Io Arfio, travolto da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto
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Io Arfio, travolto da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto

Cronaca semiseria  di una vacanza sull'Argentiera, tra vip e nip

 

Per fuggire alla calura estiva della metropoli e ad orde di turisti fotografanti in giro per l’Urbe ho deciso di mollare gli ormeggi qualche giorno fa e di prendere il largo. Senza meta. Così come si confà ai migliori esploratori. La stella polare è stata come sempre la bellezza che mi ha guidato verso la Sardegna. Nel bel mezzo della traversata, in cui ero a tu per tu con il mare, nel silenzioso mare d’agosto, nella più silente desolazione marina ho pensato che amo il genere umano. Lo amo con tutte le sue storture e la sua ineleganza, che alle volte è talmente ampia da creare altra eleganza, lo amo con tutte le sue piccole defezioni che lo rendono un capolavoro.

 Mentre filosofeggiavo scorsi la terra che si palesava. Qualcosa però non quadrava, perché mi accorsi che non era il solito porto dove da anni mi accoglie lo striscione: “Benvenuto Arfio! La Sardegna ti ama”. Sconvolto da tale defezione mi accorgo che la carta nautica che avevo seguito era sbagliata e l’avevo confusa con le cartine della metro di Roma.

 Il fondale era sabbioso, quindi ho dovuto gettare l’ancora a largo e procedere con la piccola imbarcazione a motore che è in dotazione al mio modesto natante.
 Arrivato sulla spiaggia, rimango sorpreso dal totale stato meravigliosamente primordiale della natura. Solo un chiosco in legno è a presidio di tutta quella bellezza.

 Mi avventuro e mi inoltro, con il mio consueto stile e la mia consueta bellezza, nei meandri della costa e mi trovo davanti ad un piccolo paese di bellezza rara. Sulla collina campeggia una piccola chiesa, nei pressi della piazzetta del villaggio emerge una grandissima miniera. Una ruvida povertà intrisa di bellezza accompagna le casa che hanno soffitti bassi, forse gli architetti non volevano disabituare i minatori alla ristrettezza della miniera. Noto ovunque una fitta schiera di locandine rosa, che mi dicono che siamo al Festival dell’Argentiera, dove campeggiano nomi di rilievo come Ammanniti, Dandini, Masullo, Di Bella e Capossela. Mi chiedo: sarà dotato di adeguate e lussuose strutture ricettive questo posto?

 Vedo un uomo, anziano, capelli bianchi, cappello bianco, camicia bianca. Tutto bianco, tranne due baffi neri e urlo cordialmente: “Buon uomo! Mi saprebbe dire dove ci troviamo?”
 “Siamo a Sassari, all’Argentiera, che è frazione di Sassari”, risponde lui.
 “Ah bene, buon uomo – riprendo io – e che svago propone lei in questo luogo”
 “Io sto andando al bar ho una partita a carte, ci trova anche il pane Carasau e il mirto. E questa sera c’è il festival”
 “Mi sembra un ottimo programma”, rispondo e mi metto in cammino per seguirlo.

 Dopo tre ore di scopone scientifico e di bevuta del popolare drink denominato “mirto”, sono diventato l’idolo del Bar Tabacchi, dove una schiera di sardi ubriachi ridendo urlavano: “Roma ti amo”. Mentre discutevo con un marinaio sulla ventilazione marittima dei prossimi giorni, arriva una graziosa ragazza che rispondeva al nome di Sara e mi dice:”Sono onorata che Arfio sia all’Argentiera!”
 Facendo il mio consueto baciamano le dico: “Meravigliosa ancella, ci sono capitato per sbaglio ma sento di sentirmi a mio agio.

 Mi accingo a chiedere dello champagne per variare rispetto al mirto, quando mi si pone davanti a me un giovanotto, alto, con l’aria di chi la sa lunga.
 “Ciao sono PIF”, mi dice lui.
 “Ciao sono Arf -  rispondo io – cosa ci fai qui Pif?”
 “Sono ospite del festival, quest’anno ho condotto “Il testimone”.
 “Quindi sei un personaggio radiotelevisivo tu, caro Pif?”
 “Si esattamente. Ho anche vinto il Premio Flaiano quest’anno”
 “Ah il caro Ennio Flaiano, non sapevo fosse diventato un Premio.  "La stupidità ha fatto progressi enormi. È un sole che non si può più guardare fissamente. Grazie ai mezzi di comunicazione, non è più nemmeno la stessa, si nutre di altri miti, si vende moltissimo, ha ridicolizzato il buon senso, spande il terrore intorno a sé", scriveva Ennio Flaiano, che ne pensi dall'attuale panorama comunicativo in Italia? 
 “Tra i tanti danni che ha fatto l'assenza di una valida legge contro il conflitto d'interesse, c'è anche quello di aver creato un esercito di "idioti" che per farsi notare dal capo, per convinzione o temo spesso per convenienza, hanno contribuito ha rendere il "panorama comunicativo" desolante. Spostando continuamente l'asticella del limite della decenza. Se ci fossero stati più editori, l'esercito di "idioti" non sarebbe scomparso ma si sarebbe notato meno”, risponde Pif, alla mia arguta domanda, e visto che la conversazione si fa piacevole lo pungolo su un mio cardine
 “Quanta attenzione c'è alla bellezza in questo Paese?”
 “Caro Arfio, noi viviamo di rendita. Non abbiamo più la cura per fare le cose belle, come una volta. Notoriamente però le rendite, prima o poi, finiscono.”
 Intelligente, comprendo anche che viene dalla Sicilia e gli domando:”
 “Sei al Festival dell'Argentiera, in questa terra meravigliosa che è la Sardegna, quali suggestioni provoca a te che provieni da un'altra isola, la Sicilia?”
 “Dico sempre che la differenza tra la Sicilia e la Sardegna sono 4 milioni di abitanti. Guardi questo posto e ti chiedi come mai non è pieno di gente tutto il giorno, visto l'incredibile mare. E di queste situazioni in Sardegna ne puoi trovare molte, sospetto. E capisco benissimo chi tende a tornare al festival anche negli anni successivi. Magari anche autoinvitandosi, come farò io ad esempio.

 “Prima di riprendere il mare passo il libreria, che libro compro secondo te, visto che ti vedo esperto.”
 Sherlock Holmes.

Pif mi saluta e io saluto Pif, saluto Sara, la giovane ancella del Festival e “Le ragazze terribili”, che mi dicono essere spina dorsale di questa manifestazione di cui ora conosco l’esistenza e a cui mi sono autoinvitato per il prossimo anno. “Sulla terra leggeri” è il titolo di questa meravigliosa rassegna, un esempio di come si possa coniugare bellezza e cultura, recuperando una piccola frazione.
 Mentre ritorno sulla mia barca, mi sento felice degli incontri e mentre il sole tramonta, io mi allontano e commosso affermo: “Argentiera mi stupisci. Roma ti amo”.

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Arfio Marchini

Arfio Marchini nasce a Roma. Già "Uomo dell'anno" per molte donne, sceglie di impegnarsi nell'agone politico per  perché ognuno deve fare la sua parte. Vorrebbe  più spazio per il polo e per il golf. Sogna una città e una regata di vela sul Tevere. Per i poveri ha in mente delle giornate della ricchezza. Il suo motto? Roma ti amo.

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