L’Italia ha il suo Foia: le cose da sapere
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Freedom of Information Act sulla trasparenza. Ecco i punti salienti
Alla fine hanno vinto le 30 associazioni che si raccolgono sotto il nome di Foia4Italy. Il decreto attuativo della riforma sulla trasparenza della Pubblica Amministrazione, che introduce il Freedom of Information Act (Foia appunto), è realtà anche nel nostro paese, in una forma decisamente migliore di quella approvata il 21 gennaio scorso dal Consiglio dei Ministri. Un testo che solo in parte accoglieva le indicazioni di Marianna Madia e della società civile, in merito all’accesso da parte dei cittadini delle informazioni possedute dalla PA.
Un miglioramento non solo era possibile ma necessario per eliminare quelle lacune e scappatorie che avrebbero permesso agli enti di rimandare al mittente le richieste per atti, norme e procedure, semplicemente ignorando le domande o rimettendosi al volere del TAR. Ieri sera, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione ha approvato dunque il testo definitivo, contenente una serie di revisioni fondamentali (e avanzate dallo stesso Foia4Italy) in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza. Il sottosegretario Angelo Rughetti lo ha annunciato via Twitter: “Il primo decreto ha finito il suo percorso. #FOIA è legge. La PA diventa casa di vetro”. Click a destra per saperne di più.
Cos’è il Foia
Il termine è di derivazione anglosassone e comprende una serie di norme che permettono al cittadino di richiedere alle pubbliche amministrazioni dati di diversa natura, anche quelli che enti e comuni non sono obbligati a pubblicare. Ognuno, a prescindere da un interesse diretto e senza alcuna giustificazione, potrà formulare richieste di informazioni e documenti di interesse pubblico.
Accesso gratuito
A differenza del testo di fine gennaio, quello finale prevede un accesso gratuito per i documenti in formato digitale, con il solo esborso dovuto alla riproduzione, su richiesta del cittadino, su un supporto fisico (CD, DVD, chiavetta USB).
Eliminazione del silenzio-diniego
L’amministrazione è obbligata a motivare il rifiuto del rilascio dei documenti richiesti. È uno dei punti essenziali della rivisitazione della norma. Grazie a tale integrazione, non sarà più possibile mandare indietro richieste di accesso senza comunicare la causa reale. Resta la possibilità di negare le informazioni qualora il rilascio possa ledere gli interessi privati o pubblici inseriti nelle carte. In ogni caso, è l’ANAC – Autorità Nazionale Anticorruzione, a fornire le linee guida e chiarire come vanno interpretate le eccezioni, assieme al parere fondamentale del Garante della Privacy.
Alternative al TAR
In merito al rifiuto di concedere i dati, il testo precedente prevedeva la possibilità di appellarsi al TAR per avviare una procedura nei confronti della pubblica amministrazione. Con il decreto di ieri invece, si afferma la necessità di individuare un rimedio amministrativo, meno oneroso rispetto al ricorso al TAR, qualora vi sia un diniego totale, parziale o una mancata risposta da parte della pubblica amministrazione.
Soldi pubblici
Il decreto trasparenza rende maggiormente funzionale e strutturato il sito Soldi Pubblici, dove è possibile individuare le spese effettuate da comuni, province, regioni, città metropolitane e ministeri, con la facoltà di scaricare i dati di interesse sul proprio computer.