Hero 2012: la CNN sceglie Pushpa, la donna che aiuta i bambini nepalesi a uscire di prigione
Ha ventotto anni e un unico obiettivo: quello di offrire un futuro migliore a chi è stato più sfortunato di lei
"Nessun bambino deve crescere dietro le sbarre di una cella di prigione". E' questo il motto di Pushpa Basnet, che le è valso quest'anno il riconoscimento Hero 2012 della CNN. Un premio importante, che questa giovane donna nepalese ha certamente meritato.
La sua avventura è cominciata nel 2005, quando, ancora ventunenne, si ritrovò a visitare una prigione femminile. Scoprendo non tanto ciò che già si aspettava, ovvero che le detenute vivessero in condizioni particolarmente miserevoli, quanto piuttosto che molte di loro dividessero la cella con i propri figli.
In un paese così povero, quando un genitore viene condannato può continuare a occuparsi della famiglia solo portando i bambini in carcere. L'unica alternativa possibile, infatti, è l'abbandono. In prigione, però, questi ragazzini non hanno la possibilità di ricevere l'alimentazione, l'assistenza sanitaria e l'istruzione che meriterebbero. Ed ecco che, privati dell'opportunità di investire sul loro futuro, si ritrovano costretti a plasmarne uno addirittura peggiore rispetto a quello di chi li ha messi al mondo.
E' stata proprio questa assenza di opportunità a commuovere la giovane Pushpa, e a spingerla ad avviare prima un programma di sostegno giornaliero per i detenuti giovanissimi, e a creare poi un'organizzazione non governativa, la Early Childhood Development Centrer , che potesse occuparsi di loro a tempo pieno.
A sette anni di distanza da una visita che le ha cambiato la vita, Pushpa ammette che le difficoltà che ha dovuto affrontare e superare per raggiungere gli obiettivi che si era prefissata sono state tantissime. Prima lo scetticismo dei familiari che, avrebbero immaginato per la figlia un futuro diverso, possibilmente all'estero. Poi quello dei secondini e dei funzionari delle carceri, della gente comune, e persino delle detenute. C'era chi la riteneva troppo giovane e inesperta, chi sostanzialmente pazza a lanciarsi in quella che pareva a molti una missione impossibile.
Eppure, a questa ragazza pronta a tutto pur di restituire ai detenuti bambini un futuro di speranza sono bastati solo due mesi per dimostrare che chi non aveva creduto in lei aveva sbagliato. Grazie alle donazioni di alcuni conoscenti ha preso in affitto una piccola casa, che ha arredato con mobili recuperati qua e là, e dove ha accolto i suoi primi ospiti in una fase in cui nessuno di loro venne autorizzato a lascire definitivamente la prigione. L'unica libertà cui potevano aspirare, ma che rappresentava già un grosso cambiamento nella loro quotidianità, era quella di trascorrere ogni giorno qualche ora nella casa di Pushpa.
Due anni dopo la giovane nepalese ha fondato la Butterfly Home, una vera e propria residenza in cui si trasferì insieme ai "suoi" bambini. E' Pushpa a occuparsi in prima persona della cucina, della spesa e delle altre necessità della casa. Chi lavora al suo fianco la descrive come una donna infaticabile dall'animo gentile. Che ha scelto di dedicare la sua vita a ragazzi molto meno fortunati di lei. Senza mai pentirsene. E senza mai sostituirsi ai loro veri genitori. Anzi, da qualche anno ha anche iniziato a coinvolgerli in un programma pensato per insegnare loro a realizzare piccoli oggetti di artigianato. Che Pushpa ha l'incarico di vendere per destinare il ricavato alle esigenze della sua grande casa. Un'idea che permette a lei di avere più fondi a disposizione e di occuparsi così di altri bambini sfortunati, e ai genitori di influenzare in maniera un po' più attiva (e positiva) il futuro dei figli. Ed è per tutti questi motivi che la CNN l'ha inserita tra i suoi eroi: persone comuni in grado di cambiare il mondo.