Hollande in difesa del foie gras, una deliziosa barbarie
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Hollande in difesa del foie gras, una deliziosa barbarie

Il presidente francese contro il bando in California. Ma si dovrà rassegnare: il gavage, l'alimentazione forzata delle oche, è una tortura.

La difesa del foie gras da parte del presidente francese François Hollande, fotografato in stivaloni da contadino in mezzo al mangime col quale oche e anatre si strafogano (o vengono strafogate), è un omaggio alla Francia e ai suoi interessi. Non c’è ambientalismo, animalismo, elementare/alimentare buon senso che tenga. Hollande fa il suo lavoro di presidente dei francesi. Basta una puntata nel Perigord, entroterra di Bordeaux, per immergersi in un paradiso gastronomico, inebriarsi delle prelibatezze del "fegato grasso" in tutte le forme, stagionature, marchi, preparazioni, e provare godimento accompagnandolo con vini e affettati da urlo. Si finisce col perdere ogni freno, col giustificare qualsiasi crudeltà anche su oche e anatre che hanno un QI animalesco altissimo (chi non ricorda le foto in cui gli anatroccoli seguono in fila indiana “papà” Konrad Lorenz, il fondatore dell’etologia?).

Il presidente Hollande assicura che gli allevatori francesi osservano le regole europee sul rispetto degli animali e stanno attenti al benessere di oche e anatre. Si appella alle convenzioni sul libero commercio e censura la decisione della California di bandire la vendita del foie gras a partire dal 1° luglio scorso.

Già la fiera di Colonia lo aveva escluso dai suoi stand, tra le proteste d’Oltralpe. "Il foie gras è una grande produzione francese che onora gli allevatori che le si consacrano", proclama Hollande. Né lui né gli allevatori potranno esser contraddetti dalle oche intubate. Difficile però credere che le bestiole si trovino a loro agio con una canna infilata nella gola per far scivolare direttamente nello stomaco quantità pantagrueliche di cibo allo scopo d’ingrossare il fegato fino a dieci volte le dimensioni normali e spappolarlo per regalarci una lappata da sogno. Le oche non sarebbero affette da reflusso gastrico, in qualche caso si sarebbero persino affezionate al gavage, l’alimentazione forzata col suo metodo di tortura. Sindrome di Stoccolma, sicuramente.

Il divieto, del resto, ha prodotto in California le conseguenze tipiche di ogni proibizionismo: cene clandestine a base di fois gras, banchetti per ricchi che pagano per le specialità francesi acquistate in altri Stati fino a 800 dollari il pasto, scorte surgelate e contrabbando. L’unica accortezza, chiudere bene la porta e non prendere la tosse. Chi potrà mai controllare che cosa hai mangiato? In generale, il consumo diminuisce per via della crisi e del costo dei mangimi, oltre che per una maggiore consapevolezza della sofferenza provocata nelle oche/anatre.

Cresce solo in Medio Oriente e, soprattutto, in Cina, perché il fois gras è anche uno status symbol. Si potrebbe scrivere la storia di questi anni, il ribaltamento degli equilibri globali a favore delle tigri asiatiche, come il passaggio dal riso al foie gras. Allo stesso tempo, la maggiore sensibilità animalista (ma direi umana) ha ingrossato, anziché il fegato delle oche, il novero dei Paesi che lo hanno messo fuori legge.

La produzione è vietata in dodici Stati europei, di fatto ammessa solo in Francia, Spagna e Ungheria. Israele e Argentina l’hanno proibita e negli Stati Uniti la fascia di tolleranza si restringe sempre di più. Nel 2019, l’Unione Europea dovrebbe tornare a pronunciarsi contro le resistenze della Francia per la quale il foie gras è un’istituzione nazionale, una tradizione irrinunciabile, una bandiera, un gigantesco business. In Gran Bretagna, aumentano però i cuochi francesi che l’hanno tolto dal menu, vedi Albert Roux. È una storia in bianco e nero. Agrodolce. Pro e contro. Il conflitto è duro.

Personalmente, ho pochi ricordi altrettanto piacevoli e succulenti di quelli che conservo di una visita di pochi giorni nel Perigord. Ma sarei felice se la smettessimo di nutrire a forza le oche condannandole a un fegato malato per la gioia dei nostri palati, non dovendo più nutrire a ogni assaggio di foie gras un fastidioso, persistente senso di colpa. Hollande guarda alle tasche (e ai voti) dei produttori francesi. Che sorpresa è. Poi però c’è la cultura che si evolve, la sensibilità che si affina. E le tradizioni barbare pian piano lasciano il posto a nuove leggi. Sarà triste la vita (e la tavola) senza foie gras. Ma è il progresso, bellezza.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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