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ISIS in Europa: cosa dicono gli ultimi arresti in Germania e Francia

I fermi di tre siriani nei campi profughi tedeschi e la rete di jihadisti a Parigi dimostra che la minaccia dello Stato Islamico è sempre viva

Per Lookout news


“Ci saranno nuovi attacchi, ci saranno vittime innocenti. Non nascondere queste verità al popolo francese è il mio lavoro. Siamo un bersaglio”. Le preoccupazioni espresse in una recente intervista rilasciata dal premier francese Manuel Valls in merito alla possibilità che presto la Francia possa tornare a essere colpita da attentati compiuti da cellule o lupi solitari affiliati allo Stato Islamico, ha trovato riscontro in una notizia arrivata oggi, martedì 13 settembre. Nel nord del Paese alle prime ore di questa mattina, in sei perquisizioni effettuate in tre centri di accoglienza per profughi nelle regioni della Bassa Sassonia e dello Schleswig-Holstein, tre rifugiati siriani richiedenti asilo sono stati arrestati con l’accusa di avere legami con l’ISIS.

 Nei blitz, condotti da circa 200 tra agenti delle forze di sicurezza e delle unità speciali anti-terrorismo tedesche, sono stati trovati elementi che, a detta del ministro dell’Interno di Berlino Thomas de Maizière, dimostrerebbero l’esistenza di contatti certi tra questa “cellula dormiente” e il commando degli attentatori autore della strage di Parigi del 13 novembre 2015.

 I tre giovani – rispettivamente di 17, 18 e 26 anni – sono stati fermati nelle città di Ahrensdorf, Grosshansdorf e Reinfeld. Sarebbero arrivati in Germania nel novembre del 2015 a seguito di indicazioni ricevute da almeno uno di loro direttamente a Raqqa, capitale di ISIS in Siria dove vengono coordinate le operazioni condotte all’estero dai seguaci del Califfato. Addestrato all’uso di armi ed esplosivi, il gruppo avrebbe ricevuto documenti falsi, una cospicua somma di dollari americani e telefonini con un programma di comunicazione pre-installato. Dalla Turchia si sarebbe poi spostato in Grecia, percorrendo la rotta balcanica battuta negli ultimi mesi da migliaia di migranti per entrare in Germania. Qui, come ha spiegato il ministro de Maizière, la cellula era in attesa di ricevere istruzioni per compiere degli attentati.

 

Il fermo dei tre sospettati dimostra che ISIS sta provando a infiltrare propri elementi tra le migliaia di rifugiati che da mesi stanno entrando in territorio tedesco sfruttando le ampie aperture concesse dal governo della cancelliera Angela Merkel. Nonostante il ministro de Maizière si sia affrettato a spiegare che la cellula non stava pianificando alcun attacco specifico in Germania, il fatto che sia dato per certo un suo collegamento con chi ha colpito a Parigi nel novembre del 2015 deve suonare come un campanello d’allarme per i servizi di intelligence non solo tedeschi ma anche francesi.

La rete di jihadisti in Francia
Dopo settimane di relativa tranquillità, a Parigi il clima è tornato a essere teso dopo che la scorsa settimana sono stati effettuati una serie di arresti nella banlieue di Boussy-Saint-Antoine (situata circa trenta chilometri a sud-est rispetto alla capitale), nell’ambito delle indagini avviate a seguito del ritrovamento di un’auto con a bordo bombole di gas vicino a Notre Dame, a Parigi, nella notte tra sabato 3 e domenica 4 settembre. Tre donne sono finite in manette. Descritte come “radicalizzate e fanatiche dell’islam” dal ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve, erano sospettate di voler compiere almeno un attentato terroristico a Parigi, probabilmente nella stazione ferroviaria Gare de Lyon. Dalle indagini è emerso che una di loro aveva prestato giuramento di fedeltà al Califfo Abu Bakr al-Baghdadi e che, stando a quanto scritto in una lettera in suo possesso al momento dell’arresto, aveva intenzione di vendicare l’uccisione del portavoce e numero due dello Stato Islamico Abou Mohammed al-Adnani, eliminato in Siria all’inizio di settembre in un raid aereo.

 A Mureaux, località del dipartimento degli Yvelines nella regione dell’Île-de-France, era poi stato fermato un uomo in procinto di sposarsi con una delle tre donne. L’uomo, già noto ai servizi segreti francesi per i suoi legami con ambienti radicali islamici, ha un fratello finito a sua volta in carcere per legami con Larossi Abballa, autore dell’omicidio di una coppia di poliziotti a Magnanville il 14 giugno scorso. Quest’ultimo, a sua volta, pare fosse legato sentimentalmente con una delle tre donne fermate nella banlieue di Boussy-Saint-Antoine.

 

Rachid Kassim (Rachid Kassim)

 

Le tre “groupie della jihad”, così come sono state ribattezzate in un recente articolo pubblicato su Foglio, facevano dunque parte di una rete ben più estesa di seguaci di ISIS, o semplicemente di simpatizzanti del radicalismo islamico, pronta a compiere attacchi in Francia. Al centro di questa rete, sempre secondo Il Foglio, vi sarebbe Rachid Kassim. “Ventinove anni, originario di Roanne, nella Loira, – scrive Mauro Zanon – Kassim è il più temuto jihadista francese attualmente attivo nella zona siro-irachena e, secondo quanto rivelato dall’Express, citando fonti vicine agli ultimi dossier legati al terrorismo islamico, avrebbe avuto un ruolo più o meno influente in tutti gli attentati commessi in Francia negli ultimi mesi”. Kassim avrebbe avuto infatti contatti tramite Telegram con Adel Kermiche e Abdel Malik Petitjean, gli islamisti che hanno sgozzato il prete della chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray il 26 luglio, ma anche con la più giovane delle tre donne radicalizzate fermate la scorsa settimana.

 Considerati questi collegamenti, il rischio concreto è che i manuali veicolati da Kassim sul web destinati a tutti i jihadisti pronti al martirio, possano essere arrivati a decine se non centinaia delle circa 15.000 persone che, stando alle ultime stime fornite dal premier Valls, in Francia sarebbero vicine ad ambienti del radicalismo islamico. Su 1.400 di queste sono in corso indagini. Ma la sensazione è che, purtroppo per la Francia, ciò potrebbe non bastare per impedire nuove stragi.

 

(Fonti: Le Monde, BBC, Ansa, Corriere della Sera, Il Foglio)

Arresti a Berlino

DD ANDERSEN/AFP/Getty Images
Gli arresti odierni alla moschea Ibrahim Alkhalil a Berlino

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Rocco Bellantone