La guerra mediatica tra Mosca e Kiev
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La guerra mediatica tra Mosca e Kiev

Pochi giorni fa il governo ucraino ha denunciato una nuova invasione di mezzi militari russi, ma la notizia non è stata confermata: a Donetsk si riprende a combattere

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Negli ultimi giorni Kiev ha nuovamente alzato la temperatura dello scontro in Ucraina lanciando una denuncia dai toni drammatici, rivelatasi però presto priva di fondamento. Lo scrive Ital Intermedia. Il portavoce militare ucraino Andrii Lysenko aveva lanciato l’allarme il 7 novembre: “32 carri armati, 16 obici e 30 camion militari Kamaz con le truppe sono penetrati in Ucraina dalla Russia per dirigersi verso Krasny Luch, nella regione ribelle di Lugansk. Un’altra colonna di camion che trasportavano tre stazioni radar ha attraversato il posto di frontiera di controllo di Izvariné nelle mani dei separatisti”.

A minare la tregua sono state soprattutto le elezioni tenute nelle aree controllate dai ribelli che adesso hanno instaurato de facto autorità autonome da Kiev a Donetsk e Lugansk

Per qualche ora l’annuncio ha messo in subbuglio le cancellerie di mezza Europa, ma poco dopo sono giunte le prime smentite. Jennifer Psaki, portavoce del dipartimento di Stato americano, ha detto di non avere “alcuna conferma indipendente” della notizia. Poco dopo neanche dai satelliti della Nato sono arrivate conferme. Se in parte questo gioco di conferme e smentite parrebbe indicare una nuova cautela da parte occidentale, sul piano ucraino dimostra invece che gli scontri nelle regioni orientali cominciano a riprendere vigore. Nelle ultime ore sono rimasti uccisi almeno cinque soldati e numerosi civili mentre si contano anche 31 feriti. Si tratta di uno dei bilanci più pesanti da quando è entrato il vigore il cessate il fuoco firmato il 5 settembre a Minsk.

 A minare la tregua sono state soprattutto le elezioni tenute due settimane fa nelle aree controllate dai ribelli (nonostante gli accordi le prevedessero) che adesso hanno instaurato de facto autorità autonome da Kiev a Donetsk e Lugansk. A Donetsk il fuoco è diventato molto pesante nel primo pomeriggio di sabato 8 novembre nei pressi dell’aeroporto, dove una quindicina di civili sono rimasti feriti da schegge. Nel frattempo, 150 persone hanno partecipato ai funerali dei due ragazzi uccisi mercoledì 5 novembre in un attentato che ha colpito la loro scuola sempre nei pressi di Donetsk. Un dramma che ha sollevato forti emozioni, e di cui Kiev e ribelli si accusano a vicenda . “Non deve accadere di nuovo. Dobbiamo fermare la guerra”, ha detto il sindaco della città, Igor Martynov.

 Quanto alle elezioni del Donbass, Mosca accusa le autorità ucraine di avere “gravemente calpestato” gli accordi di pace di Minsk e il vice ministro degli Esteri russo, Grigory Karasin, ha sollecitato Kiev affinché stabilisca un dialogo con i rappresentanti delle regioni ribelli. Al contrario il governo centrale, che rifiuta il voto separatista considerandolo “incostituzionale” ma non sembra essere in grado di recuperare il controllo della situazione, ha adottato una serie di misure per isolarle dal resto dell’Ucraina al fine di “prevenire l’estensione di un cancro” come ha avuto modo di sottolineare il presidente Petro Poroshenko. Il governo ha imposto il controllo dei passaporti attorno alle regioni filo-russe dopo aver annunciato l’abolizione del pagamento degli stipendi e delle pensioni per tutti i dipendenti pubblici residenti in quest’area. L’Ucraina ha in programma di eliminare tutte le sovvenzioni per l’area del Donbass. Qualora questa misura dovesse realmente essere adottata, Kiev risparmierebbe 1,8 miliardi di euro all’anno.

Ucraina: la guerra

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Javorov, Ucraina, 16 settembre 2014. Soldati georgiani.

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