Giustizia: le mille balle sulla prescrizione
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Giustizia: le mille balle sulla prescrizione

Cresce in modo inarrestabile. Per colpa della ex Cirielli, varata da Berlusconi nel 2005. E della melina degli avvocati. Tutto falso: ecco perché

A partire dalle litanie dell'ultima inaugurazione dell'anno giudiziario, e cioè dalla fine di gennaio, siamo inondati di continui, alti lamenti sulla prescrizione, l'istituto che brucia "inutilmente e vergognosamente" troppi processi penali.

Sui giornali si legge che le prescrizioni sono in continuo aumento: formano ormai un'ondata inarrestabile, che anno dopo anno uccide un numero crescente di procedimenti, sottraendo gli autori di reati alla giustizia.

Per questo, si legge nei commenti e nelle interviste, il Parlamento dovrebbe approvare al più presto una proposta di legge che riduce grandemente la prescrizione.

La riforma prevede allungamenti, sospensive dopo la condanna in 1° e 2° grado. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, si è perfino detto d’accordo con il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, per raddoppiare la prescrizione nei reati corruttivi 

Secondo la propaganda che picchia sui tamburi in questo febbraio, la colpa di questa situazione disastrosa è tutta da attribuire (e come dubitarne?) alla famosa, malfamata legge Cirielli, varata nel dicembre 2005 sotto il governo Berlusconi: una norma così vergognosa che perfino il suo autore, il deputato Edmondo Cirielli, la rinnegò (e infatti viene rubricata come "ex Cirielli").

Ovviamente, la responsabilità dell'ondata di prescrizioni ricade anche sugli avvocati penalisti e sulle tattiche dilatorie che usano in tribunale.

Secondo i cantori del populismo giudiziario, i difensori, complici di chi non vuole giustizia, usano la prescrizione come primo strumento in loro possesso per “salvare" i clienti, ovviamente sempre colpevoli, e per arrivare così al risultato di eludere la giustizia.

Tutto vero? Al contrario, è tutto falso (tranne qualche caso, che innegabilmente e probabilmente magari esisterà). E a dimostrarlo sono i dati ufficiali del ministero della Giustizia. Basta andare a cercarli e metterli in fila.

Partiamo dalla legge ex Cirielli. Non ha alcuna colpa. In realtà, i procedimenti finiti in prescrizione dal 2005 al 2012 sono andati diminuendo. La legge è andata in vigore alla fine del 2005, e quell'anno si è chiuso con 183.224 reati prescritti. Nel 2012 la cifra era calata a 123.078.

È vero che poi nel 2013 e 2014 il dato è tornato ad aumentare (per l'esattezza a 123.078 e a 132.296). Però è clamorosamente falso che da dieci anni a questa parte ci sia un costante aumento delle prescrizioni. Perché rispetto al 2005 siamo ancora sotto di oltre 50 mila reati

Passiamo allora agli avvocati: sono loro i colpevoli? Nemmeno per idea.

Sommando tutte le prescrizioni intervenute dal 2005 al 2014, il totale è di 1.454.926 reati e procedimenti prescritti. Sapete in quale fase processuale è andato in prescrizione il reato? Nel 70,7% dei casi, durante le indagini preliminari: per l'esattezza, in 1.028.685 casi. Insomma, è accaduto quando gli avvocati non possono praticamente agire, quando tutto o quasi è nelle mani del pubblico ministero.

Questa percentuale, semmai, dovrebbe far pensare quanti difendono come intoccabile il principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale. Se oltre 1 milione di processi è abortito in dieci anni già prima del rinvio a giudizio dell'imputato, un motivo ci sarà. I motivi sono fondamentalmente due. O sono i pubblici ministeri che si accorgono troppo tardi dei reati. O sono i pubblici ministeri che lavorano male, lasciando nei cassetti i processi che importano poco loro.


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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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