Gaza, domenica di sangue
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Gaza, domenica di sangue

Ieri sono state più di 100 le vittime palestinesi nel conflitto, e 13 soldati israeliani. Diplomazia internazionale al lavoro e la richiesta di cessate il fuoco dell'Onu - I miti da sfatare  - Le foto  - Parla un soldato israeliano al fronte

I 15 paesi membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu chiedono il cessate il fuoco immediato tra Israele e Hamas. Ma intanto il conflitto si inasprisce ogni giorno di più.  Stamattina sono stati ritrovati i corpi di 16 palestinesi uccisi in un raid israeliano e con loro il numero delle vittime sale a 501.

Ieri è stata una domenica di sangue, con oltre 100 morti palestinesi. L'evento più tragico è stato a Sajaya, popoloso rione a ridosso di Gaza City, dove sotto i bombardamenti israeliani sono morti, secondo fonti locali, oltre 60 persone, di cui 17 bambini e 14 donne. Il mondo arabo all'unisono è insorto definendolo "un massacro", "un crimine di guerra", e chiedendo alla comunità internazionale di intervenire subito.
Mentre Israele, che ha riconosciuto la perdita di 13 soldati nelle operazioni, per un totale di 18 morti dall'inizio dell'invasione ha respinto le accuse, sostenendo che da quella zona della Striscia sono partiti 140 razzi verso lo Stato ebraico. E ha ricordato di aver più volte avvisato la popolazione civile di allontanarsi dall'area.

Gli Usa mostrano ancora una volta comprensione per l'alleato israeliano, ma comunque il presidente Barack Obama ha invocato, in una nuova telefonata con Benyamin Netanyahu, un "cessate il fuoco immediato" sulle basi dell'accordo di tregua mediato dall'Egitto nel 2012. Prospettiva che peraltro l'annuncio del presunto rapimento del soldato israeliano, (poi smentito dall'esercito ma già accolto da scene di giubilo a Gaza e in Cisgiordania) minaccia di rendere ancor più difficile.

Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, giunto in Qatar, nuovo crocevia diplomatico in queste ore, ha parlato dal canto suo di "atrocita'" a Gaza, chiedendo a Israele di "fare di più" per salvaguardare la vita dei civili. E sempre da Doha, il presidente palestinese Abu Mazen ha sollecitato una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dopo i fatti di oggi, definendo la situazione nella Striscia ormai "insopportabile".

Di fronte ai fatti di Sajaya le parti hanno aderito ad una richiesta di tregua umanitaria, prima interrotta perché Hamas,  secondo Israele, ha continuato a tirare razzi sullo Stato ebraico e infine accettata fino alle 16.30 locali. In quel lasso di tempo si sono aiutati i feriti e recuperati i cadaveri. Il premier Netanyahu si è scagliato contro Hamas che ha accusato di usare "i suoi civili per proteggere i suoi missili, come scudi umani", mentre "Israele usa i missili per proteggere i civili". Poi Netanyahu ha ribadito che Israele "completerà la missione" fino a che la quiete non sarà ripristinata nel sud e nel centro del Paese.

A fianco di Israele restano gli Usa: il segretario di Stato John Kerry, che dovrebbe arrivare oggi al Cairo per favorire il cessate il fuoco sollecitato da Obama,  ha detto che Israele "è sotto assedio di un'organizzazione terroristica" e che ha "ha tutti i diritti del mondo di difendersi". Ma, senza accorgersi del microfono aperto durante il colloquio, si è poi lasciato sfuggire: "Altro che operazione di precisione. L'escalation è significativa. Dobbiamo andare. Dobbiamo andare stasera".

La diplomazia internazionale tuttavia non è ancora riuscita ad imboccare il verso giusto per giungere alla tregua invocata anche da papa Francesco. E il ministro italiano Federica Mogherini ha di nuovo chiesto che "le armi tacciano". Nella strategia di neutralizzare i tunnel (ne ha scoperto altri 6 oggi, secondo il portavoce militare), Israele, su cui continuano a piovere i razzi da Gaza, è entrato sempre piu' in contatto con Hamas e le altre fazioni nella Striscia: almeno così sembra indicare la morte dei tredici soldati uccisi ieri.

La situazione umanitaria nella Striscia è al collasso: l'organizzazione dei rifugiati dell'Onu Unrwa ha riferito di 62mila sfollati a Gaza (ma fonti locali parlano di 80mila) che hanno trovato posto in 49 scuole dell'agenzia. Un asilo della cooperazione italiana è stato "raso al suolo" dall'esercito israeliano. Mentre un fiume di cadaveri è giunto ieri mattina all'ospedale Shifa di Gaza dopo il bombardamento di Sajaya e in città si susseguono i cortei funebri, nonostante gli attacchi israeliani.

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Redazione