Bibbiano
ANSA / CIRO FUSCO
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Con il Governo Pd-M5S che fine fa il caso Bibbiano?

La violenta polemica tra i due alleati è improvvisamente sparita. E le commissioni d’inchiesta, in Parlamento e in Regione, rischiano di finire nel nulla

Che fine fa Bibbiano? Che cosa resta della clamorosa indignazione del Movimento 5 stelle per lo scandalo dei bambini sottratti illecitamente alle famiglie, con il caso esploso a fine giugno grazie a una meritevole inchiesta della Procura di Reggio Emilia?

“Io con il Partito di Bibbiano non voglio averci nulla a che fare” gridava, soltanto due mesi fa, Luigi Di Maio. E il vicepremier aggiungeva, per soprammercato: “Con il partito che toglieva alle famiglie i bambini per venderseli, io non voglio averci più nulla a che fare”.

Lo scontro era stato durissimo. Le dichiarazioni del leader politico dei grillini non erano piaciute affatto ai democratici. Ai primi di luglio il segretario Nicola Zingaretti aveva annunciato una querela contro Di Maio, e aveva minacciato di fare altrettanto contro chiunque avesse osato accostare il nome del Pd allo scandalo che vede tra i 29 indagati il sindaco dem del piccolo centro reggiano, Andrea Carletti. Zingaretti aveva annunciato addirittura la creazione di un pool di avvocati: “Segnalateci chiunque calunnia il Pd”, diceva ancora poche settimane fa, “e anche se fossero 100 cause al giorno noi le faremo”.

Ora, mentre Di Maio e Zingaretti trattano a Roma come nulla fosse per il nuovo governo Pd-M5s, la polemica al calor bianco su Bibbiano sembra dimenticata, cancellata, mai esistita. Al Nazareno dicono che le querele – almeno quelle - non verranno mai ritirate (ma chissà se c’è da crederci…).
Da molto tempo la politica italiana ci ha abituato all’ipocrisia, all’incoerenza, alle giravolte e ai repentini cambi di fronte. Resta il fatto che il caso Bibbiano, di certo la classica punta dell’iceberg di un fenomeno infinitamente più ampio (si stima che il fatturato annuo delle case famiglia e delle società private che operano nel settore degli affidi minorili ai servizi sociali comunali produca un business di almeno 4-5 miliardi di euro), non meritava di essere strumentalizzato così volgarmente.

Su Bibbiano, purtroppo, la politica ha dato davvero il peggio di sé. Lo ha fatto anche per quel che riguarda la commissione d’inchiesta istituita sullo scandalo dalla Regione Emilia-Romagna alla fine di luglio. Visto che l’organismo ha il compito istituzionale di indagare sulle e nelle amministrazioni locali, si prevedeva che la presidenza della Commissione sarebbe stata affidata a un rappresentante dell’opposizione. Invece quella poltrona è andata al Partito democratico, in particolare all’ex vicesindaco di Modena Giuseppe Boschini.

In consiglio regionale, due mesi fa il centrodestra lamentava che non gli sia fosse stata concessa nemmeno una delle due vicepresidenze, affidate a Sinistra Italiana e al M5s. Il problema è che in luglio i rapporti tra grillini e Pd erano tesi, mentre oggi la gestazione del nuovo governo giallo-rosso cambia tutto: per la mutata situazione politica, insomma, Raffaella Sensoli, vicepresidente della commissione d’inchiesta per il M5s, non può più essere considerata una vera rappresentante dell’opposizione.

Il risultato è che la commissione ha appena rcevuto il compito di “approfondire dove siano i nodi del sistema degli affidi”, ma senza poter entrare nel caso di Bibbiano. Per questo Forza Italia oggi chiede con forza le dimissioni di Boschini e di rimettere mano allo strumento regionale d’indagine.
Resta ancora in alto mare la commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema degli affidi minorili varata sempre ai primi di luglio su iniziativa della Lega. Dovrebbe essere formata da 20 senatori e 20 deputati, e dovrebbe indagare su tutto quello che non funziona nel sistema. Ma ora rischia di essere azzoppata dalla nuova maggioranza. Staremo a vedere.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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