Forteto, forse la commissione parlamentare si farà
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Forteto, forse la commissione parlamentare si farà

Il Senato ha avviato la procedura d'urgenza per far luce sulle vicende (denunciate più volte da Panorama) della comunità dove i minori venivano abusati

C’è voluta la spallata del Movimento 5 Stelle per vincere la misteriosa ritrosia del Partito Democratico a fare luce sulle vicende della comunità toscana Il Forteto. Il Senato ha approvato all’unanimità, e un po' a sorpresa, la procedura d’urgenza per discutere se istituire o meno una commissione parlamentare d’inchiesta su quarant’anni di abusi sessuali e maltrattamenti che avvenivano nella prospera cooperativa di prodotti agricoli del Mugello, in Toscana, che era anche una comunità per minori, non riconosciuta né autorizzata, dove però venivano affidati minori in difficoltà.

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Minori che, come hanno dimostrato le sentenze già nel 1985, una condanna della Corte Europea del 2000 e infine il processo d’appello appena concluso a Firenze, venivano abusati, resi schiavi, violentati, fisicamente e psicologicamente. Una comunità fondata da quello che si faceva chiamare il Guru, Rodolfo Fiesoli (condannato a 15 anni e 6 mesi in appello per violenza sessuale e maltrattamenti) e da altri suo sodali che fungeva anche da passerella per i politici, locali e nazionali, di area PCI, PDS, DS e PD. Una comunità che per anni, hanno dimostrato le sentenze, nonostante molti sapessero cosa avveniva in quelle stanze fredde e fiocamente illuminate della cooperativa, la Regione Toscana e altri enti locali finanziavano con centinaia di migliaia di euro.

La commissione d'inchiesta

Una comunità a cui il Tribunale dei Minori di Firenze, nonostante le sentenze, continuava ad affidare i minori. Il consiglio regionale toscano ha aspramente lottato perché fosse approvata all’unanimità la relazione finale della commissione regionale di inchiesta che aveva scoperchiato quello che è stato definito il “sistema Toscana”. Un sistema dove gli assistenti sociali fingevano di non vedere, i magistrati addirittura andavano a cena o al Forteto o in vacanza coi fondatori e dove i politici, a chi chiedesse di indagare, rispondevano paurosi che “chi tocca il Forteto finisce male”. I membri della commissione regionale d’inchiesta già hanno trasmesso gli atti secretati della loro indagine alle procure competenti e al Consiglio Superiore della Magistratura. E il 16 novembre scorso erano scesi in pellegrinaggio a Roma per perorare la richiesta di una commissione parlamentare d’inchiesta e il commissariamento della cooperativa, che conta tra i soci alcuni dei personaggi coinvolti nelle inchieste giudiziarie che hanno investito il Forteto. Finché la senatrice M5S, Laura Bottici, toscana di Carrara, ha infilato nelle votazioni previste al Senato, quasi con un trucco procedurale, la richiesta di discussione urgente per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta.

Una strada lunga

Il voto è stato unanime e favorevole, ma la strada è ancora lunga. Infatti, nella sua dichiarazione di voto, il senatore PD Claudio Martini, già presidente della Regione Toscana dal 2000 al 2010, cioè negli anni in cui, nonostante le sentenze, la Regione erogava fondi al Forteto, ha detto: “Vi sono state due commissioni d’inchiesta regionali e sentenze della magistratura (…). Pensiamo quindi che difficilmente una nuova Commissione d’inchiesta potrà aggiungere molto”. Affermazione inesatta se si pensa che la procura di Firenze sta indagando su una ventina dei testimoni ascoltati nel processo d’appello a Rodolfo Fiesoli e ai suoi fedelissimi.

L'intervento del Parlamento

Si farà dunque la commissione di inchiesta? Sempre il senatore Martini ha dichiarato: “Si tratta di questioni che casomai vedremo nel momento in cui si affronterà il tema dell'esatto mandato che la Commissione d'inchiesta ha. In questo momento voglio dire che di fronte ad una richiesta unanime del Parlamento, noi non ci tiriamo indietro, anche perché non c'è niente da nascondere né sul piano politico né sul piano personale e, quindi, il Gruppo del Partito Democratico voterà a favore”. "Con il voto odierno finalmente l'Aula del Senato – ha invece commentato la senatrice del M5s Laura Bottici - ha accolto l'appello del M5s per dare il via a una commissione parlamentare d'inchiesta sul Forteto che prosegua, con più poteri e più forza, il lavoro di ben due commissioni di indagine della regione Toscana che hanno accertato fatti gravissimi di maltrattamento verso i minori”.

Un segnale importante

E, a Panorama, la senatrice racconta: “La prima volta che ho conosciuto le vittime del Forteto ho detto “Scusate”. Perché come rappresentante delle istituzioni ho ritenuto di scusarmi per un sistema che evidentemente non ha funzionato. Il percorso è ancora lungo, della commissione si riparlerà l’anno prossimo, ma credo che il segnale dato da tutti gli schieramenti politici sia incoraggiante per ben avviare una inchiesta parlamentare che possa finalmente fare luce sulla scandalosa vicenda del Forteto". Dalla Camera dei Deputati arriva la richiesta dell’onorevole Deborah Bergamini, anche lei toscana e da anni impegnata a chiedere di indagare a fondo sulla comunità del Mugello Forteto: “Chiediamo alla presidente Boldrini e ai partiti di maggioranza alla Camera di dimostrare la medesima responsabilità e adottare lo stesso iter per discutere urgentemente la proposta di istituire una commissione bicamerale di inchiesta sul Forteto”. Non festeggia ancora, invece, il battagliero presidente della commissione d’inchiesta regionale toscana, Paolo Bambagioni: “E’ un primo passo, ma attendo ancora una risposta seria alle nostre richieste”. E soprattutto, Bambagioni, insiste su un punto: “C’è ancora una contiguità sostanziale nella gestione del Forteto tra il gruppo di Fiesoli e l’attuale cooperativa. E’ assolutamente necessario inviare un commissario!”.

Giorgio Sturlese Tosi

 

 

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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