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Mida / Ansa
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Iran: S-300 russi a difesa del sito nucleare di Fordow

Teheran posiziona il sofisticato sistema di difesa aerea a protezione dell’impianto. Un messaggio agli Stati Uniti

Per Lookout news

 

L’Iran ha posizionato il sistema di difesa aerea S-300 a difesa del sito nucleare sotterraneo di Fordow. Nel darne la notizia il 29 agosto, la televisione di stato iraniana ha mostrato le immagini dell’arrivo dei camion che trasportavano i lanciamissili di produzione russa di fronte all’impianto. “La nostra priorità - ha affermato il generale di brigata Farzad Esmaili, comandante della Forza di difesa aera delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche - è proteggere i nostri impianti nucleari. Oggi possiamo dire che i cieli iraniani sono tra i più sicuri in tutto il Medio Oriente”.

 

Più ficcante il messaggio alla nazione della Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei, il quale non ha risparmiato una frecciata agli Stati Uniti. “Il sistema S-300 è un sistema di difesa e non di attacco, nonostante ciò gli americani hanno fatto del loro meglio per impedire all’Iran di ottenerlo”.

 Firmato nel 2007, il contratto per la fornitura del sistema S-300 all’Iran da parte della Russia è stato congelato nel 2010 a causa delle sanzioni imposte dalla comunità internazionale a Teheran in risposta ai suoi piani segreti per lo sviluppo di armi nucleari. La fornitura è stata poi sbloccata nell’aprile del 2015 su spinta del presidente russo Vladimir Putin, pochi mesi prima del raggiungimento dell’accordo sul programma nucleare iraniano tra Teheran e il Gruppo P5+1 (USA, Russia, Cina, Regno Unito, Francia più la Germania).

 Adesso che il primo lotto degli S-300 è stato consegnato dalla compagnia russa statale Rostec a Teheran, la scelta dell’Iran di posizionare il sistema di difesa nel sito di Fordow non può che innescare polemiche. L’impianto, costruito a 90 metri di profondità e dunque invisibile a occhio umano, è situato circa 100 km a sud dalla capitale Teheran. La comunità internazionale lo ha scoperto solo nel 2009. In base all’accordo del luglio del 2015, entrato in vigore a partire dal gennaio del 2016, è stato gradualmente convertito in un sito per ricerche scientifiche prevalentemente in campo fisico e medico. Viene periodicamente visitato dagli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) e al suo interno non può più essere custodito materiale fissile e, pertanto, non possono più essere svolte attività di arricchimento dell’uranio.

 

Chi ha criticato l’intesa sul programma nucleare iraniano promossa in prima persona dal presidente americano Barack Obama, si chiede adesso come mai Teheran abbia deciso di posizionare proprio a difesa del sito di Fordow il sistema di difesa aerea più potente di cui dispone. La mossa del governo iraniano non basta certamente per dimostrare che l’Iran in realtà non abbia mai smesso di sviluppare armi nucleari, ma è più che sufficiente per destare sospetti. Ciò che è certo è che l’Iran teme un attacco aereo contro quello che considera uno dei suoi più importanti siti nucleari, se non il più importante.

Nel commentare la notizia sul Jerusalem Post, Tal Inbar, direttore del Centro di ricerca spaziale e per lo sviluppo di velivoli senza pilota presso il Fisher Institute for Air and Space Strategic Studies di Herzliya, è andato oltre nella sua analisi guardando alle conseguenze che questa mossa potrebbe generare nello scacchiere mediorientale. Secondo Tal Inbar, se l’Iran dovesse decidere un giorno di destinare batterie dei suoi S-300 ai suoi alleati in Siria o in Libano, potrebbe di fatto farne un’arma d’offesa minacciando direttamente anche i cieli israeliani. Tuttavia, ha specificato, “l’S-300 non rappresenta un muro impenetrabile. Non esiste un sistema che non può essere eluso”.

 

La mossa iraniana preoccupa soprattutto se sommata ad altri dispiegamenti di strumentazioni militari registrati sul suo territorio negli ultimi mesi. Nel maggio scorso Teheran aveva annunciato di aver schierato degli S-300 nella base aerea di Khatam al-Anbia. Mentre, poco più di una settimana fa, nel corso di un expo militare i vertici dell’esercito avevano presentato in pompa magna un altro sistema di difesa aerea chiamato Bavar-373. Si tratta di un sistema sviluppato sul modello dell’S-300 russo, testato con successo dall’agosto del 2014 e pronto per essere fabbricato in serie entro la fine del 2016.

 Lunedì 29 agosto, infine, l’Iran ha presentato un sistema radar in grado di rilevare sofisticati aerei di ricognizione e droni come gli americani U-2, RQ-4 ed MQ-1 in grado di volare fino ad altitudini di oltre 9.800 piedi. Il sistema, denominato Nazir, è in grado di rilevare anche il lancio di missili balistici e missili cruise. Teheran non ha dichiarato dove lo ha posizionato. Ma è probabile che presto potrebbe utilizzarlo per difendere i suoi siti e le sue strutture strategiche. Compreso il sito nucleare di Fordow.

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Rocco Bellantone