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Isis, che succede ora che gli Usa hanno riconosciuto il genocidio

Per la prima volta il Segretario di stato Kerry ha parlato di crimini contro l'umanità. Una premessa a azioni militari più estese in Siria e Iraq

L'Isis è responsabile di genocidio in Iraq e in Siria. Lo si dice da tempo, ma ieri per la prima volta l'amministrazione Obama lo ha riconosciuto ufficialmente, come da tempo chiedeva una parte del Congresso Usa e tante associazioni per la difesa dei diritti umani. Il segretario di stato John Kerry ha parlato apertamente di "crimini contro l'umanità" e di "pulizia etnica" ai danni di minoranze come quelle dei cristiani, dei yazidi e dei musulmani sciiti. E a pagare un prezzo altissimo sono soprattutto le donne. "Dare un nome a questi crimini è importante ma quello che è essenziale è fermarli" ha dichiarato Kerry.

Il caso Darfur

Per questo gli Stati Uniti - ha aggiunto Kerry - si preparano a liberare alcune zone sotto il controllo dell'Isis, con l'obiettivo di proteggere alcune comunità che stanno subendo o rischiano di subire le brutali violenze dei jihadisti. È molto raro che il governo statunitense parli di "genocidio" riferendosi a un conflitto ancora in corso. L'ultima volta avvenne nel 2004, quando il termine fu usato da Colin Powell, il segretario di stato di George W.Bush, a proposito delle violenze commesse in Darfur, nel Sudan.

Che cosa comporta l'accusa

L'accusa di "genocidio", infatti, comporta una serie di implicazioni politiche e legali, oltre che morali, a livello internazionale. Nel caso dell'Isis per il momento non c'è nessun obbligo per gli Stati Uniti di prendere nuove decisioni oltre a ciò che sta facendo nelle lotta allo stato islamico. Ma non c'è dubbio che la mossa decisa dall'amministrazione Usa aumenta la pressione sulla Casa Bianca per un intervento militare più determinato contro l'Isis in Siria e Iraq. Del resto lo stesso Kerry ha parlato in particolare della possibilità di aumentare gli sforzi per la liberazione di Mosul, nel nord dell'Iraq, e di alcune aree della Siria in cui l'esistenza di alcune minoranze è particolarmente a rischio.

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La Corte penale internazionale

Il segretario di stato ha quindi assicurato il massimo appoggio degli Stati Uniti a tutte le istituzioni internazionali che si dovranno occupare del caso. Un sostegno che deve essere garantito soprattutto sul fronte della raccolta di prove delle violenze e delle atrocità perpetrate. Un impegno preso anche dalla Casa Bianca, che tramite il suo portavoce, Josh Earnest, si è detta pronta a sostenere l'azione già in corso della Corte Penale Internazionale (Cpi) per indagare su atti di genocidio commessi dai militanti dell'Isis in Iraq e in Siria Anche se ogni eventuale accusa penale contro gli estremisti - ha sottolineato il segretario di stato americano - dovrà scaturire da un'inchiesta internazionale indipendente.

Bonino sottolinea le violenze contro le donne

Dalle Nazioni Unite fa sentire la sua voce anche Emma Bonino, inviato speciale alla Commissione Onu sulla Condizione delle Donne. "La questione femminile riesplode con grande forza, tant'è che anche Kerry ne parla apertamente", ha detto Bonino, ricordando il progetto italiano "Gaziantep", che serve a raccogliere prove sostenibili sui crimini contro l'umanità con una attenzione tutta particolare alle violenze contro le donne. Si tratta di un'iniziativa già sperimentata nei Balcani ai tempi di Slobodan Milosevic, e questa volta il progetto è in collaborazione con la Corte Penale Internazionale.

Isis, la propaganda dell'orrore

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ANSA/ YOUTUBE
Un frame del video apparso sul sito internet Site in cui un miliziano dell'Isis sfida la Gran Bretagna, 3 gennaio 2016.

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