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Gli opposti esorcismi

Ci vorrebbe un vaccino nuovo da somministrare in dosi massicce per gli adulti: una bella iniezione di buon senso contro l’estremismo

Invece di abolire i sei vaccini per i nostri figli, ce ne vorrebbe un settimo a dosi massicce per gli adulti: una bella iniezione di buon senso contro l’estremismo. L’ho pensato l’altro giorno stropicciandomi gli occhi davanti alla copertina di Famiglia Cristiana. I toni sopra le righe dei populisti al governo sono entrati in parrocchia, una parte del mondo religioso ha tirato fuori il crocifisso per usarlo come un manganello. Vade retro Salvini era il titolo a tutta pagina, raffigurato con la mano di un sacerdote che scacciava il ministro diavolo.

Ma si può? Io che non voto né per la Lega né per i Cinquestelle, che preferisco i ragionamenti agli slogan, che tra moderazione e massimalismo non ho dubbi su cosa scegliere, ho fatto un salto dalla sedia.

Mi piacciono i giornali cattolici, vivono di principi, di valori e del Verbo. Tutte cose che anche noi non credenti possiamo coniugare nelle vita di ogni giorno. Eppure mi ha sorpreso vedere quel settimanale scendere al livello di chi, al governo o all’opposizione, alza i toni per coprire le parole del dissenso, alimenta uno scontro perenne e fuorviante tra i buoni (gli amici) e i cattivi (i non amici). Mi ha sorpreso vederlo diventare un Saviano qualunque. Anche il Roberto napoletano vive di alte grida e di nemici da ingigantire altrimenti rimarrebbe disoccupato, definisce Salvini ministro della malavita e da settimane vuol reclutare partigiani in arme contro i nazisti invasori.

Strano che il giornale cattolico lo affianchi e chiami a raccolta per scacciare i mercanti dal Palazzo (manco dal Tempio) con l’esorcismo. L’ho trovato faziosamente esagerato. Salvini ministro della malavita? Salvini satana? Suvvia. E per fortuna, dicono «suvvia» anche molti fedeli che si sarebbe voluto mobilitare con gli anatemi (vedi pagina 7).

C’è qualcosa di malato nell’estremismo che sta trasformando la politica in un campo dove non si fanno prigionieri. E non soltanto la politica, in verità, se si sente di nuovo puzza di lotta di classe contro gli imprenditori, puzza di luddismo contro gasdotti e infrastrutture, puzza di cittadini-giustizieri che prendono il fucile per giocare al tirassegno su tutto ciò che non è italiano. Si può essere critici senza spararle grosse e si possono riconoscere meriti anche a chi non ha il nostro voto. Giovedì scorso ho incrociato il sindaco di Roma Virginia Raggi. Era il giorno dello sgombero del campo nomadi abusivo i cui abitanti pretendevano di vivere fuori dalla legge. Mi ha detto che andava smantellato ma che ai rom in regola ha offerto la possibilità di avere alloggi alternativi. Lo trovo sacrosanto e chi parla di pulizia etnica mi pare in malafede. La stessa Raggi un paio di giorni prima era andata in ospedale per offrire tutto l’aiuto possibile ai genitori della bimba rom che forse rimarrà paralizzata perché un italiano gli ha piazzato un proiettile nella schiena. Di nuovo: non sto con i grillini ma le dico brava. E il discorso netto fatto dal presidente Mattarella su questi imbecilli col fucile, lo avrei voluto ascoltare dal ministro Salvini. Io, che non mi scandalizzo se pone i paletti agli sbarchi indiscriminati di immigrati mi scandalizzo a non vederlo in quella corsia di ospedale. È il ministro degli Interni, quello che deve esigere il rispetto della legge da parte di tutti, non soltanto dagli stranieri. Sarebbe stato anche un modo intelligente per mettere a tacere chi lo accusa di razzismo e per dire che i razzisti in Italia non avranno asilo al pari dei clandestini. Non lo ha fatto, anzi ha minimizzato. Eppure neanche questo mi spinge a ritenerlo il ministro della malavita o satana. Dico semplicemente che sbaglia e che non mi piace.

Certe volte rileggendo quello che scrivo mi pare di dire delle ovvietà. Eppure oggi tante ovvietà sono in netta minoranza. O si sta con le ruspe e con i ruspanti o si fa la parodia della resistenza antinazista con i Saviano che ora addirittura dicono messa. Chi vuole ragionare e criticare senza alzare i toni, viene sommerso dalle grida di questi opposti esorcismi.

Guardate che grida contro Marcello Foa. Putiniano e sovranista (come se fossero posizioni golpiste) e per questo da mettere all’indice. E però, di contro, mi ha sorpreso che lui, designato da Lega e 5 Stelle a presiedere la Rai, in un tweet parlò di dittatura ed espresse disgusto per le trattative sulla formazione del governo condotte dal presidente Mattarella. Disgusto e dittatura perché quelle consultazioni avrebbero visto il capo dello Stato asservito all‘Europa e non al volere degli elettori. Proprio come disse Di Maio nel comizio demenziale in cui chiedeva l’impeachment. Quoque tu Marcello ti sei messo a usare toni estremi come i tuoi accusatori d’accatto?

Conosco Foa perché eravamo insieme al "Giornale". E lo conosco come persona pacata, come professionista serio e attento, tra i più moderati in quel fantasioso vascello d’assalto guidato da Vittorio Feltri e poi da Maurizio Belpietro. Non mi sconcerta che col passare degli anni abbia radicalizzato le sue posizioni, le idee sono materia viva e dunque possono cambiare, ma «disgusto» e «dittatura» per il Mattarella di quei giorni sono proprio figli del vento estremo che oggi va per la maggiore. Vento che vuol spazzare via l’avversario dal terreno di gioco, non batterlo con le idee. Mi hanno raccontato che un alto esponente grillino giorni fa incrociando il direttore di un giornale «nemico» gli abbia sibilato: «Dovete fallire, voglio vedervi sparire dalle edicole». Dalla democrazia diretta all’epurazione diretta. E in questa maionese impazzita che fa Famiglia Cristiana? Agita ancor di più la frusta e lancia l’anatema esorcista. La messa è finita, andate in guerra. Dovrebbe essere obbligatoria quella iniezione di buon senso, altro che no vax.

raffaele.leone@mondadori.it

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Raffaele Leone