Grazia sia, ma anche no...
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Grazia sia, ma anche no...

Vantaggi e svantaggi (per Berlusconi) dell'eventuale gesto di Napolitano

La grazia richiede una qualche ammissione di colpevolezza. Consentirebbe a Berlusconi di continuare a fare politica nella pienezza dei suoi diritti, ma neppure questo è detto: ineleggibilità e incandidabilità sono dietro l’angolo e prescindono, ormai, dalla grazia.

La verità, pura e semplice, è che dopo vent’anni di accanimento giudiziario, Silvio Berlusconi è stato “matato”. La corte che lo ha condannato per sempre, non ha fatto altro che mettere la parola fine a un duello che pareva interminabile, ma che inesorabilmente portava (ora possiamo dirlo) alla sconfitta giudiziaria di un leader politico scomodo e molto odiato. Ma una buona parte di italiani sa che la condanna di Berlusconi non significa necessariamente la sua colpevolezza. Perciò, a rigor di logica avrebbe senso concedere la grazia, ma non chiederla.

Quando un Papa arriva a dire “chi sono io per giudicare un gay”, stride la lettura di titoli a 9 colonne come quello del Fatto quotidiano: “Condannato il delinquente”. Fa spavento vedere su facebook giornalisti di una certa importanza postare fotomontaggi con Berlusconi spazzino e una scritta del tipo: “Ora può scopare”. L’anti-berlusconismo viscerale che si manifesta sull’onda di un’ordalia pubblica come la mattanza del Cavaliere dimostra il grado profondo di volgarità, cinismo, irresponsabilità a cui siamo giunti.

E sarà pure “irresponsabile” Sandro Bondi a evocare guerre civili, ma non c’è dubbio che in qualsiasi paese del mondo un leader politico sottoposto, dal momento in cui scende in campo, a decine e decine di procedimenti giudiziari che vanno dalla frode fiscale alla concussione, dalla complicità in stragi e mafia alla diffamazione, e che solo dopo vent’anni subisce la prima condanna definitiva, è un paese in cui è legittimo sospettare che sia in bilico la democrazia.

No, quindi, a guerre civili e alla loro evocazioni. Ma, attenzione: vent’anni di braccio di ferro tra Cavaliere e magistratura sono una iattura per l’assetto democratico di questo paese.

È surreale pensare che Berlusconi, beneficiario di quasi 10 milioni di voti di italiani, sia costretto a scegliere tra gli arresti domiciliari e l’affidamento ai servizi sociali, sia obbligato a presentare le richieste di incontri a un giudice di sorveglianza, sia sottoposto alla censura della corrispondenza e privato del passaporto in conseguenza di una condanna per un processo che ha avuto incredibili accelerazioni dopo anni e anni di indagini, e dal quale i gestori diretti di Mediaset sono usciti candidi mentre lui, che non aveva cariche, risulta invece colpevole, delinquente abituale e ideatore del meccanismo di evasione (in una lontana vicenda di diritti tv per pochi milioni di euro).

Una sentenza che, giusta o no, è percepita come assurda o sacrosanta a seconda dell’orientamento politico di ciascuno.  

Ecco, l’incongruenza è evidente. E indipendentemente da quest’ultima sentenza, l’accanimento complessivo nei confronti di Berlusconi è così smaccato, che la richiesta di grazia somiglia a un favore agli avversari del Cavaliere. Berlusconi agli arresti o affidato ai servizi sociali, impedito o limitato nei suoi diritti politici, di nuovo al voto vincerebbe per interposta persona e il suo partito, comunque lo voglia ribattezzare, riconquisterebbe probabilmente il governo.

È questo che vuole la sinistra? È questo che vuole il Pd?

E, poi, qualcuno si chiede che fine farà l’Italia? Che fine faremo tutti noi? La Grecia è dietro l’angolo, ce ne vogliamo rendere conto?  Qualcuno che eserciti qualche potere ha ancora un pizzico di responsabilità sulle spalle per mettere fine a questo “giudizio di dio” e all’effetto domino che si è innescato? Qualcuno abbia la “grazia” di raddrizzare il sistema e salvare il salvabile.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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