Carcere per il negazionismo; io dico no
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Carcere per il negazionismo; io dico no

Esprimere un'opinione non è mai materia da codice penale. Lo prevede anche la costituzione - Io dico si -

È in discussione al Senato un disegno di legge che prevede una pena fino a 5 anni di reclusione per il nuovo reato di «negazionismo». Il ddl, che è sostenuto un po’ da tutti i partiti, modifica l’articolo 414 del codice penale, che attualmente punisce l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato con il carcere da 1 a 5 anni. 

Nell’emendamento, approvato in commissione Giustizia e da poco passato all’esame dell’aula, si stabilisce che «se l’istigazione o l’apologia di cui ai commi precedenti riguarda delitti di terrorismo, crimini di genocidio, crimini contro l’umanità o crimini di guerra, la pena è aumentata della metà. La stessa pena si applica a chi nega l’esistenza di crimini di genocidio o contro l’umanità».

Personalmente, trovo la norma illiberale, pericolosa, sbagliata. Sono pienamente condivisibili, in questo, le critiche dei penalisti italiani: «L'idea di arginare un'opinione, anche la più inaccettabile o infondata, con la sanzione penale è in contrasto con uno dei capisaldi della Costituzione, che all'art. 21 non pone limiti di sorta alla libertà di manifestazione del pensiero».

È esattamente così. Qualunque giudizio su un fatto storico, anche se sbagliato o falso, è un'opinione. Come tale non può mai essere impedita e repressa dalla giustizia penale: spetta semmai alla comunità scientifica, alla cultura, agli storici contestarla e fermarla, e spetta alla maturità dell'opinione pubblica lasciare isolare democraticamente chi la formula. A quanti negano la Shoah bisogna rispondere con le armi della cultura, e, se si vuole, con la censura morale, ma non con il codice penale.

Cosa diversa è l’apologia di reato o addirittura l’istigazione a delinquere. Ma se un qualunque studioso, come ha fatto Piergiorgio Odifreddi ieri, pone in dubbio (sbagliando grandemente) l’esistenza dei forni crematori e delle camere a gas naziste, trovo folle la sola idea che si debba avviare un’azione penale con l’ipotesi di costringerlo in una prigione. Lo si critichi, lo si confuti, lo si contesti, eventualmente lo si derida o lo si compatisca. Ma nessuna idea, nemmeno la peggiore, può diventare materia da codice penale.

Insomma, fermiamo la legge che vorrebbe il carcere per il negazionismo.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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