Il Grande Fratello Obama
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Il Grande Fratello Obama

La Casa Bianca potrebbe dare un spinta alla nuova legge sul controllo di Internet richiesta dall'Fbi

Il Federal Bureau of Investigation vuole più poteri e strumenti per controllare la rete. Lasciata in un cassetto dopo le polemiche del 2010, quando ci fu una sorta di sollevazione all'annuncio del possibile giro di vite, la nuova legge sul controllo di Internet torna alla ribalta dopo l'attentato di Boston. La necessità di sorvegliare il traffico, di intercettare le comunicazioni è di nuovo una priorità per la polizia federale americana. E Barack Obama, che aveva fatto marcia indietro, questa volta sembra essere disposto a dare una spinta al provvedimento, dopo un'opportuna rivisitazione della proposta.

Rispetto al testo originale, il direttore dell'Fbi Robert S. Mueller ha apportato un paio di significativi cambiamenti. Il primo riguarda l'introduzione di un sistema di intercettazione di alcune parole chiave che la polizia federale avrebbe voluto - di fatto - imporre a tutti, dalle importanti società come Facebook e Google alle più piccole. Nella nuova proposta, nel mirino vengono messe le società che non intendono "aderire" a quell'obbligo.

In questo secondo caso, le start up non dovrebbero preoccuparsi di queste norme sull'intercettazione fino a quando non diventeranno abbastanza grandi da diventare oggetto di interesse del Dipartimento della Giustizia.

L'altra novità riguarda le sanzioni. Due anni fa, la proposta originaria prevedeva che anche Internet finisse sotto la giurisdizione della Communications Assistance for Law Enforcement Act, la legge del 1994 che richiede a tutte le società t elefoniche di avere sistemi per le intercettazioni delle comunicazioni dei loro clienti. Due anni dopo, l'Fbi ha deciso di muoversi in modo diverso: demandare ai tribunali la questione, attraverso pene pecuniarie che i giudici potranno infliggere a chi non provvede ad avere questi sistemi d'intercettazione;  multe che potrebbero anche aggirarsi attorno ai 25.000 dollari al giorno.

Le società straniere che operano negli Usa verrebbero sottoposte a questa legge e verrebbe richiesto loro di avere una sede (fisica) anche sul suolo degli Stati Uniti in modo da poter avere un maggiore "accesso"  e controllo alla loro attività ed eventualmente un maggiore possibilità di intervento con sanzioni in caso di violazioni.

Alcuni consulenti della società di Internet pensano che questo potrebbe provocare problemi. Se gli Stati Uniti iniziano a multare società straniere si espongono alle ritorsioni dei governi dei paesi da cui provengono queste aziende. Nel caso poi di nazioni in cui ci sono dissidenti politici, è pensabile che le società americane vengano multate se si rifiutano di dare alle autorità di polizia le informazioni richieste.

Per questo - e per il giro di vite sui controlli -, in caso di nuova legge su Internet, gli Usa diventerebbero come la Cina, dicono i critici del provvedimento richiesto dall'Fbi.

In realtà, la sorveglianza imposta sulla rete da parte del governo di Pechino è ben più capillare e ferrea. Le autorità cinesi controllano i contenuti e bloccano quelli giudicati non appropriati atraverso il "Great Firewall", il sistema introdotto definitivamente nel 2006. Aggirarlo è relativamente facile, ma chi lo fa viene scovato dal governo di Pechino. La navigazione anonima non è permessa. Chi entra in rete, di fatto, viene messo s otto i riflettori. Anche perché, la tecnologia aiuta i controllori. Per esempio, le chat cinesi di Skype sono visionate. Questo è possibile grazie al fatto che viene usata una versione modificata denominata TOM-Skype: il software nasce da una joint venture tra Microsoft e la TOM Online, una società di Honk Kong. Chiunque parli con un utente cinese passa attraverso questo sistema. Che è sotto controllo.

E, in Italia? Dopo le minacce in rete, Laura Bodrini aveva chiesto (per poi smentirlo) un giro di vite sul web. In realtà, per autori e siti italiani la legge prevede già i reati che sono previsti dalla legge sulla stampa. Una normativa italiana per il controllo della Rete non potrebbe essere però una soluzione perché molti dei server sono soggetti alle leggi di altre nazioni.

Un paio di anni fa, l'Onu ha presentato un rapporto sulla libertà in rete stabilendo quali sono i casi in cui la rete può essere oggeto di indagine criminale o di censura: si va dalla pedopornografia all'incitamento a commettere genocidio e atti di terrorismo, dall'invito alla discriminazione razziale o di genere all'incitamento all'odio e alla violenza.

Il Grande Fratello di Barack Obama terrà sotto controllo solo questi contenuti?

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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