Perché gli Usa non vincono contro l'Isis
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Perché gli Usa non vincono contro l'Isis

I raid aerei verranno intensificati, ma è difficile trovare bersagli da colpire

La questione è spiegata dal maggiore Sonny Alberdeston: "Quando devi distruggere le strutture di un esercito convenzionale, hai una lista di obiettivi da colpire. Con l'Isis è molto diverso: una settimana sono in un posto e quella dopo non ci sono più!".

Le parole dell'ufficiale, responsabile dell'ufficio del Comande Centrale per il Medioriente che deve decidere quali obiettivi della milizia del Califfato devono essere colpiti, forniscono la chiara fotografia delle difficoltà americane nella conduzione della guerra aerea contro l'Isis.

Se le operazioni belliche iniziate settimane fa devono ancora produrre significativi effetti, la colpa è di un nemico elusivo e sfuggente, dotato di una grande mobilità e in grado di mandare in confusione la pianificazione del conflitto. Dopo il licenziamento di Chuck Hagel da parte di Barack Obama, al Pentagono soffia un vento nuovo.

I risultati ora si devono vedere. Il guerra contro il Califfato deve voltare pagina. Per questo i raid aerei verranno intensificati. Dall'Afghanistan sono stati fatti arrivare in una base del Kuwait una dozzina di A-10,  bombardieri di attacco specializzati nel colpire veicoli corazzati in movimento. Sempre da Kabul, arriveranno anche una dozzina di droni.


Ma cosa attaccheranno? La risposta non è semplice. La struttura dell'esercito del Califfato è un problema per gli strateghi militari americani. In teoria, la lista degli obiettivi dovrebbe comprendere caserme, quartier generali, depositi di armi, campi d'addestramento e impianti petroliferi. Tutte queste strutture sono stati colpiti nei primi giorni di bombardamenti su Iraq e Siria.

Poi, l'Isis si è riorganizzato. Sono stati trovati nuovi rifugi. La potenza militare dei miliziani non è diminuita. Anzi. Secondo alcuni analisti è addirittura aumentata. Muovendosi con la stessa rapidità ed efficacia di una cellula terroristica, i guerriglieri islamici hanno ripreso il terreno che era franato dopo i primi raid aerei degli Usa.

Pensiamo ai convogli armati dell'Isis. Gli aerei della coalizione si muovono per intercettarli e colpirli. Ma molto spesso non ci riescono. I convogli si disperdono prima, oppure i militari americani si accorgono che sui camion ci sono anche civili. E, allora si fermano. Spesso, non sempre. La questione della vittime collaterali è sul tavolo del comandante del Center Command. Dalla Casa Bianca sono arrivate indicazioni precise: non vogliamo civili morti.

Per questa ragione sono stati depennati dalla lista tutti gli obiettivi il cui bombardamento potrebbe provocare la morte di donne e bambini. Così, l'Isis adesso nasconde armi o soldati nelle scuole, negli ospedali o accanto a siti sensibili, come per esempio le dighe.

Le regole d'ingaggio sono così ferree che la scorsa settimana solo una piccolissima percentuale degli aerei in missione in Iraq e in Siria è tornata alla base dopo aver sganciato le bombe che trasportava.

Queste cautele potrebbero diminuire in futuro. I militari chiedono carta bianca per risolvere il probema. Ed è possibile che con l'intensificarsi della guerra l'abbiamo più che in passato.


Donne curde che combattono contro l'Isis

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Un battaglione di combattenti peshmerga in addestramento

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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