Italia nel mondo, qual è la vera posta in gioco
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Italia nel mondo, qual è la vera posta in gioco

L'ipotesi che le tensioni economiche tra l'Occidente e i Paesi emergenti producano nuove guerre è tutt'altro che peregrina. Monti ed Ue si devono dare una mossa

Fronte esterno e fronte interno. Sul fronte esterno, il vecchio ex segretario di Stato americano (ma nato tedesco e naturalizzato, da cui il suo comico accento) Henry Kissinger avverte dall'alto dei suoi 89 anni che nel giro di un decennio scoppieranno a suo parere due e forse tre guerre. Una contro l'Iran, una contro la Cina e - se il Cremilno continua ad appoggiare regimi come quello di Assad in Siria - una anche contro la Russia. Scenari, come si dice, apocalittici. Purtroppo realistici. Conseguenze immediate: l'Europa si deve dare una mossa alla svelta per essere una unità economica, politica e unità militare nella difesa del suo territorio.

Fronte interno. Vendola dichiara che a lui non interessa stare in una coalizione con il Pd se questo partito intende fare una alleanza con l'Udc di Casini: o noi o loro. Controcanto: il presidente della Camera Fini risponde piccato che lui non farà mai alleanze con il Pdl e con la Lega. Che cosa vuol dire? Vuol dire che i partiti stanno ancora litigando sulla legge elettorale da approvare per andare a votare nell'aprile del prossimo anno, come ha stabilito con durezza il presidente della Repubblica, tagliando così ogni possibilità sia pure teorica alle elezioni anticipate per ottobre.

Napolitano ha detto: fate quel che volete, ma se siete così incoscienti da mettere in crisi il governo sappiate che io non scioglierò le Camere e pregherò Monti di seguitare a governare per il disbrigo degli affari correnti. E questo è comunque un elemento di chiarificazione. Passo indietro. Torniamo allo scenario internazionale, perché è quell'acquario che dobbiamo tenere d'occhio se vogliamo capire il gioco europeo e di conseguenza il gioco di Monti e le alleanze in Italia. Il fatto è che tutti i capi di governo europeo sono consapevoli di quel che bolle in pentola. La pentola più importante è quella americana. Obama sta fermo e non muove foglia mentre attende il 4 novembre quando si svolgeranno le elezioni presidenziali e tutti sapremo se sarà riconfermato o se ci sarà una virata a destra (non molto a destra) con Romney. I pronostici e i sondaggi per ora danno Obama faticosamente vittorioso. Israele intanto sta fermo con l'arma al piede mentre l'Iran imperterrito seguita nel suo
programma nucleare che gli procurerà ordigni sufficienti a cancellare lo Stato ebraico dalla faccia della terra e dalle carte geografiche, come non si stanca di ripetere.

Gli americani hanno finora frenato i programmi israeliani di infliggere un pesante colpo militare all'Iran per bloccare la sua corsa agli armamenti. Obama in particolare è preoccupatissimo di vedere il suo Paese coinvolto prima del voto in un intervento militare a fianco di Israele. Dunque calma apparentemente piatta, ma la calma apparente è una bomba a tempo. Passate le elezioni di novembre il conflitto con ogni probabilità ci sarà e sarà più duro e incerto perché l'Iran sarà andato ancora più avanti nella preparazione militare nucleare. E poi, sempre sul fronte americano, Obama ha
ridotto drasticamente le spese della difesa, ma ha già scelto il suo nemico strategico: la Cina.

La Cina che fa la voce grossa perché possiede quasi per intero il debito pubblico americano, la Cina che non rispetta le leggi sul copyright, la Cina che non rispetta i diritti umani e che potenzialmente aspira a metter sotto i propri piedi il gigante americano. Obama ha preso la sua grande flotta, l'ha ridotta per limitarne le spese e l'ha piazzata davanti alle acque territoriali cinesi con tutto il suo armamento di massima tecnologia e massima distruttività. Inoltre Obama si è ritagliato il ruolo di giustiziere dei terroristi: è stato lui a dare il via all'operazione che ha liquidato Osama Bin Laden benché fosse ormai un vecchio malato inerme chiuso in uno sgabuzzino blindato a guardarsi filmini pornografici e ha coordinato personalmente una serie di omicidi mirati contro i numeri due e tre del
terrorismo che ha fatto con l'uso dei droni, gli aerei senza pilota che funzionano come robot guidati dal computer.

In questo modo il presidente americano ha assunto un ruolo già visto e molto popolare nella storia americana: quello del presidente Theodor Roosevelt
(zio del successivo Franklin Delano Roosevelt, creatore del New Deal e guida degli  Usa durante la guerra al nazismo) il quale aveva un motto rimasto
famoso: "Parla sottovoce, ma impugna un nodoso bastone".

I lettori diranno: ma che c'entra ttto questo con Vendola e Casini, Fini e Bersani? Giusta domanda, ma il legame è sotto gli occhi. Monti, che fa parte dei più alti consessi di think tank, cioè centri di osservazione privilegiati sulla politica estera, sa che cosa sta per accadere, o può accadere. Monti va dritto allo scopo, che è certamente quello di tentare di mettere in sicurezza l'Italia, impresa sempre più frustrante, ma anche di aiutare l'Europa a venire in mondo in tempo per affrontare le nuove gigantesche sfide di possibili conflitti.

Sul fronte del bla-bla-bla interno invece si combatte una guerra dei poveri sconfortante per mancanza di energia, il che spiega secondo me anche i sussulti di Berlusconi che si sente tentato di riprendere comunque un posto di comando nell'assenza di nuove leadership, dopo il gigantesco flop del terzo polo e del Fli di Fini. E qui siamo alla legge elettorale. Come ho già spiegato in questo blog, la legge elettorale futura dipende dalle alleanze che saranno state decise in precedenza. La legge elettorale è il risultato e non la premessa delle alleanze. E allora il gioco è nelle mani di Bersani che deve decidere una volta per tutte che cosa vuole fare da grande: se intende seguire la linea di D'Alema e puntare ad un'alleanza al centro, e allora gli conviene la legge elettorale alla spagnola che gli concederebbe circa 300 deputati (e circa 200 al Pdl o liste alleate). In questo caso avrebbe una Udc ridotta di numero ma strategica come alleato.

Se viceversa Bersani decidesse di governare con Vendola e Di Pietro (cosa quasi impensabile) allora dovrebbe puntare su un proporzionale che desse fiato ai piccoli partiti. La scelta è sua. E' chiaro che se sceglierà Casini, l'Udc  ci starà, ma verrà abbandonata dall'elettorato che non tollera alleanze con "comunisti". E alla fine vedremo se e quanto il futuro governo sarà in grado di lavorare per l'unità europea e le sfide all'ultimo sangue che ci attendono.

Il mio pronostico è che comunque andranno le cose, i partiti torneranno a chiedere a Cincinnato-Monti di seguitare a fare il suo lavoro duro e rapido, per non sporcarsi le mani. Tutti i giochi sono aperti, ma alcuni si stanno per chiudere. E anche la Germania deve decidere che cosa farà, visto che la Merkel sembra non aver capito che l'unità politica, economica e militare dell'Europa è una condizione di sopravvivenza, e non un capriccio dei popoli lontani dalle steppe e dalle patate. La Merkel e la Germania in genere in definitiva preferiscono un'Europa tedesco-russa che non franco-italo-inglese
aperta agli Stati Uniti. Dunque il punto di rottura nell'area dell'euro potrebbe essere una conseguenza politica e non soltanto economica. Ciò spiega perché la yestarda cancelliera dica sempre di no agli eurobond, non potendo dire che vuole dire di no a qalsiasi forma di Europa unita e indipendente dalla leadership tedesca.

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Paolo Guzzanti