Legittima difesa
Ansa/Fabio Frustaci
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Legittima difesa: come funziona all'estero

La riforma varata dal Pd alla Camera è già criticata da Matteo Renzi e Pietro Grasso. Basterebbe copiare i modelli di Francia, Germania, Spagna...

La Camera l’aveva appena varata e dopo poche ore Matteo Renzi già cassava come "pasticcio incomprensibile" la riforma della legittima difesa votata dal Partito democratico e da una maggioranza allargata al centro di 225 deputati. 

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Hanno votato contro 116 deputati di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Movimento 5 stelle e Sinistra ecologia e libertà.

Il nuovo testo allarga l’ambito della legittima difesa individuandola come la giustificata reazione a un’aggressione che avviene in casa, in negozio o in ufficio, se l’accesso avviene "con la violenza, la minaccia o l’inganno" e soprattutto se "in ore notturne".

È proprio il passaggio sulla notte a non convincere il segretario democratico. Ma non piace nemmeno a Piero Grasso, il presidente pd del Senato cui ora la norma passerà per la seconda lettura: "Per fortuna c’è il Senato", ha detto Grasso, implicitamente criticando la riforma costituzionale renziana poi bocciata dal referendum istituzionale lo scorso 4 dicembre.

La riforma non tocca il codice penale là dove prevede la necessità che vi sia "proporzione tra la difesa e l’offesa" (cioè: non si può sparare a un rapinatore disarmato) e che ci sia "attualità del pericolo" (cioé: non si può sparare alle spalle di un rapinatore che fugge).

Chi si difende, insomma, potrà ancora trovarsi indagato per una gamma d’ipotesi di reato: dall’eccesso di difesa fino all’omicidio colposo e volontario.

La nuova norma, però, punta a escludere la colpa di chi spara se la reazione è stata conseguenza di un "grave turbamento psichico" causato dall’aggressore. Nel caso in cui sia dichiarata la non punibilità di chi ha reagito a una minaccia, infine, è previsto che spese processuali e parcelle legali siano a carico dello Stato.

Il centrodestra, in particolare, voleva una legge che evitasse a chi si sia difeso da un’aggressione di subire un processo, così come avviene in Francia, Spagna, Germania e in altri Paesi europei.

Perché i legislatori italiani non studiano mai le norme penali dei Paesi nostri vicini? Avrebbero molto da imparare.

In Francia: non risponde penalmente (cioè non merita un processo) la persona che, "a fronte di un attacco ingiustificato contro di sé o un’altra persona, compie, nello stesso momento, un atto imposto dalla necessità della legittima difesa per sé stesso o un’altra persona, salvo che vi sia sproporzione tra i mezzi impiegati per la difesa e la gravità dell’attacco". Si presume che abbia agito in stato di legittima difesa chi ha agito: "1) per respingere, di notte, l’ingresso con effrazione, violenza o inganno in un luogo abitato; 2) per difendersi dagli autori di furto o saccheggio eseguiti con violenza".

In Germania: non viene mai punito chi eccede i limiti della difesa per turbamento, paura o panico. Il codice tedesco richiede solo che l’aggressione sia "presente e attuale" (gegenwärtig); ciò significa che dev’essere imminente, oppure che avvenga precisamente nel momento dell’atto di difesa. La norma non fa alcuna menzione della necessità di proporzionalità fra difesa e offesa.

In Spagna: è sempre esente da responsabilità penale "chi agisce in difesa della persona o di diritti propri o altrui", sempre che ricorrano questi due requisiti: 1) "l’aggressione ingiusta", ovverosia un attacco illecito che espone la persona a un pericolo o i suoi beni "a un pericolo grave e imminente di perdita o distruzione". In caso di difesa della casa o delle sue dipendenze, basta però "l’indebita introduzione" a configurare l’aggressione ingiusta. 2) La ragionevole necessità del mezzo impiegato per impedire o respingere l’aggressione ingiusta.

 

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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