Csm, sanzioni in vista per Susanna De Felice?
Trasferimento o provvedimento disciplinare in vista per il giudice che ha assolto Nichi Vendola - per la sinistra nulla di male - ecco la foto dello scandalo -
di Annamaria Greco
Il rischio è concreto per Susanna de Felice, la giudice di Bari che ha assolto a ottobre Nichi Vendola: non solo un trasferimento d’ufficio, ma anche un processo disciplinare.
L’accusa alla gup di aver favorito il presidente della Regione Puglia per la presunta amicizia con la sorella Patrizia, appare più consistente al Csm dopo l’audizione davanti alla prima commissione dei pubblici ministeri titolari dell’indagine, Desirée Digeronimo e Francesco Bretone, oltre che del capo dell’ufficio gip-gup, Antonio Diella e del procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno.
Sulle loro testimonianze del 12 febbraio c’è ancora il massimo riserbo, ma da Palazzo de’ Marescialli trapela che soprattutto le dichiarazioni di Bretone sarebbero state molto pesanti e circostanziate, tali da mettere nei guai la De Felice e gettare le basi di un procedimento disciplinare nei suoi confronti.
Dopo la settimana bianca, la prossima a Palazzo de’ Marescialli, il 5 marzo la commissione dovrebbe nuovamente riunirsi e decidere di ascoltare altri magistrati pugliesi sulla vicenda. Tutto questo viaggia in parallelo all’inchiesta aperta dalla Procura di Lecce.
E intanto sono state publicate da «Panorama» e poi da altri organi di stampa le foto che ritraggono la De Felice e la Vendola insieme ad altri amici. Una conferma di rapporti che appiono più stretti di quello che la gup ha dichiarato.
Il Csm si è mosso, su richiesta di due consiglieri del cartello delle correnti di sinistra Area, per verificare se esistano i presupposti per un trasferimento per incompatibilità ambientale . Ma a questo punto, ci potrebbe essere di più di questo.
Il caso è esploso dopo la lettera riservata nella quale a novembre Digeronimo e Bretone manifestarono i loro dubbi sull’imparzialità della giudice, appunto per la sua presunta amicizia con Patrizia Vendola.
Si rivolsero al procuratore generale Antonio Pizzi, al procuratore di Bari Antonio Laudati e per conoscenza all’aggiunto Giorgio Lino Bruno, per «consentire di attivare, ove lo ritengano, i poteri loro attribuiti di vigilanza e controllo».
Succedeva subito dopo l’assoluzione del governatore, il 31 ottobre, dall’accusa di abuso d’ufficio, insieme all’exdirettore generale dell’Asl Bari Lea Cosentino.
Per Bretone e Digeronimo, la De Felice e la Vendola sarebbero legate da «un’amicizia diretta» e da «frequentazione di amici in comune» e dunque la giudice si sarebbe dovuta astenere dal processo.
I due pm scrissero la lettera ai superiori solo dopo l’assoluzione perchè, spiegarono, avevano avuto notizie precise sul rapporto tra la giudice e la sorella di Vendola.
La voce girava da tempo a Bari e in Procura, tanto che a settembre la stessa De Felice aveva scritto al capo del suo ufficio, Diella, di conoscere la sorella del governatore ma solo superficialmente, incontrandola ad un paio di cene, senza un rapporto di vera amicizia. E non aveva giudicato necessario astenersi dal caso Vendola.
Dopo la denuncia dei pm il Pg Pizzi avviò gli accertamenti, ascoltò i capi degli uffici e trasmise la relazione finale a Lecce e a Roma, al Csm.
Il segretario della corrente Magistratura indipendente, Cosimo Ferri chiede ora all’organo di autogoverno della magistratura «chiarezza e trasparenza a 360 gradi» e polemizza: «Perchè il Csm sta guardando solo nella direzione sbagliata? Sul rapporto politica e giustizia e su ciò che è accaduto e sta succedendo a Bari mostra distacco e non interviene».
Ma a Palazzo De’ Marescialli, informalmente, si assicura che dopo le importanti audizioni dei pm baresi «anche volendo, non si potrà non fare nulla e ci potrebbe essere un provvedimento disciplinare per la De Felice».