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L'affondo di Krugman: "Così Berlino ha ucciso il progetto europeo"

Il Nobel per l'Economia suona le campane a lutto dell'Unione: "La questione economica è ormai secondaria. Chi non si allinea viene punito"

Quello che i creditori hanno imposto alla Grecia in queste ore è un vero e proprio «decreto ingiuntivo» che «sta uccidendo il progetto europeo». Paul Krugman, Nobel per l'economia e blogger del New York Times, torna sul negoziato tra le cosiddette «istituzioni» (Bce, Commissione, Fmi) e il governo di Atene, giungendo alla conclusione che ormai «la questione economica è diventata secondaria» e «la lista di richieste europee alla Grecia è semplicemente folle», qualunque sia l'idea che i lettori abbiano del modo in cui Alexis Tsipras ha condotto i negoziati.

«Quello che abbiamo imparato in queste settimane è che essere un Paese membro dell'Eurozona significa che i creditori possono distruggerti in qualsiasi momento se osi metterli in discussione. Tutto questo non ha più nemmeno a che vedere con il dibattito sull'austerity e sulle misure di bilancio. Così come appare chiaro che imporre un nuovo ciclo di austerity senza una rinegoziazione del debito è una semplice politica di punizione (nei condronti di chi non si allinea, ndr) indipendentemente da quanto il Paese debitore ne accetti le misure».

Per Krugman «il progetto europeo, di cui cui anch'io sono stato un sostenitore, ha subito da questa negoziazione un colpo terribile e forse fatale. E qualunque sia l'idea che voi abbiate di Syriza e della Grecia, non sono stati i greci a darlo». La colpa secondo Krugman è altrove: «Chi mai tornerà a fidarsi delle buone intenzioni della Germania dopo quello che è accaduto?» 

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