Forza Italia: cosa succede veramente nel partito
ANSA/ ANGELO CARCONI
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Forza Italia: cosa succede veramente nel partito

Le difficoltà ci sono. È vero. Ma la linea dettata finora è una sola: opposizione non pregiudiziale. Si vedrà se Renzi saprà (e vorrà) dialogare

Riassumiano: Maurizio Bianconi, sanguigno deputato aretino legato a Fitto, attacca il suo corregionale viareggino Giovanni Toti, con tutto l’entusiasmo che i toscani, fin dai tempi di Dante Alighieri, mettono nelle guerre fra loro. Alcuni quarantenni vicini a Verdini soffrono il fatto di essere meno “quarantenni” dei quarantenni del “cerchio magico” intorno a Berlusconi. Il leader dei ribelli, Fitto, per l’occasione scravattato, chiede la testa di tutti i dirigenti, ma si accontenterebbe di quella di Paolo Romani, capogruppo al Senato. E persino il mite Dudu, quando vede Capezzone, colpevole di essere fittiano ma anche legatissimo alla sua gatta Giuditta, gli ringhia contro.  

Di fronte a notizie così gravi, Wall Street ha avuto un crollo che non si vedeva dal 1929, Obama e Putin hanno riattivato la linea rossa, quella con la quale Kremlino e Casa Bianca possono comunicare direttamente nelle emergenze più gravi e pare che anche il califfo Al-Baghdadi abbia ordinato una serie di attentati suicidi per porre fine a questa intollerabile situazione.

Questa che abbiamo descritto, anche se non è la realtà, è la sensazione che si ricava in questi giorni, leggendo i principali quotidiani, guardando i telegiornali, ascoltando i talk-show: le fratture, i conflitti, le rivalità e le antipatie fra gli esponenti di Forza Italia sono la notizia di questa fase politica.

Intendiamoci: queste antipatie, queste rivalità ed anche questi colpi bassi (non specificamente quelli che abbiamo descritto noi, che sono solo esempi frutto della nostra fantasia) esistono davvero, non sono certo un parto della cattiveria dei cronisti maliziosi. Ma immaginare che il futuro del centro-destra, e con il centro-destra dell’intera politica italiana, dipenda da questo, è ingenuo oppure – questo sì – malizioso.

I dirigenti di Forza Italia possono essere gelosi uno dell’altro, possono non trovarsi simpatici, anzi – per quanto ne sappiamo – non è da oggi che molti di loro si detestano cordialmente l’un l’altro (ma non abbiamo mai saputo che negli altri partiti regnino, fra i membri degli Stati Maggiori, gli stessi sentimenti che dovrebbero esistere fra i confratelli di una comunità monastica). Ma tutto questo quanto è destinato a incidere sul futuro?

Se spostiamo l’analisi dal piano del pettegolezzo a quello della politica, non c’è nessuno, per esempio, dai "fittiani" più arrabbiati ai "verdiniani" più nostalgici del Nazareno che immagini di poter fare a meno della leadership di Berlusconi, come elemento unificante del partito e dell’intero centro-destra. E d’altronde, per quanto i commentatori si affannino a parlare di "tramonto del berlusconismo", nessuna persona ragionevole, nessun leader del centro-destra, da Alfano a Salvini, pur mettendosi veti reciproci, si sognerebbe di poter fare a meno di Berlusconi in una partita elettorale. Sarà piuttosto Berlusconi, prima o poi, a dover ricomporre i suoi litigiosi alleati, oppure a dover scegliere fra gli uni e gli altri.

Ma rimaniamo ai problemi di Forza Italia, che sono più che sufficienti per il breve spazio di un articolo. C’è uno solo che – al di là dei contrasti personali – abbia in mente una linea politica diversa da quella seguita finora? Che immagini, per esempio, di votare contro le riforme concordate fin qui con Renzi, o al contrario un progressivo avvicinamento fino al sostegno al Governo? Forza Italia è portata dalle circostanze, potremmo quasi dire che è condannata, a fare esattamente quello che sta facendo: un’opposizione non pregiudiziale, ragionevole, sulle cose, votando o non votando in base non a un accordo organico con Renzi, ma in base alle convergenze che si potranno trovare sulle singole cose.

E Renzi, dal canto suo, ha bisogno del “soccorso azzurro” oggi quanto ne aveva bisogno prima dell’elezione del Capo dello Stato.
Il fatto di aver ricuperato qualche autorevole ex-PD che si era fatto incantare dalle sirene di Monti, come il prof. Ichino, e qualche dama della buona società milanese, come la contessa Ilaria Borletti Dell’Acqua Buitoni (chissà se nel PD si possono portare cognomi così lunghi)  non cambia di una virgola i numeri: queste erano già figure pienamente organiche alla sua maggioranza. E l’idea di creare, qualche decennio dopo gli “Indipendenti di sinistra” la pattuglia dei “responsabili di sinistra”, dà un po’ l’idea di un’ultima spiaggia.

Certo, il ragazzo di Palazzo Chigi è arrogante, e non disdegna i metodi intimidatori. Su due materie sensibili come giustizia ed emittenza TV in un solo giorno ha dato due “avvertimenti” ben chiari a tutte le orecchie sensibili. Ma anche questi gesti non sono una prova di forza come sembrano. Sono il contrario. Chi si sente davvero forte non ha bisogno di intimidire, né di insultare. E d’altronde negli ultimi vent’anni, tutte le volte che la sinistra ha tentato di vincere la partita con Berlusconi usando la giustizia e il ricatto sulle aziende del gruppo Mediaset, ha sempre perso la battaglia. Non c’è modo migliore per unire il centro-destra e rafforzare Berlusconi che provare a perseguitarlo. Anche i suoi avversari interni, così, sono costretti ad aiutarlo.

Renzi sembrava essere più moderno dei suoi predecessori, in questo. Il prossimo futuro ci dirà se è stata solo un’illusione ottica.

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Serenus Zeitblom