse. E la sua storia personale fu scandagliata. E si scoprì che se il suo presente era cupo, il suo passato era stato all'insegna della sofferenza

 

La storia di Colleen LaRose

Nata in Michigan, cresciuta a Detroit, Colleen ha avuto un'infanzia marchiata dal dolore. I genitori si separano quando lei ha tre anni. Il padre però continua ad abusare di lei, fino all'età di tredici anni. Lei diventa allora una prostituta. Tre anni dopo, si sposa. ha solo 16 anni e il marito ne ha invece 32, il doppio. Inizia a fare uso di droghe pesanti. Dura qualche anno, come il matrimonio. Poi lei divorzia, si trasferisce in Texas, si risposa e si separa di nuovo. Torna al nord perchè segue il suo nuovo fidanzato. E'il 2004. Si stabilisce nella zona di Filadelfia. ma le cose vanno male. Viene colpita da due lutti in breve sequenza, tra cui la morte del padre. Tenta il suicidio, anche se poi dirà che non voleva morire. Viene salvata dalla sorella maggiore, con la quale vivrà per i cinque anni seguenti. E' in quel periodo che nasce Jihad Jane.

La conversione all'Islam è però quasi un segreto. Nessuno se ne accorge. La sorella dirà che lei non l'ha mai vista andare alla moschea. Insomma, più che una convertita alla religione, Colleen sembra essere una donna che decide di esprimere la sua rabbia esistenziale attraverso l'adesione al terrorismo. Sono tanti i casi, il suo non è certo l'unico. Crea un suo website, adotta due nomi di battaglia, inneggia alla Jihad, contatta persone in rete, fa girare filmati di propaganda islamista, sogna di diventare martire, s' imbarca nella "impresa" di uccidere Lars Vilks. "Se avesse potuto, non ci sono dubbi che avrebbe portato a termine la sua missione" ha detto il giudice di Filadelfia che l'ha condannata. E'probabile che sia così. Ma Colleen LaRose non riesce a fare quello che Jihad Jane voleva fare. L'irrequietezza a cui è stata condannata per tutta la vita, in fondo, questa volta l'ha salvata da una condanna all'ergastolo. Forse, adesso, la guerra di Jane è davvero finita.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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