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Intervista a Ann Furedi, la donna inglese che spedisce a domicilio la pillola del giorno dopo

di Annalisa Chirico Per Natale il British Pregnancy Advisory Service fornirà un servizio “eccezionale”: spedizione via posta della pillola del giorno dopo a chiunque ne faccia richiesta. Il contraccettivo d’emergenza (da non confondere con la pillola abortiva!) arriverà direttamente a …Leggi tutto

(Ansa)

(Ansa)

di Annalisa Chirico
Per Natale il British Pregnancy Advisory Service fornirà un servizio “eccezionale”: spedizione via posta della pillola del giorno dopo a chiunque ne faccia richiesta. Il contraccettivo d’emergenza (da non confondere con la pillola abortiva!) arriverà direttamente a casa e gratuitamente. Subito si è levato il coro degli indignati contro una trovata giudicata eccessiva, fuori luogo, deresponsabilizzante. Io ho contattato Ann Furedi, la direttrice del BPAS, una donna da sempre impegnata in prima linea a favore della “scelta riproduttiva”. La Furedi è un volto noto al grande pubblico inglese, con un passato nell’Authority per la fertilizzazione umana e l’embriologia, oggi dirige il BPAS, una charity indipendente con oltre 40 centri, che forniscono metodi contraccettivi e abortivi grazie a uno staff di esperti “non-judgemental”, come dice lei. Persone, che ti assistono senza giudicarti. La contatto al numero indicato sul sito web e, a differenza dei consultori fantasma italiani, quel numero funziona per davvero. Lei risponde.
Dunque a Natale spedirete la pillola del giorno dopo direttamente a casa. Ne è seguito un vespaio di polemiche. Che spiegazione si è data?
In Gran Bretagna c’è un consenso popolare sul fatto che contraccezione e aborto debbano essere legali e facilmente accessibili. Tuttavia, esiste una minoranza esigua ma vociante, che non la pensa così e che fa pressione per introdurre maggiori restrizioni.
Il periodo natalizio è più “sensibile” del resto dell’anno?
Sì, nel periodo di Natale è più difficile riuscire ad incontrare medici o a trovare farmacie aperte.
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei ad aver mantenuto l’obbligo di prescrizione medica per la pillola del giorno dopo. Abbiamo tentato con petizioni e mobilitazione di far abolire questo laccio burocratico per rendere più facile l’accesso al contraccettivo, ma c’è una ferma opposizione della classe politica.
In Gran Bretagna c’è sì l’obbligo di prescrizione medica, ma negli ultimi dieci anni si è aggiunta la possibilità di acquistare il farmaco a pagamento nelle farmacie, un bel passo avanti.
Ho letto che alcune città, come Manchester, hanno avviato una sperimentazione per la distribuzione gratuita di questo metodo contraccettivo.
Sì, è un’ottima iniziativa per ridurre il rischio di gravidanze indesiderate tra le teenager. Così molte autorità sanitarie hanno finanziato dei servizi, grazie ai quali le donne al di sotto di una certa soglia di età possono ottenere la contraccezione d’emergenza gratuitamente.
Lei è direttrice di una charity, che è ormai un punto di riferimento per le donne inglesi. Com’è nato il BPAS?
Il BPAS è nato come una charity senza scopo di lucro nel 1968, quando l’aborto fu per la prima volta decriminalizzato. All’inizio fu vista come un’iniziativa controversa, suscitò reazioni opposte, ma alla fine è stata accettata.
Oggi al BPAS si rivolgono donne e uomini. Oltre 55mila donne ogni anno ricorrono all’aborto grazie a voi. Qual è il vostro principale punto di forza, soprattutto in confronto con il Sistema Sanitario Nazionale?
Le donne, che si rivolgono a noi, sanno che saranno assistite da uno staff di esperti specializzati in quest’area di lavoro, esperti che sostengono la loro scelta e non giudicano.
Obiettivi per il futuro?
Estendere il nostro network di servizi contraccettivi e abortivi in Gran Bretagna, esplorando metodi nuovi e migliori per dare alle persone i servizi di cui hanno bisogno. Nel lungo periodo mi piacerebbe che il BPAS fosse in grado di lanciare servizi di procreazione assistita gratuitamente.
In Italia esistono alcune organizzazioni pro-choice (come Vita di donna), ma il quadro regolatorio è abbastanza restrittivo. Fino a poco tempo fa l’Italia era il solo Paese europeo ad aver legalizzato l’aborto chirurgico, ma a non aver ancora consentito l’accesso alla pillola abortiva (cosa, che ancora oggi è alquanto difficile). Recentemente alcuni parlamentari hanno addirittura depositato un ddl per introdurre l’obiezione di coscienza per i farmacisti con riferimento proprio alla contraccezione di emergenza.
Io penso che sia preferibile non forzare i medici ad agire contro la loro coscienza – ma penso che gli obiettori dovrebbero essere identificati e obbligati a indirizzare le persone verso i colleghi disposti a fornire questi servizi.
In occasione della giornata mondiale sull’AIDS l’emittente statale ha vietato a conduttori e giornalisti di pronunciare la parola “profilattico”. L’influenza vaticana è molto forte. In Gran Bretagna avete questo tipo di problemi?
No, e trovo bizzarro che la parola “profilattico” possa essere bandita.
Da noi la società civile pare più secolarizzata della sua classe dirigente. E dire che in Gran Bretagna esiste una Chiesa ufficiale di stato…
Sì, ma da noi il rapporto tra Stato e Chiesa è diverso. Certo, paradossalmente non esiste alcuna separazione formale, a differenza di molti Paesi. I nostri vescovi, per esempio, siedono nella Camera dei Lord. Ciononostante c’è una riluttanza a influenzare le politiche pubbliche sulla base della fede religiosa. Forse la nostra Chiesa d’Inghilterra è intrinsecamente meno religiosa!

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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