Il nucleare iraniano alla verifica dell'Aiea
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Il nucleare iraniano alla verifica dell'Aiea

La fase negoziale entra nel vivo: Teheran e il mondo scommettono sul buon esito. L’Agenzia per l’energia atomica negozia tutti i punti dell’accordo

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È assai interessante questa fase dei negoziati tra l’Iran e le potenze mondiali: l’accordo sul programma nucleare iraniano, infatti, sta entrando nella sua fase più delicata e nel giro di sei mesi, anche meno, dovrà infine concludersi con un risultato tangibile. Niente rinvii né formule criptiche: o la Repubblica Islamica spegnerà le macchine utilizzate per costruire nuovi reattori per l’arricchimento dell’uranio oppure Teheran si assumerà le conseguenze delle proprie azioni.

 

Secondo quanto pattuito finora, ecco ciò che dovrebbe accadere come da calendario stilato per lo più dagli Stati Uniti, in prima linea nel concludere quell’intesa storica. Una serie di passaggi che potrebbero riavvicinare infine gli USA allo storico nemico, dopo trent’anni di veleni e accuse reciproche, e riavviare il motore economico di un Iran assai stremato dalle sanzioni.

 

L’AIEA - Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, ente autonomo ma appartenente alla “grande famiglia” delle Nazioni Unite - è l’organo deputato alla verifica. In queste ore ha aggiunto alla lista altri punti, pur se non fondamentali, relativi alle verifiche degli impianti e delle miniere (la miniera di uranio diSaghandnei pressi di Yazd, la fabbrica di Ardakan, il laser center a Lashkar Abad e nuove ispezioni a Parchin). Oltre a ciò, i punti chiave di quanto gli iraniani dovranno accettare, pubblicato già il 16 gennaio 2014 sul sito della Casa Bianca, resta il medesimo.

 

L’Agenzia dovrà accertare che l’Iran:

-       Non arricchisca l'uranio in circa la metà delle centrifughe installate a Natanz e in tre quarti delle centrifughe installate a Fordow;

-       Limiti la produzione a centrifuga a quelle operazioni necessarie per sostituire i macchinari danneggiati, senza possibilità di stoccaggio;

-       Non costruisca impianti di arricchimento aggiuntivi;

-       Non vada oltre le attuali pratiche di ricerca e sviluppo per l’arricchimento;

-       Non commissioni o alimenti il reattore ad acqua pesante di Arak;

-       Fermila produzione e ulteriori test di combustibile per il reattore di Arak;

-       Non installi componenti aggiuntivi al reattore di Arak;

-       Non trasferisca carburante né acqua pesante presso il sito del reattore di Arak;

-       Non costruisca una struttura in grado di riavviare il processo. L’Iran, in questo modo, non avrà più possibilità di separare il plutonio dal combustibile esaurito.

 

 

In cambio, le potenze mondiali s’impegneranno a:

 

-       Non imporre ulteriori sanzioni legate al nucleare, se l'Iran manterrà i propri impegni;

-       Trasferire 4,2 miliardi di dollari a rate, derivanti dalle entrate del petrolio in Iran;

-       Sospendere l'applicazione delle sanzioni relative alle esportazioni petrolchimiche iraniane e alle sue importazioni di beni e servizi per il settore automobilistico;

-       Fermare gli sforzi per ridurre ulteriormente gli acquisti di greggio dall'Iran da parte dei Paesi che ancora acquistano petrolio da Teheran;

-       Sospendere le sanzioni sulle importazioni ed esportazioni di oro e altri metalli preziosi provenienti dall'Iran;

-       Concedere in licenza la fornitura di pezzi di ricambio e servizi per il settore dell'aviazione civile e della sicurezza in volo dell'Iran;

-       Facilitare la creazione di un canale finanziario per sostenere il commercio umanitario già consentito con l'Iran, facilitare gli obblighi di pagamento alle Nazioni Unite e le tasse scolastiche per gli studenti che studiano all’estero;

-       Modificare le procedure interne e le soglie dell’Unione Europea per l'autorizzazione delle transazioni finanziarie.

 

 

Il tempo passa e Teheran, attraverso il suo presidente Hassan Rouhani, si mostra ottimista e serena nel fugare le preoccupazioni dei suoi interlocutori occidentali. Curioso è però il fatto che nelle ultime 24 ore una flotta navale della Repubblica Islamica abbia raggiunto le coste atlantiche degli Stati Uniti, passando dal Sudafrica. Si tratta di un’esercitazione, certo, eppure sembra un messaggio – sotto certi aspetti minaccioso – nei confronti di Washington. Come a dire che il governo iraniano non gradisce la presenza navale della marina statunitense nel Golfo Persico (la V flotta nel Bahrain, in particolare) percepita a sua volta come minacciosa ed eccessivamente numerosa.

 

Sia come sia, la red line, termine alquanto sfortunato, è ormai segnata per tutti i protagonisti di questa vicenda. Se l’AIEA verificherà entro giugno il corretto comportamento dell’Iran nel risolvere ciascuno dei punti dell’accordo sul nucleare, nei libri di storia del XXI secolo si potrà scrivere dell’appeasement raggiunto tra Stati Uniti e Repubblica Islamica, la pacificazione tra il Grande Satana e l’impero del Male. Altrimenti, leggeremo ennesimi capitoli del braccio di ferro che va avanti dal 1979.

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Luciano Tirinnanzi