Grillo sbatte la porta in faccia a Renzi sulle riforme
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Grillo sbatte la porta in faccia a Renzi sulle riforme

In una lettera del capogruppo grillino in Commissione Affari Costituzionali al Senato i 7 punti del Movimento sulle riforme

Non sono passate neppure 24 ora da quando il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha invitato il Movimento 5 Stelle a sedersi al tavolo delle riforme che il capogruppo grillino in commissione Affari Costituzionali del Senato, Giovanni Endrizzi, ha scritto a tutti i colleghi pentastellati a Montecitorio e a Palazzo Madama per ricordare la linea dettata da Beppe Grillo del Movimento sulle riforme. Una linea, ricorda il Senatore “presa in assemblea congiunta” da tutti i parlamentari 5 stelle in cui si decise di: “ribadire la delegittimazione di questo Parlamento, eletto con legge incostituzionale, ed erigersi quale assemblea costituente”. Pertanto, la lettera di Endrizzi suggerisce ai suoi colleghi che vogliano presentare emendamenti al Ddl del Governo sulle riforme di valutare “al più la possibilità di attuare piccoli interventi di manutenzione costituzionale, senza manomettere la forma di stato e forma di governo”. Ma Endrizzi va oltre il ricordare la linea decisa dal Movimento e dopo una breve premessa elenca 7 punti da rispettare nel redigere gli emendamenti, che riportiamo integralmente: “tutti i nostri emendamenti dovrebbero quindi mirare a:

1- cassare le proposte di chicchessia debordanti dai concetti espressi (emm. soppressivi; cautela con i sostitutivi al fine di non legittimare stravolgimenti attraverso una semplice limatina della portata)

2- Introdurre o rafforzare gli strumenti di democrazia diretta e di partecipazione dei cittadini, comprese le riforme costituzionali (referendum confermativo, crowd-sourcing, ecc)

3- incrementare il ruolo parlamentare come predominante sul governo, evitando derive "governative" (limitazioni al governo nel porre la fiducia in tema di decretazione d'urgenza e iniziativa legislativa e possibile pronunciamento preventivo della Corte Costituzionale;

4- ridurre i costi della democrazia, senza ridurre la democrazia

5- rendere più efficienti ed efficaci i lavori parlamentari ed aumentare la qualità legislativa senza intaccare la struttura bicamerale e le garanzie che essa offre, prevedendo comunque una funzione emendativa, di controllo, di veto al secondo ramo del parlamento.

6- recuperare la nostra proposta di legge parlamento pulito (questioni di candidabilità, eleggibilità, incompatibilità degli eletti, eventualmente investendo la Corte Costituzionale in alternativa all'autodichia

7- Introdurre in cosituzione concetti e principi a noi cari, quali ad esempio:

- acqua pubblica

- cittadinanza digitale, diritto a internet

- voto di preferenza come diritto costituzionalmente garantito

- riscossione tributi non delegabile a privati (leggasi "equitalia") 

e altri che vi possano venire in mente”

 

Tra queste proposte ne spiccano due che se applicate non potrebbero che paralizzare l'attività legislativa come l'introduzione del controllo preventivo di legittimità da parte della Corte Costituzionale e l'introduzione di un potere di veto sulle leggi da parte del secondo ramo del parlamento.

 Ma dopo il risultato elettorale di domenica scorsa, che viene definito da molti parlamentari grillini “disastroso” sono in parecchi a non apprezzare questo ennesimo dictat che viene vissuto come se fosse calato dall’alto. Anche se un piccolo spazio alla libera iniziativa dei grillini è lasciato aperto dalla stessa lettera di Endrizzi che sulle modifiche al Titolo V della Costituzione scrive ai colleghi “materie concorrenti ed esclusive stato-regioni non abbiamo preso posizioni precise in congiunta, se avete proposte inviatele” come dire visto che non abbiamo idee chi le ha, ce le mandi e vedremo cosa farci.

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Caris Vanghetti