Caro Beppe, cari grillini...
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Caro Beppe, cari grillini...

Lettera aperta al leader ed ai neo eletti del Movimento 5 Stelle dopo la prima "proposta" di alleanza di Bersani - Tutti gli eletti - Lo speciale elezioni 2013 -

Caro Beppe Grillo,
i giornali forse non li leggi, ma ti saresti divertito un casino a scorrere oggi le prime pagine di quotidiani come “Il Corriere della Sera” con quel fondo affidato a Ernesto Galli Della Loggia che il giorno dopo la proclamazione dei risultati delle elezioni (non un minuto prima) fa il suo endorsement, la sua dichiarazione di voto lucida e condivisibile ai 5 Stelle dicendo che, vivaddio, il populismo di Grillo è ciò di cui l’Italia aveva e ha bisogno.

Ma ti saresti divertito ancora di più ieri pomeriggio, se avessi ascoltato la conferenza stampa di Pier Luigi Bersani, lo “smacchiatore del giaguaro” rimasto senza solvente, che ti aveva dato del fascista e volentieri ti avrebbe sbranato per essere andato a Siena a chiedere una commissione d’inchiesta “che prenda gli ultimi segretari dei Ds e dei Pd, dal 1995 a oggi, e si faccia dire dove sono andati a finire 14 miliardi di euro” del Monte dei Paschi. “Ci sono assolute responsabilità della politica… Quello che hanno fatto alla banca è peggio della tangentopoli di Craxi e di Parmalat insieme”. Be’, ora siete nel Palazzo e quella commissione potete chiederla.

Eppure Bersani, con l’aria e la faccia di chi vorrebbe sbranare il microfono, invece di tremare per il vostro trionfo ha avuto il coraggio di chiedere proprio a voi di aiutarlo a diventare presidente del Consiglio. Così, in un minuto ha stracciato le promesse di collaborazione con il centro di Monti ridotto a percentuali farmaceutiche (con buona pace della Merkel). “Chi c’è?”, si sarà chiesto. “Chi rimane per fare il governo a dispetto della disfatta?”. Ah, Grillo!

Bersani aveva promesso di comportarsi, una volta conquistato il 51 per cento, come se avesse il 49. Ma adesso che al Senato non arriva neppure al 32 (in coalizione), prima ancora di essere designato premier dal capo dello Stato si comporta come avesse il 51, e crede di potervi trattare da vecchio partito, da contenitore di professionisti della politica con cui si possa negoziare, trattare, promettere poltrone pur di riuscire lui a uncinarsi alla sua. Pronto a “offrirvi” prebende e privilegi che a voi non interessano. Che disprezzate. Contro cui avete combattuto.

Caro Beppe, troverai pure questo, sui giornali: Bersani vi ha “offerto” la presidenza della Camera “in cambio” del via libera al suo esecutivo. Un governo di minoranza del Pd con l’appoggio dei “grillini”. Non ha capito nulla. Non ha capito che voi siete dentro il Palazzo con uno spirito che è diverso dal suo. Che è l’opposto. Il segretario del Pd ammette di non aver vinto le elezioni e trovandosi a dover fare la prima mossa ha già svenduto il suo, di programma, per copiare in parte il vostro e occupare a ogni costo Palazzo Chigi. Avrebbe dovuto dimettersi da segretario del Pd dopo aver compiuto il miracolo di perdere l’imperdibile, e riconoscere l’errore di non aver consentito a Renzi di candidarsi alla premiership. Non lo fa e crede di poter assimilare i “portavoce” (come si chiamano gli eletti di M5S) a tanti potenziali “Scilipoti 5 Stelle” tra i quali fare “scouting”.

Che gran risate ti starai facendo, Beppe. Bersani pensa che i tuoi possano scambiare la “compravendita” con lo “scouting”, mostra di non aver capito la forza dirompente, rivoluzionaria, del Movimento. Ignora il significato della democrazia diretta. È come se parlasse un linguaggio che ritiene condiviso e non lo è. Faceva impressione ieri a Ballarò l’espressione di Alessandra Moretti, la sua portavoce, stupita che alcuni grillini candidati al Consiglio regionale del Lazio dicessero che non avrebbero avuto problemi a votare singoli provvedimenti. Leggeva quelle parole come una promessa insperata, immediata di inciucio. Si aspettava almeno il tira e molla. E non capiva, la Moretti, che Davide Barillari, il candidato presidente del Lazio di M5S, parlava un’altra lingua. O, meglio, usava le parole come le usa la gente, mentre la Moretti le intendeva a modo suo. In politichese antico.

Quale dignità ha ancora Bersani, quale credibilità. Vi credono interlocutori alla vecchia maniera, dimenticano che il Movimento 5 Stelle tradirebbe se stesso se rompesse il cordone ombelicale col suo “popolo” e coi milioni di nuovi elettori. La democrazia diretta è anche una democrazia permanente. E quel “mandateli tutti a casa” non aveva certo la chiosa di un’alternativa impossibile: entrare in Parlamento per voi non significa spartirsi le stanze, ma espugnarle. Proporvi la presidenza di Montecitorio o imbarcarvi nella maggioranza di governo non è la “resa” a cui volete inchiodarli (“Siete circondati, arrendetevi!”).

O sbaglio?

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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