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Antonio Masiello/Getty Images - settembre 2018
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Governo: cosa farà Salvini (dopo le Europee)

Ecco le previsioni del direttore di panorama, Maurizio Belpietro, su quello che succederà al Governo dopo il 27 maggio

Alcuni pensano che Matteo Salvini sia fascista e ci porti dritti verso una dittatura. Tra questi c’è Eugenio Scalfari, che lo ha detto di recente durante una puntata di Dimartedì. Anche Giampaolo Pansa lo pensa e lo scrive da settimane nel suo Bestiario (ne avrete conferma nell’articolo di fantapolitica che segue). E io che cosa penso? Lo spiego subito.

Io non credo che il capo leghista sia fascista, né che voglia imporre una Repubblica autoritaria e tantomeno abbia in animo di mandare al confino qualcuno. A Ventotene si continuerà ad andare in vacanza e a fare il bagno, ovviamente crolli delle scogliere permettendo. Immaginare che Salvini voglia instaurare un regime mussoliniano e una Gestapo hitleriana la considero una banalizzazione della storia, che a differenza di quel che si crede non si ripete mai uguale. Anche perché in una società iperconnessa, non solo per via di internet ma anche dell’economia e della cultura, un ventennio come quello fascista non è semplicemente pensabile in Europa.

E allora, se Salvini non è fascista e non vuole arrestare gli oppositori, che cos’è? E soprattutto, che cosa ha intenzione di fare? Il capo leghista è certamente un populista, se si intende come tale un politico che offre al popolo risposte facili a problemi complessi. È un semplificatore del sistema e anche il prodotto di una classe politica, italiana ed europea, che ha fallito. Il Capitano, come ama farsi chiamare, ha capito ciò che gli altri rifiutano di comprendere, ovvero che l’immigrazione non la puoi imporre con la forza e neppure l’integrazione con l’Europa, soprattutto se questo avviene in un momento di crisi economica e sociale. E dunque, facendo leva su tutto ciò, Salvini ha conquistato gli italiani, mettendo fuori gioco gli altri partiti, che invece rifiutano di capire ciò che è successo e di prendere atto del propri errori.

Ma una volta che sia certificato da un voto nazionale il suo trionfo, ovvero la trasformazione della Lega nel primo partito d’Italia e non più in un movimento con radici solo settentrionali, che intenzioni ha Salvini?

Come Pansa, provo anche io a immaginare il futuro e mi esercito un po’ nella fantapolitica. Nell’estate del 2019, dopo aver vinto le elezioni europee e aver portato a casa un successo superiore al 30 per cento, il capo leghista liquiderà il governo, anzi lo farà liquidare da Luigi Di Maio e compagni. Dopo un anno con loro, il vicepremier, infatti, non vede l’ora di sciogliere l’alleanza con i Cinque stelle e di tornare ad avere le mani libere.

Una volta aperta la crisi, i grillini proveranno a salvarsi e a evitare lo scioglimento delle Camere, proponendo un governo con il Pd, ma alla fine le elezioni saranno inevitabili. Così, appena sarà possibile, cioè a settembre, gli italiani torneranno alle urne per decidere da chi essere governati e lo dovranno fare con l’attuale legge elettorale, perché i tentativi di cambiarla per averne una più favorevole alla Lega o ai 5 Stelle falliranno.

Dopo il voto si scoprirà che nessuno avrà una maggioranza sufficiente a governare e navigare da solo. Non la Lega, che nonostante il successo si fermerà sotto il 35 per cento. Non il Pd, che con Nicola Zingaretti recupererà qualche voto, ma non sufficiente a fargli guidare il Paese. Non i 5 Stelle, che dovranno fare i conti con le promesse mancate.
E allora che cosa accadrà?

Semplice. Salvini rivendicherà per sé l’incarico di presidente del Consiglio, proponendo al capo dello Stato la nascita di un governo che vada in Parlamento a cercarsi i voti. A rimettersi con i grillini il Capitano non proverà nemmeno, visto che già ora mal li sopporta. Ma neppure tornerà tra le braccia di Silvio Berlusconi, e non perché non sopporti il Cavaliere, ma perché un patto con Arcore significherebbe rivedere a Palazzo Chigi i colonnelli di Forza Italia, che Salvini forse detesta più di quelli del Movimento 5 Stelle. Né penserà a un partito che faccia da stampella con i voti di Giovanni Toti e Giorgia Meloni, ai quali dà corda senza intenzione di dar loro anche un solo posto.

Ma se non vuole allearsi con i grillini e rifugge dai forzisti, alla fine con chi lo farà il governo? Beh, immagino che proverà a convincere il Pd o per lo meno una costola del Pd, quella che potrebbe nascere da uno dei soliti rimescolamenti della sinistra. Alle scissioni i compagni ci hanno abituato e anche ai nuovi partiti, dunque non mi stupirei se ne nascesse un altro, magari con l’ambizione di fregare i voti a Forza Italia. Fantapolitica? Sì, come quella di altri blasonati colleghi che parlano di fascismo. E poi pensateci: se nell’estate del 2017 io vi avessi detto che un anno dopo sarebbe nato un governo con Di Maio ministro del Lavoro, Salvini all’Interno e uno sconosciuto alla guida, voi che cosa avreste suggerito? Un trattamento sanitario obbligatorio? Appunto.

Ps. L’altra possibilità, se il capo dello Stato rifiutasse di affidare a Salvini l’incarico di formare un governo che vada a cercarsi i voti in Parlamento, è la nascita dell’ennesimo governo tecnico, con una maggioranza di cui facciano parte grillini, piddini e frattaglie varie. Giudicate voi quale delle ipotesi di fantapolitica sia la più agghiacciante.

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Maurizio Belpietro