Indonesia, tre arresti per l'attentato a Giacarta - Foto e video
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Indonesia, tre arresti per l'attentato a Giacarta - Foto e video

La capitale del Paese torna alla vita di tutti i giorni. Bahrun Naim, indonesiano che coombatte in Siria, sarebbe l'ispiratore delle azioni

15 gennaio

Quattro dei cinque terroristi uccisi ieri sono stati identificati e altri tre complici sono stati arrestati oggi. Le indagini della polizia indonesiana sull'attentato di Giacarta proseguono rapide, tanto che gli investigatori hanno già tracciato con certezza un legame con l'Isis: in casa degli attentatori è stata trovata una bandiera nera dello Stato islamico e Bahrun Naim - un comandante indonesiano in Siria - è considerato l'ispiratore e il finanziatore degli attacchi costati sette morti e 23 feriti.

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I tre arrestati sono stati portati via all'alba dalle loro abitazioni a Depok, nei sobborghi di Giacarta. Sono sospettati di intrattenere legami con gli attentatori, due dei quali erano stati in passato arrestati per reati di stampo terroristico. Anche Bahrun, l'architetto del piano, era noto da tempo alle autorità: è partito per il Medio Oriente dopo il rilascio dal carcere, dove aveva scontato oltre due anni per possesso illegale di munizioni. Dalla Siria, questo ex studente di informatica ha tenuto attivo un blog considerato dalle autorità uno dei suoi strumenti principali per coltivare il legame con gli aspiranti combattenti del califfato in patria. Le autorità sono convinte che gli attacchi siano un segnale delle ambizioni dell'Isis di creare una sua provincia in Indonesia.

Il comunicato

Il gruppo, da parte sua, ha rilasciato oggi un comunicato in cui sostiene di avere voluto colpire cittadini di Paesi che fanno parte della coalizione che lo combatte. Ma il contenuto bilancio degli attentati - con sole due vittime civili, oltre a tre terroristi uccisi dalla polizia e due saltati in aria con il loro carico esplosivo - mostra come la cellula fosse anche relativamente inesperta. Si calcola che fino a un migliaio di indonesiani si siano uniti all'Isis in Siria e in Iraq, ma che solo poche decine siano tornate indietro con un effettivo addestramento militare.

Nel frattempo, a Giacarta la vita è ripresa normale già oggi. Il caffè Starbucks colpito è rimasto chiuso - la catena ha riaperto i suoi altri bar nell'arcipelago - mentre il traffico è tornato  come sempre nella capitale indonesiana. I fiori posti ieri da alcuni cittadini sui luoghi dove sono cadute le vittime sono stati rimossi. La risposta della società indonesiana è stata massiccia: sui social media il motto "non abbiamo paura" ha fatto presa, e il presidente Joko Widodo ha scritto oggi su Twitter che "non c'è posto per il terrorismo sulla Terra".

Ma è una calma apparente: c'è anche la consapevolezza che, in un Paese di oltre 200 milioni di musulmani, altri militanti affascinanti dal messaggio dell'Isis possano già stare progettando altri attacchi.


Giacarta: l'esplosione del kamikaze


14 gennaio

Contrariamente agli avvisi di attacco terminato diramati questa mattina dalla polizia indonesiana, continuano le esplosioni di natura terroristica nella capitale indonesiana.

Poche ore fa, l'agenzia stampa Aamaaq legata allo Stato Islamico aveva reso noto che gli attacchi erano opera di combattenti.

Ancora incerto il numero delle vittime - si parla di sette morti - e anche il numero degli assalitori non è chiaro, fino a 14 secondo le prime informazioni, cinque in base alla ricostruzione della polizia.

Il portavoce della polizia indonesiana, generale Anton Charliyan, ha detto che gli assalitori  "hanno imitato le azioni terroristiche di Parigi, è probabile che siano dell'Isis". Il portavoce ha ricordato che la polizia a novembre aveva ricevuto alcune informazioni su una minaccia da parte dello Stato Islamico, secondo cui "ci sarebbe stato un concerto" in Indonesia, e cioe' un attacco. La polizia indonesiana ha arrestato quattro sospetti militanti che si ritiene siano coinvolti nella sparatoria e negli attacchi bomba che, questa mattina, hanno scosso la capitale indonesiana.

In tutto le esplosioni sono state sette nel quartiere che ospita ambasciate e un ufficio dell'Onu. La prima è stata avvertita quando nella capitale indonesiana erano circa le 10.30 del mattino (le 4.30 in Italia), vicino all'incrocio tra via Thamrin e via Wahid Haysim e almeno un'altra è avvenuta vicino al quartier generale delle Nazioni Unite, su via Thamrin. Tre kamikaze, inoltre, avrebbero preso di mira un vicino caffè Starbucks, situato nel palazzo Skyline.

Attentati a Giacarta: bombe fanno strage

Il presidente dell'Indonesia, Joko Widodo, ha condannato gli attacchi ed ha ordinato al capo della polizia nazionale e al ministro per gli Affari politici e la sicurezza di catturare i responsabili. Le autorità del Paese avevano messo in guardia la popolazione contro minacce credibili il mese scorso ed avevano rafforzato le misure di sicurezza nelle chiese, negli aeroporti e in altri siti a rischio in tutto il Paese. Gli attentati seguono infatti una minaccia dell'Isis il mese scorso, quando lo Stato islamico aveva preannunciato un'azione che avrebbe messo l'Indonesia "sotto la luce dei riflettori".

In Indonesia, il Paese con il più alto numero di musulmani al mondo, prevale un Islam moderato ma è anche presente una frangia conservatrice, e si calcola che tra le file dell'Isis in Siria e Iraq siano presenti anche militanti indonesiani. Secondo alcune informazioni sarebbero stati arrestati anche quattro sospetti attentatori. Ancora incertezza anche sulle vittime: la polizia ha parlato di un cittadino olandese morto, ma il ministero degli Esteri dell'Aja ha detto che e' gravemente ferito e sottoposto ad un intervento chirurgico.

Attentati Giacarta: la caccia della Polizia

Ansa
Giacarta, Indonesia,14 gennaio 2015, il luogo dell'attentato

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