Renzi e Berlusconi; il rottamatore e il "non rottamabile"
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Renzi e Berlusconi; il rottamatore e il "non rottamabile"

L'incontro tra i due comunque lo si veda farà storia e segnerà la politica. I due sono entrambi vincitori. Lo sconfitto? Alfano - La cronaca dell'incontro

“Ciao, Matteo”; “Ciao, presidente”. Lunga e cordiale stretta di mano tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, il rottamatore e l’irrottamabile. E naturalmente un rispettoso “Arriverderci, Gianni” del segretario del Pd al “dottor Letta” , il grande mediatore tornato nell’arena delle missioni impossibili. Ma stavolta la missione è praticamente conclusa. La Terza Repubblica non appare più lontana. Anzi per il forzista Daniele Capezzone “è già nata”.  

Il patto Renzi-Berlusconi, per rendere l’Italia più governabile, rafforzando i grandi partiti liberati dalla camicia di forza del ricatto di quelli piccoli, viene siglato poco prima delle 18,30 di uno storico sabato nella sede del Pd, a Largo del Nazareno.

Il Senato sarà trasformato in Camera delle autonomie e rivoluzione anche per le Regioni con una riforma del titolo V della Costituzione che modifichi i meccanismi dei rimborsi ai gruppi e decurti le indennità dei consiglieri.

Erano queste quelle riforme prioritarie da fare “entro il 2015” che ha chiesto Giorgio Napolitano nel  discorso del 31 dicembre 2013.

Renzi in una conferenza stampa, Berlusconi in una nota, praticamente parlano all’unisono.

Renzi per tre volte parla di “Profonda sintonia”. Berlusconi esprime la “soddisfazione di Forza Italia per l’accordo su una nuova legge elettorale che porti al consolidamento dei grandi partiti in un’ottica di semplificazione del quadro politico”. La parola ora passa alla direzione del Pd riunita per lunedì pomeriggio.

Il segretario sfida i “bersaniani” e quanti non volevano che ricevesse “il pregiudicato” Berlusconi annunciando che si andrà alla conta: “Sul testo si voterà”, dice risoluto e con tono spiccio,  “ch’ho il treno...”.

Se ne frega il sindaco di Firenze di quel gruppetto di reduci del popolo viola che urla da sotto la strada contro Berlusconi, durante le due ore e mezzo in cui lui è vis a vis con il Cav e Gianni Letta.   

Renzi arriva alle 15.45 a Largo del Nazareno con passo veloce, aria tesa, ma faccia da duro. Sembra un calciatore che sta per entrare in campo per la finalissima. E’ la partita della vita la sua.  

Renzi appena scende dal treno alla stazione Termini a Roma, viene preso d’assalto da fotografi e telecamere. Un fotografo pur di riprenderlo travolge i bagagli di una signora che tiene per mano la sua bambina. “Matteo” si infuria, prende di petto il fotografo, gli ordina di raccogliere i bagagli che ha fatto
cadere e di chiedere scusa. Il paparazzo spiazzato  obbedisce. La giornata si presenta tesa anche per Berlusconi. I quattro ma rumorosissimi “gatti” del popolo viola lanciano uova contro la sua Audi quando arriva alle 16 meno quattro minuti in un Largo del Nazareno transennato da un grande spiegamento di forze di Polizia. Urlano: “Vergogna, vergogna, Berlusconi in galera”.  L’ex premier e Letta percorrono una rampa di scale e poi si infilano in ascensore fino al terzo piano, nell’ufficio di Renzi.

Dove però non avrebbero trovato la foto di Fidel Castro e del Che che giocano a golf, come aveva invece annunciato Renzi. Tant’è che il Cav avrebbe chiesto: “E dove l’avete messa?”. Vero, falso?

E’ quel poco che è filtrato dalla sede Pd. Perché di colore nell’incontro storico tra il leader Pd e il leader di Forza Italia, dopo vent’anni di tentativi falliti, tra i vari capi della sinistra e il Cavaliere, di fare accordi  sulle riforme, ce n’è stato davvero poco.

Ma come sarà possibile rafforzare i grandi partiti sottraendoli al ricatto dei piccoli senza mettere in crisi il governo Letta (Enrico)-Alfano?  

La soluzione  più accreditata sarebbe quella di un modello spagnolo corretto: ovvero un sistema di piccoli collegi, con una soglia di sbarramento del 5% per i partiti e dell’8% per le coalizioni e un diritto di tribuna per le formazioni minori. In ogni caso le formazioni minori dovranno subito mettersi d’accordo con quelle maggiori.

Insomma, Angelino Alfano dovrà tornare a casa.  Renzi è stato chiaro del resto: “Lui è di centrodestra, se io faccio l’accordo con Berlusconi è per non governare più con lui”.

Insomma, basta con le larghe, anzi “striminzite” intese.

Naturalmente il governo subirà una forte fibrillazione. E a questo punto è ormai certo che resisterà  al massimo fino al 2015, che però è già dietro l’angolo.
E’ già nata una nuova era. A tenerla a battesimo non potevano che essere il rottamatore Renzi e l’irrottamabile Berlusconi. Cambiano i leader della sinistra, ma il Cav è sempre sulla scena.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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