Why not, fine di un'inchiesta-monstre
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Why not, fine di un'inchiesta-monstre

Archiviata, nel silenzio dei media, l'inchiesta volta dall'ex pm De Magistris e costata all'erario 10 milioni di euro

 

Quando va bene, un mini-trafiletto: i giornali di oggi praticamente non ne parlano. Ma è uno scandalo nello scandalo, perché ieri è finito nella più classica bolla di sapone il  mitico processo Why not, clamorosamente istruito nel 2006 a Catanzaro dall'allora pubblico ministero Luigi De Magistris.

Esplosa sui mass media con le prime perquisizioni di sei anni fa, l’inchiesta era passata alle cronache come una colossale, meritoria, eroica indagine sul malaffare nella gestione dei fondi pubblici nella Regione Calabria: c’erano stati decine e decine di indagati, erano state disposte intercettazioni a iosa, e il procedimento aveva avuto effetti velenosi anche sulla politica, provocando l’iscrizione al registro degliindagati del Guardasigilli d’allora, Clemente Mastella, e a cascata perfino la caduta del governo di Romano Prodi, che si dimise il 24 gennaio 2008.

Contraria all'azzeramento della costola portante del processo Why not si era detta Maria Giuseppina Fogaroni, sostituto procuratore generale della Cassazione. Ma ieri, 2 ottobre 2013, la Corte di cassazione ha smontato praticamente tutte le accuse contestate a funzionari e ai vertici della Regione, e ha azzerato la condanna a un anno di reclusione per abuso d'ufficio a carico dell'ex governatore del centrosinistra, Agazio Loiero, e del suo braccio destro Nicola Durante. «Per non aver commesso il fatto»: con questa formula i supremi giudici hanno pienamente scagionato entrambi.

Esce assolto (come accadde in primo grado) anche l'ex governatore di centrodestra Giuseppe Chiaravalloti, dichiarato prescritto in secondo grado quando l'accusa chiese per lui un anno e sei mesi. La Cassazione ha decretato che era «inammissibile» l'appello del pm contro la sua assoluzione.

Per Antonio Saladino, imprenditore ed ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria, a suo tempo economicamente rovinato dall’inchiesta di De Magistris, la Cassazione ha disposto l'annullamento con rinvio della condanna per associazione a delinquere e l'annullamento senza rinvio di altrii capi d'accusa già dichiarati estinti.

Insomma, è finita con un vero disastro l’inchiesta-monstre di De Magistris. C’è chi aveva calcolato che il costo del procedimento, già due anni fa, avesse sfiorato i 10 milioni di euro… Complessivamente il processo coinvolse un centinaio di indagati e a un certo punto accese uno scontro insanabile tra la Procura generale di Catanzaro e la Procura di Salerno, che addirittura si «sequestrarono» reciprocamente i fascicoli delle indagini. De Magistris, che finì sotto inchiesta disciplinare e poi (lamentando attacchi, ingerenze e tentativi di delegittimazione) lasciò la toga per lanciarsi in politica: prima diventò europarlamentare dell’Italia dei valori e oggi è sindaco «arancione» di Napoli.

Il sindaco è intanto finito sotto processo a Roma con l’accusa di acquisizione abusiva dei tabulati telefonici di Prodi, di Mastella, di Francesco Rutelli e di altri parlamentari.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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