Lo Stato ci paghi per i soccorsi agli immigrati
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Lo Stato ci paghi per i soccorsi agli immigrati

I pescatori di Mazara del Vallo, spesso protagonisti di soccorsi in mare ai clandestini, dicono basta. "Per noi è un danno economico. Lo Stato ci risarcisca"

“Vogliamo che il Governo ci riconosca il nostro impegno nel soccorso dei migranti. Non ci interessano targhe o medaglie al valore”. Ogni giorno i pescherecci di Lampedusa e Mazara del Vallo salvano, durante le battute di pesca, centinaia di vite umane. Ma del loro impegno nel soccorso dei migranti, nessuno parla. Eppure il loro lavoro è fondamentale per il salvataggio diretto e indiretto di migranti.

Infatti sono proprio loro, dalle cabine di comando dei loro pescherecci, a segnalare alle forze di polizia e alla Capitaneria di porto la presenza di barconi che traghettano i migranti. Sono loro che forniscono coordinate e dati sui clandestini. Nella vasta operazione Mare Nostrum nessuno li ha neanche menzionati. Eppure quindici pescherecci continuano a salvare centinaia di vite umane: Pegaso SB, Ghibli Primo, Nuova Aretusa, Nuova Alcapa, San Giorgio, Daytona I, Silvia C, Bartolomeo Asaro, Mediterranea I, Vaga, Marpesca, Giuseppe Schiavone, Filippo Adamo, Kleos, S. Anna, Sicula pesca, Francesco Moretti, Giovanni Vincenzo.

Vito Gangitano, comandante e armatore della Nuova Alcapa, Aretusa e San Giorgio, con che frequenza soccorrete o accogliete sulle vostre imbarcazioni i migranti?

“Tutti i giorni. I pescherecci che sono in navigazione davanti a Lampedusa, sulla rotta dei migranti, ogni giorno ed in particolare la notte soccorrono direttamente o indirettamente i decine di persone”    

Che cosa vuol dire indirettamente?
“La maggior parte degli avvistamenti di barconi siamo noi a segnalarli alla Capitaneria di porto, forniamo coordinate e indicazioni precise sulle dimensioni dei barconi e sul numero, anche se approssimativo, delle persone che vi sono a bordo. Poi se le condizioni del mare non sono proibitive e i barconi non sono in evidente stato di necessità noi continuiamo a pescare ma rimaniamo nei dintorni fino all’arrivo delle motovedette della capitaneria. In caso contrario, interveniamo”.

E il vostro intervento in che cosa consiste?
“Li imbarchiamo tutti sui nostri pescherecci e li portiamo in porto interrompendo il nostro lavoro. Ad esempio, due anni fa, una delle mie imbarcazioni ha avvistato un barcone in difficoltà. Il mare era forza sette, dunque era molto agitato, e quella carretta del mare stava imbarcando acqua. Noi abbiamo avvisato la Capitaneria ma non abbiamo aspettato che arrivassero. Ci siamo accostati, abbiamo aperto il portellone e li abbiamo fatti salire tutti sulla Aretusa. Abbiamo imbarcato acqua anche noi e abbiamo rischiato di colare a picco anche con il peschereccio. Comunque, siamo riusciti a salvarli tutti eccetto due dei quattro che erano caduti in mare. Era notte fonda e senza luna, quindi buio completo. Abbiamo dato da mangiare e bere a tutti. C’era chi faceva i bisogni fisiologici in ogni angolo della barca, chi si sentiva male. Abbiamo cercato di soccorrere tutti. Addirittura con un altro peschereccio siamo tornati a cercare per 24 ore i due dispersi. Ovviamente non li abbiamo trovati”.

In termini pratici, che cosa comporta ad un peschereccio intervenire in soccorso dei migranti?
“La perdita di tempo, che sottraiamo al nostro lavoro ma soprattutto di denaro. In media peschereccio come il mio se sta fermo 24 ore perde circa 1.300 euro al giorno tra spese di carburante e viveri senza considerare le paghe dei lavoratori. E quando soccorriamo i migranti per riportarli in porto, per esplicare tutte le pratiche burocratiche noi rimaniamo fermi mediamente tre giorni. E’ per questo che noi abbiamo scritto al Ministero. Noi non abbiamo mai abbandonato un uomo in mare ma adesso, considerando il crescente numero di soccorsi, vogliamo essere almeno risarciti”

Si spieghi meglio…
“A noi non interessano targhe o medaglie d’oro al valore civile come ci sono state consegnate, noi vorremmo che in questo momento non particolarmente florido per il settore della pesca, il Governo tenesse in considerazione i sacrifici dei pescatori di Mazara del Vallo. Noi, come in passato continueremo a dare la nostra disponibilità allo Stato Italiano per il soccorso e la segnalazione dei barconi carichi di migranti ma quando facciamo i salvataggi e siamo costretti ad interrompere il nostro lavoro vorremmo essere risarciti”.

Un’ultima domanda, comandante. Ma quando imbarcate sui vostri pescherecci i migranti, molti dei quali sono affetti da malattie, una volta arrivati in porto qualcuno si occupa di sottoporvi a visita medica e alla disinfestazione del peschereccio?  
“No, facciamo tutto a nostre spese. Ripuliamo la nave e ci facciamo privatamente i controlli medici”

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Nadia Francalacci