Le case aperte di Lampedusa
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Le case aperte di Lampedusa

Un imprenditore dell'isola racconta perché, come molti suoi concittadini, ha aperto la porta ed aiutato i clandestini

“Stiamo aspettando che il Governo dia l’autorizzazione per aprire le porte delle nostre case agli immigrati”. I lampedusani come i gigliesi. Anche gli abitanti di Lampedusa, proprio come è avvenuto all’isola del Giglio, se pur in circostanze completamente differenti, non esitano ad accogliere nella loro casa le migliaia di 'stranieri' che, ora dopo ora stanno “invadendo” la loro piccolissima isola.  

“Noi siamo pronti - spiega a Panorama.it, Tonino Costanza, imprenditore di Lampedusa - da quando è avvenuta la tragedia, la settimana scorsa, io e mia moglie abbiamo preparato la nostra casa e anche i piccoli appartamenti che solitamente affittiamo durante l’estate ai turisti, per accogliere i più bisognosi. Abbiamo ricavato circa 15 posti letto e poi abbiamo attrezzato cucine e bagni”.

Signor Costanza, non è semplice aprire le porte della propria abitazione a gente che non si conosce. Che cosa spinge una famiglia, considerando che lei ha anche bambini e nipotini piccolissimi, ad ospitare decine di immigrati di cui non conosce la provenienza o addirittura lo stato di salute?
“E’ l’umanità. Questa gente ha paura, è infreddolita e ha fame. Basta guardare negli occhi, per un solo istante, queste persone che arrivano da aree di fame e di guerre civili per capire quanta sofferenza c’è nei loro cuori e anche nel loro fisico”.

Appena sarà possibile, chi avete deciso di ospitare?
“Io e mia moglie vorremmo dare la priorità alle famiglie. Ci sono molte madri e padri con figli piccolissimi che hanno davvero la necessità di accudire e nutrire correttamente i loro bambini. Noi abbiamo predisposto posti letto ma anche cucine attrezzate con piatti, bicchieri, pentole e generi di prima necessità. Poi, per noi non farà differenza, se non saranno famiglie con bambini”

Avete anche fatto la spesa?
“Non ci si impoverisce a comprare della pasta o del latte o del pomodoro. Non cambia la nostra vita ma può cambiare sicuramente la loro. Purtroppo non è stato concesso ad un immigrato di poter dormire in un albergo solamente perché non aveva con sé i documenti e quindi è stato costretto a dormire nel centro di accoglienza ma sotto le stelle, all’aperto … speriamo che il Governo faccia in fretta perché il centro non riesce più ad accogliere tutti i migranti e ad offrire loro un’accoglienza dignitosa”.

Non sono però tutti disponibili come lei. Alcuni lampedusani hanno paura degli immigrati che continuano ad arrivare nell’ordine di centinaia e centinaia al giorno..
“Si, qualcuno ha paura perché nel 2011 sono sbarcati a Lampedusa moltissimi nordafricani che hanno creato disordini e alcuni di loro si sono resi protagonisti di furti o comunque reati gravi, ai quali i lampedusani non sono abituati. Questa è davvero un’isola tranquilla. Quindi qualcuno ha ancora paura. Ma gli immigrati che stanno arrivando in queste settimane sono persone molto diverse dagli immigrati di due anni fa”.

Lei ha una nipotina di due anni e mezzo e un’altra che nascerà a febbraio. Avete messo a disposizione anche abiti, scarpine, coperte per i bambini degli immigrati…
“ Certo. Come abbiamo deciso di aprire la nostra casa, io e la mia famiglia siamo pronti anche a donare abiti e oggetti per alleviare le sofferenze delle decine di madri e bambini”.

Intanto alcune famiglie di Lampedusa hanno già aperto le loro case ai familiari dei morti nella tragedia della scorsa settimana, giunti sull’isola dal nord Europa per il riconoscimento delle salme.  

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Nadia Francalacci