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Il 2015 in cifre

L'ISIS, i migranti arrivati in Europa, i 6 attentati più sanguinosi, i 10 Paesi più indebitati: tutti i numeri per capire l'anno che si sta per chiudere

7,3 miliardi - La popolazione mondiale in cifre

7 gennaio 2014. Un gruppo di bambini fuori da un presidio sanitario di Medici Senza Frontiere (MSF) nella Repubblica centrafricana

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Al momento, secondo le ultime stime delle Nazioni unite, ci sono sulla Terra  circa 7,3 miliardi di abitanti, mentre un secolo fa erano solamente 1,6 miliardi. Tra i Paesi con il maggior numero di abitanti il primo è la Cina, con i suoi 1,4 miliardi di cittadini, seguita dall’India (1,2 miliardi) e dagli Stati Uniti D’America (324 milioni). Nelle prime dieci posizioni non troviamo nessun Paese europeo, poiché il primo della lista è la Germania (quindicesima) con i suoi 82 milioni di abitanti, mentre l’Italia (63 milioni) occupa la 23esima posizione.L’Asia è il continente più abitato nel mondo (4,2 miliardi), seguito dall’Africa (1,1 miliardi), le Americhe del Nord e del Sud (949 milioni), l’Europa (716 milioni) e l’Oceania (38 milioni). Quello che preoccupa i demografi è il tasso di crescita attuale la popolazione mondiale, troppo elevato per soddisfare il bisogno di cibo e gli equilibri ambientali del pianeta: la popolazione mondiale, secondo l'Onu, raggiungerà gli 8,5 miliardi di abitanti entro il 2030, i 9,7 miliardi nel 2050 e gli 11,2 miliardi nel 2100. Quindi, entro 85 anni la popolazione mondiale crescerà di oltre il 32%.

785 milioni - 1,6 miliardi: denutrizione e obesità

La Fao ha voluto istituire la Giornata per sensibilizzare sul problema della fame nel mondo e degli sprechi alimentariGetty Images

Sono785 milioni, secondo l'Onu, le persone denutrite nel mondo, a fronte di 1 miliardo e 600 milioni di persone ritenute sovrappeso e quasi 600 milioni di donne e uomini considerate obese. Al mondo ogni giorno, secondo le Nazioni Unite, muiono circa 25 mila persone per cause in qualche modo riconducibili alla denutrizione e alla fame.

31.000 - Il numero dei combattenti stranieri nello Syraq

IsisMiliziani dell'Isis in SiriaTwitter

Sono tra i 27 e 31mila i combattenti islamisti nelle fila dell'Isis presenti oggi in Siria e in Iraq secondo un recente rapporto dell'osservatorio The Soufan Group, think tank di analisi strategica con sede a New York, Londra, Doha e Singapore. Un incredibile aumento rispetto ai 12 mila quantificati nel 2014 dallo stesso osservatorio. Il fulcro dei nuovi adepti non è da individuare nei Paesi arabi (dove il numero dei combattenti appare comunque in crescita) bensì tra l’Europa occidentale, Russia e Asia centrale.  Da sole Francia, Germania, Regno Unito e Belgio hanno fornito almeno 3.700 combattenti su un totale di 5.000 partiti nel 2015 dall’Europa verso la Siria.  

3 - Il numero delle votazioni in Grecia

Tsipras festeggia la vittoria con il leader di Anel, e ministro della Difesa, Kammenos Milos Bicanski/Getty Images

Sono tre le volte che quest'anno la Grecia è stata chiamata alle urne. La prima volta agli inizi del 2015, quando ha visto Syriza, la coalizione della sinistra radicale di Alexis Tsipras che ha soppintato lo storico bipartitismo greco e drenato quasi tutti i voti che un tempo confluivano verso il Pasok. La seconda volta, il 5 luglio 2015, nel pieno del negoziato tra il premier Tsipras e i creditori, quando i greci furono chiamati a votare con un sì o con un no al piano dei creditori sottoposto al governo di sinistra. Anche in quel caso trionfò con il 61% la linea Tsipras, che aveva invitato gli elettori a votare No. La terza, e ultima volta, nel settembre 2015, dopo la frattura tra lo stesso Tsipras e la sinistra interna di Syriza, contraria all'accordo siglato un mese prima da Tsipras e denominato dai suoi critici come il Terzo Memorandum. Anche allora, dopo la rottura con Varoufakis, vinse Tsipras, confermatosi campione di campagne elettorali.

991.000 - Il numero dei migranti giunti in Ue

vertice migrantiLOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images

Nel 2015 guerre, violenze e persecuzioni hanno costretto una persona su 122 al mondo ad abbandonare la propria casa casa. Nella sola Europa, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazionifinora ha contato 991mila nuovi arrivi nel 2015 e prevede che il numero di migranti giunti per terra o per mare supererà il milione nei prossimi giorni, quattro volte quelli registrati nel 2014. Drammatico anche il dato sul numero dei morti: dal 16 ottobre ad oggi ci sono state 442 morti in mare, una media di 7 al giorno.

21 milioni - Expo, il numero dei visitatori

L'albero della vita Olycom

Sono stati 21 milioni gli accessi a Expo 2015, con un picco di quattro milioni  nel mese di settembre. Un record anche rispetto alle rosee previsioni della vigilia. Per far funzionarela la macchina dell'Esposizione per 6 mesi hanno lavorato ogni notte per la manutenzione, la sicurezza, l'approvvigionamento dei ristoranti e la raccolta dei rifiuti, sempre secondo i dati comunicati dal comitato organizzatore, 7mila persone. Qualche altro numero che dà la misura del successo dell'evento:  930 i camion che ogni notte si sono mossi all'interno dell'area espositiva, 500 le telecamere installate all'esterno del perimetro espositivo e 2mila all'interno,  2.300 i militari che hanno prestato servizio a Milano per le operazioni 'Expo' e 'Strade sicure'. 

6 - I più gravi attacchi terroristici del 2015

parigi-attentati-abaaoudL'immagine di Abu Umar al-Baljiki, nome di battaglia di Abdelhamid Abaaoud ANSA/ DABIQ

Sono ben sei gli attacchi terroristici più gravi del 2015, prima della strage di Parigi, dove hanno perso la vita 130 persone. Al primo posto c'è la strage di Baga, in Nigeria, il 7 gennaio scorso, quando morirono per mano di Boko Haram circa 2.000 persone, seguita dall'ecatombe avvenuta nel Sinai egiziani il 31 ottobre, quando è caduto l'aereo russo con a bordo 224 persone. Al terzo posto, la strage di Garissa, nella cittadella universitaria kenyota, per mano degli islamisti di Al Shabab. A seguire la pulizia etnica contro i civili a Kobane, Siria, il 25 giugno, quando morirono per mano dell'Isis 146 mort; la serie di attentati di Boko Haram a Maiduguri, Nigeria, il 20 settembre, dove trovarono la morte 145 persone e la strage di Sana'a, Yemen, per mano dell'Isis, il 20 marzo, quando ci furono 137 morti. Solo settima Parigi, Francia, il 13 novembre, quando i terroristi dell'Isis uccisero 130 persone.

I 10 Paesi più indebitati del mondo

  1. GIAPPONE. L’economia giapponese è quasi ferma dall’inizio degli anni ’90 e il suo debito è del 226% del PIL. Il governatore della banca centrale giapponese ha avvertito che i livelli estremi di debito del paese non sono sostenibili.
  2. ZIMBABWE. Il paese, da oltre 15 anni, è in ritardo nel ripagare il suo debito al Fondo Monetario Internazionale e, per questo motivo, non è più ritenuto ammissibile a ricevere altri fondi. Il suo debito pubblico è stimato al 202% del PIL.
  3. ST. KITTS AND NEVIS. Anche se la nazione caraibica ha un indebitamento complessivo di poco più di un miliardo di dollari, una somma relativamente piccola per gli standard internazionali, il fatto che la sua popolazione sia di soltanto 50.000 persone rende questo debito una cifra astronomica. Il debito del paese è vicino al 200% del PIL.
  4. GRECIA. Dopo la crisi del 2008 l’economia greca è crollata sotto il peso dei miliardi da restituire all’Unione Europea, alla Banca Centrale Europea e a Fondo Monetario Internazionale (la cosiddetta troika). La sua economia è scesa del 25% negli ultimi sette anni e il suo debito è a oltre il 170% del PIL.
  5. LIBANO. Il debito del paese è esploso negli ultimi anni, principalmente a causa del rallentamento dell’economia. Nel 2013, per esempio, l’economia è cresciuta del 2% e il debito è aumentato del 10%. Il debito del paese è del 163% del PIL.
  6. ITALIA. Anche se il debito italiano è stato accumulato in diversi anni, il vero problema è sorto con la crisi economica del 2008. Da allora l’economia in Italia non si è più ripresa. È l’unico paese del G7 che non è ancora riuscito a tornare ai livelli ante-crisi. Dal momento che i creditori sono soprattutto interni al paese (soprattutto banche) e il principale debitore è lo Stato, c’è chi teme lo scoppio di una crisi bancaria se il governo italiano non fosse in grado di adempiere ai propri obblighi. Il debito totale del paese è di circa il 132% del PIL.
  7. PORTOGALLO. È stato il secondo paese europeo ad essere salvato da parte dell’Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, dopo che il suo settore finanziario era sull’orlo di un collasso totale. Il suo debito è del 129% del PIL.
  8. GIAMAICA. Il problema del debito per il paese è di lunga data, ma ha ormai raggiunto un punto in cui il governo paga il doppio di interessi di quanto spende per la salute e per l’istruzione. La trappola del debito è scattata nel 1980, quando il Fondo Monetario Internazionale ha prestato il denaro che serviva al paese per le importazioni di beni di prima necessità, i cui prezzi avevano subito forti aumenti. Da allora, la situazione è diventata disastrosa, con tagli selvaggi alla spesa pubblica e un aumento drammatico della povertà. L’ultimo dato disponibile sul debito pubblico del paese riportava un 127,3% del PIL.
  9. IRLANDA. La crisi finanziaria del 2008 ha provocato l’espansione del debito pubblico, che prima di allora era relativamente basso. Il sistema finanziario del paese è virtualmente crollato e ha innescato un salvataggio delle banche organizzato dal governo che è costato svariati miliardi. Da allora il debito è stimato al 120% del PIL e i debitori sono la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale e altri creditori internazionali. Al paese sono stati concessi 30 anni di tempo per ripagare il suo debito.
  10. ISLANDA. L’economia dell’isola del nord Atlantico è crollata durante la crisi finanziaria del 2008, quando tutti e tre i suoi principali istituti bancari sono falliti. Lo Stato non aveva le risorse per un salvataggio completo e, per non fallire a sua volta, ha accettato un prestito, anche dal Fondo Monetario Internazionale, di oltre 5 miliardi di dollari, una somma enorme per un’economia il cui valore totale ammonta a circa 10 miliardi di dollari. Il debito è ancora al 119% del PIL.

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