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Giustizialisti democratici contro il compagno Lusi

di Annalisa Chirico Possiamo persino credere che il senatore Luigi Lusi abbia sottratto venti milioni di euro alle casse della Margherita senza che nessuno se ne accorgesse; che abbia speso fino all’ultimo centesimo in completa solitudine, senza che nessuno osasse …Leggi tutto

Pier Luigi Bersani

Annalisa Chiricodi Annalisa Chirico

Possiamo persino credere che il senatore Luigi Lusi abbia sottratto venti milioni di euro alle casse della Margherita senza che nessuno se ne accorgesse; che abbia speso fino all’ultimo centesimo in completa solitudine, senza che nessuno osasse metter becco; che abbia sottoscritto ogni uscita dal conto della Margherita senza che il Presidente di quel partito estinto eppur ricco avesse la minima contezza di alcunché.
Possiamo credere persino a questo, ma solo il processo potrà accertare fatti e responsabilità. Solo il processo farà emergere la verità, e fino alla sentenza definitiva Luigi Lusi, come ogni altro cittadino italiano, è da ritenersi presunto non colpevole. Lo stabilisce la Costituzione, la sacra e veneranda Costituzione che i Bersani e le Finocchiaro brandiscono con vigore contro il nemico quando conviene, e che oggi invece decidono di seppellire sotto uno spesso velo di ipocrisia contro il “compagno” di partito. Perché si è “compagni”, sì, fintantoché conviene. Poi capita che il “compagno” possa servire come agnellino sacrificale da dare in pasto alla folla agognante giustizia, e allora toh eccovi servito il piatto.

Al centro non c’è l’ex Pci Penati ma un ex margheritino, e allora si cambia registro. Bersani spiega: “Per noi i senatori sono uguali ai cittadini: non c’è differenza”. La Finocchiaro, magistrato, rincara la dose: “La legge è uguale per tutti, senza privilegi”. Dunque, dagli esimi dirigenti democratici apprendiamo che i parlamentari sono uguali ai cittadini non nel rispetto della legge e delle garanzie, ma nell’ingiustizia dell’abuso del carcere preventivo che affligge il 43% dei detenuti italiani. Perché non aggiungerne un altro in fondo? Uno in più, uno in meno, fa poca differenza. A rincuorarci arriva Casini che sì, pensa di votare a favore dell’arresto, ma “siamo rigorosi e leggeremo le carte”. Enzo Bianco, che era presidente federale della Margherita ma anche lui non-sapeva-non-sentiva-non-vedeva, si dichiara pure lui orientato per le manette perché, sapete, “al di là delle fedeltà di partito io ho sempre votato a favore della magistratura”, lezione di coerenza.

A breve assisteremo di nuovo al mercimonio della libertà personale di un parlamentare tra fazioni di partito. La spunterà Maroni, come fu nel caso di Alfonso Papa, oppure Bossi? Il Pdl resterà compatto sulla linea garantista? In base alla leggendaria “lettura delle carte” come si orienteranno gli ex colleghi della Margherita, i futuristi e i radicali? Staremo a vedere. Certo è che, mentre le trattative sono già cominciate, in gioco c’è la libertà di una persona e quel che rimane dello stato di diritto in Italia. Stando al Codice di procedura penale il carcere preventivo rappresenta una extrema ratio cui ricorrere quando ogni altra misura risulti inadeguata. Per rassicurare i magistrati Lusi ha rinunciato alle vacanze pasquali in Canada annullando un volo già prenotato. Si può tenere sotto controllo un indagato senza metterlo dietro le sbarre.

Negli Stati Uniti il democratico John Edwards, due volte candidato alla presidenza degli Stati Uniti, è accusato di aver distratto quasi un milione di dollari di fondi elettorali per insabbiare una relazione extraconiugale. Edwards rischia trent’anni di prigione e oltre un milione di dollari di multa, ma nessuno si sogna di mandarlo dietro le sbarre. Egli affronta il processo da uomo libero, senza manette ai polsi, senza inutili umiliazioni, in condizioni di parità con l’accusa. E i procuratori che lo accusano sanno che di eventuali errori o negligenze dovranno rispondere all’opinione pubblica, ovvero ai loro elettori (i pm negli Stati Uniti sono eletti dai cittadini).

Da noi invece un giudice parla di “clan” nell’ordinanza di custodia cautelare. Le intercettazioni ancora coperte da segreto istruttorio sono date in pasto ai giornali. L’informazione si basa esclusivamente sulle carte dell’accusa, sul teorema dei pm. E un uomo rischia di finire in carcere prima ancora del processo. Siamo in Italia, e qui decidono i magistrati; se sei un eletto, sentenziano i partiti. Da noi funziona così. La legge? Solo se conviene.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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