Il mondo secondo Israele
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Il mondo secondo Israele

Il premier Netanyahu ha presentato una mappa delle relazioni estere. Tra gli Stati nemici “solo” Iran, Iraq, Siria, Afghanistan e Corea del Nord

per Lookout News

Da tempo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu utilizza mappe e infografiche per illustrare in parlamento, ai media e all’opinione pubblica la sua visione della situazione globale. Lo ha fatto un anno fa per lanciare l’allarme sui rischi del raggiungimento di un accordo sul programma nucleare iraniano. Ed è tornato a farlo lunedì 25 luglio alla Knesset nel corso di un suo intervento alla Commissione di sicurezza nazionale.

Nella nuova cartina presentata dal premier israeliano i Paesi del mondo sono contrassegnati con quattro colori diversi: rosso per gli Stati con cui i rapporti sono migliorati recentemente; blu per quelli con cui le relazioni sono buone; nero per gli Stati nemici e apertamente ostili; verde per le nazioni con cui non vi sono “relazioni particolari”.

La cartina presentata alla Commissione per la sicurezza Nazionale di Israele dal premier Benjamin NetanyahuThe Times of Israel

Paesi in rosso
Nell’analizzare i rapporti con i Paesi contrassegnati in rosso, Netanyahu ha evidenziato i passi in avanti fatti negli ultimi mesi sul piano diplomatico ed economico con grandi potenze come Giappone (stretti accordi per lo sviluppo congiunto di nuove tecnologie), Cina (firmato un accordo di libero scambio), Russia (operazioni militari congiunte nello scacchiere mediorientale), Corea del Sud, Singapore e India (scambi commerciali aumentati del 30%). Netanyahu ha tenuto a sottolineare inoltre il buon andamento dei rapporti con Grecia e Cipro, che insieme a Israele hanno in cantiere la costruzione di un nuovo gasdotto che attraverserà il Mediterraneo per raggiungere le coste dell’Europa, e con l’Azerbaigian, dove il primo ministro si recherà in visita a breve. Colore rosso anche per la Turchia dopo che a fine giugno è stato riavviato il dialogo a sei anni dalla disputa diplomatica innescata dal caso della Mavi Marmara.
 
I Paesi africani colorati in rosso sono dieci: Etiopia, Uganda, Rwanda, Kenya (Stati visitati da Nethanyahu nell’ultimo mese) Tanzania (che ha recentemente annunciato l’intenzione di aprire per la prima volta una propria ambasciata in Israele), Guinea (che la scorsa settimana ha ristabilito le relazioni diplomatiche con Gerusalemme dopo uno stallo durato 49 anni), Ciad (visitato la scorsa settimana dal direttore generale del ministero degli Esteri israeliano Dor Gold), Sud Sudan, Zambia e Costa d’Avorio.

Paesi in verde
Già nell’agosto del 2015 Netanyahu aveva definito l’America Latina come una delle principali regioni su cui lo Stato di Israele deve concentrare i propri sforzi per aprire nuovi mercati. Allo stato attuale solo tre Paesi di questa regione sono contrassegnati in rosso: Colombia, Paraguay e Argentina. Nei prossimi anni l’intenzione è di migliorare le relazioni con Messico, Cile, Panama e Brasile, con cui i rapporti si sono raffreddati dopo che Gerusalemme ha dovuto ritirare la candidatura ad ambasciatore israeliano a Brasilia di Dani Dayan, ex capo di un’associazione di coloni israeliani. A dispetto del riavvicinamento con Il Cairo, come dimostra la recente visita a Gerusalemme del ministro degli Esteri egiziano Samah Shourki, l’Egitto è colorato in verde a dimostrazione del fatto che sono ancora molti i punti in sospeso nell’agenda comune dei due Paesi, in primis i rapporti tra una parte dei servizi segreti egiziani e l’organizzazione terroristica palestinese Hamas.
 
Paesi in blu
Israele intrattiene buoni rapporti con Stati Uniti (al netto dell’accordo sul nucleare iraniano promosso in prima persona dal presidente Barack Obama), Canada, Australia, Nuova Zelanda (nonostante Israele abbia rifiutato di ricevere l’accredito dell’ambasciatore neozelandese Jonathan Curr perché la stessa richiesta era stata inviata anche all’Autorità Palestinese) e in generale con tutti i Paesi europei, anche se le critiche mosse dall’Unione Europea sulle politiche israeliane nei confronti delle comunità palestinesi hanno creato non pochi dissapori. Con due Paesi europei, in particolare, i rapporti sono piuttosto freddi: la Svezia, l’unica nazione europea che ha riconosciuto lo Stato palestinese, e l’Irlanda, considerata come uno dei Paesi più filo-palestinesi tra gli Stati membri dell’UE.


Paesi in nero

Solo cinque Paesi sono colorati in nero, quindi identificati come “Stati nemici”: Iran, Iraq, Siria, Afghanistan e Corea del Nord. Mentre per altri Paesi, storicamente in rapporti non eccellenti con Gerusalemme, è stato utilizzato il verde: Yemen, Arabia Saudita (i cui cittadini per legge non possono entrare in territorio israeliano), Qatar, Bahrain, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Oman, Sudan, Pakistan, Libia, Algeria, Tunisia, Indonesia, Cuba, Venezuela.
 
È questo, secondo Nethanyahu, il dato più interessante che emerge dalla mappa, vale a dire che Israele viene percepito anche da Paesi tradizionalmente ostili come una forza “capace di avere influenza in tutto il mondo per il suo impegno contro il terrorismo e per le sue capacità tecnologiche”. Le recenti aperture nei confronti di Turchia, Egitto e Arabia Saudita – che guarda a un’alleanza con Israele principalmente in chiave anti-iraniana – vanno interpretate in quest’ottica.

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Rocco Bellantone