Datagate: il ruolo dell'Italia
ANSA /Alessandro Di Meo
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Datagate: il ruolo dell'Italia

Roma si conferma il miglior alleato degli Usa. Facendo da paciere tra Washington e gli Stati europei che puntano ad alzare i toni - Le più grandi figuracce dello spionaggio Usa - Tutto sul Datagate

 

Tutti sapevano tutto e adesso tutti cascano dal pero. Che gli americani spiassero avversari e alleati era ovvio e risaputo. “Il problema è capire fino a che punto”, sospirano al nostro Ministero degli Esteri. La notizia di una dettagliata auscultazione elettronica di telefonate e comunicazioni Internet anche sulle linee delle ambasciate strategiche (Washington e Bruxelles) costituisce ovviamente un salto di qualità nella predisposizione spionistica degli Stati Uniti. E, tuttavia, anche questo era messo nel conto da tutti i diplomatici del mondo (anche italiani).

L’Italia, ancora una volta, si dimostra perfino nei frangenti del datagate (e giustamente) il migliore alleato degli americani in Europa, con l’unica eccezione della Gran Bretagna, che appartiene più al versante occidentale che a quello orientale dell’Atlantico. La Germania e la Francia, invece, la prima per il peso economico e l’inevitabile confronto sui mercati globali con gli Stati Uniti, la seconda per lo sciovinismo di antica data coniugato con un anti-americanismo che ne è la diretta conseguenza, tengono un atteggiamento più duro nei confronti di Obama e del Grande Orecchio a stelle e strisce.

L’Italia gioca da paciere. Fa mediazione. Affronta la crisi con fatalismo, e con un pragmatismo che ci fa onore. Il 14 giugno, ricordano fra l’altro alla Farnesina, si è tenuta una riunione nel Castello di Dublino tra i vertici della Giustizia e degli Interni di USA e Europa. Presenti l’Attorney General Eric Holder e i commissari europei Malmstrom e Reding. In quella occasione, l’americano stupì tutti (adesso si capisce la sua preoccupazione) dicendo che presto avrebbero dovuto rivedersi per discutere di importanti questioni legate alla sicurezza e alle relazioni tra Usa e Ue. Probabile che si riferisse già, senza esplicitarlo, alla preoccupazione che le rivelazioni che lo 007 traditore Snowden stava per sfornare riguardo alle iniziative di spionaggio verso gli alleati. Ora l’Italia lavora perché si tenga di nuovo al più presto una riunione di quell’organismo che nel gergo dei diplomatici è un High Level Group sulla sicurezza: per dirimere gli “equivoci”, fornire tutti i “chiarimenti”, e far tornare la bonaccia nelle relazioni transatlantiche.

Del resto, l’Europa e l’Italia hanno tutto da perdere. Si può rompere con gli Stati Uniti sul tema cruciale della creazione di un’area transatlantica di libero scambio? La Francia lo minaccia, se gli Stati Uniti “continueranno a spiarci”. Ipocrisia nazionalista tutta francese. Gli Stati Uniti continueranno sicuramente a spiarci, e sarebbe bene che noi europei cercassimo di fare lo stesso. Ci sentiremmo soltanto di raccomandare a Washington di gestire meglio la tutela interna delle loro operazioni, per non mettere in difficoltà se stessi e in imbarazzo gli amici.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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