Festa dell'Unità di Roma: l'applausometro
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Festa dell'Unità di Roma: l'applausometro

Il mito di D'Alema, l'affetto per Bersani, la sorpresa “Civati”, l'assenza di Zingaretti come nota dolente

Ignazio Marino per gli applausi ricevuti, Massimo D'Alema per l'attenzione, Goffredo Bettini per l'interesse, Pippo Civati per la curiosità suscitata e Pier Luigi Bersani per l'affetto raccolto. In attesa dell'arrivo, venerdì prossimo, del segretario nazionale del Pd Guglielmo Epifani, alla Festa dell'Unità di Roma è tempo di bilanci e classifiche. Compresa quella delle assenze più illustri: Walter VeltroniNicola Zingaretti e soprattutto Matteo Renzi.

Mentre in vetta al gradimento generale del popolo di centrosinistra è già pacifico che ci siano loro: i volontari. Giovani, giovanissimi, anziani, lavoratori, disoccupati, studenti, uomini e donne che anche quest'anno, nonostante la quantità industriale di Maalox ingurgitata a causa dei bruciori di stomaco provocati dai propri dirigenti di partito a livello nazionale, hanno deciso di confermare la propria presenza, offrire il proprio tempo, mettersi a disposizione dietro i fornelli, davanti alle griglie incandescenti, ai bagni, agli ingressi, pur di scongiurare l'irreparabile e cioè che proprio nell'anno in cui il centrosinistra è tornato alla guida della Regione Lazio, di Roma e di tutti i suoi quindici municipi, la festa del partito, la più importante d'Italia, saltasse per l'insofferenza, la delusione, la disaffezione – tra l'altro più che legittime – dei militanti nei confronti di un Pd in cerca d'autore.

Se non avessimo fatto la festa quest'anno – riconoscono gli organizzatori Carlo Cotticelli e Daniele Palmisanonon si sarebbe fatta mai più. Non potevamo permettercelo. Abbiamo buttato il cuore oltre l'ostacolo e abbiamo vinto. Anche il cambio di location (dalla tradizionale area di Caracalla al Parco Schuster in zona San Paolo ndr) poteva rappresentare un handicap perché meno centrale e di minore appeal, invece alla gente il posto è piaciuto anche di più. La partecipazione è stata grande, il nostro popolo non è mancato e il merito più grande va, come sempre, ai volontari, gente straordinaria”.

Protagonisti assoluti insieme, anche, a molti big e della politica nazionale e locale che hanno attratto non solo militanti ed elettori Pd ma anche semplici simpatizzanti, esponenti e pubblico di altri partiti, in particolare di Sel, e parecchi curiosi.

Ma chi è stato a raccogliere più applausi? E chi ha avuto più pubblico? Chi più affetto? Chi più fischi?
Se vogliamo fare una classifica generale, almeno per quanto riguarda la presenza di pubblico – sintetizza il responsabile Comunicazione Iano Crivaro – al primo posto c'è senz'altro Massimo D'Alema. A seguire il sindaco Marino, Bersani, Goffredo Bettini e Civati più o meno tutti a pari merito. L'applausometro ha premiato Marino più di altri, massima attenzione, come sempre per D'Alema mentre le manifestazioni maggiori di affetto e di partecipazione affettiva sono state per Bersani accolto al grido di “c'è solo un segretario”. Aspettiamo di vedere come andrà con Epifani, sicuramente ci sarà il pienone, ma non credo che sarà accolto con gli striscioni come Pier Luigi”.

Iniziamo da D'Alema la cui presenza è, tradizionalmente, l'appuntamento più atteso e partecipato di ogni Festa dell'Unità. Anche quest'anno, le aspettative non sono andate deluse e, nonostante un fortissimo attacco di labirintite che aveva colpito “il presidente” poco prima del suo arrivo al Parco Schuster, il “baffo” più famoso della politica italiana ha saputo come conquistarsi l'attenzione del pubblico. “Anche i suoi detrattori – spiega Crivaro – non si perderebbero D'Alema dal vivo per nulla al mondo. Lui è abilissimo a suscitare attenzione in chi lo ascolta, è ipnotizzante”.

I volontari, soprattutto, lo adorano. Perché?
Perché quelli che si smazzano di più alla festa sono quelli che provengono dai vecchi partiti, Pds, Ds e anche dal Pci e, come segretario di partito, lui è stato sicuramente uno dei più apprezzati. Diciamo che se D'Alema non è forse più D'Alema, tutti noi siamo invece rimasti dalemiani. E un po' veltroniani.

Veltroni non è venuto. Non è stato invitato o che?
No, Veltroni è stato invitato ma ha preferito non partecipare per non ostacolare, in alcun modo, i processi interni al partito in questo momento.

Un'assenza che ha pesato?
Secondo me moltissimo.

Ancora di più, forse, quella di Nicola Zingaretti. Doveva venire addirittura nei primissimi giorni poi è saltato. Che è successo?
Questa è la nota più dolente della Festa. Io ci sono rimasto molto male. Capisco che risolvere i disastri lasciati in Regione dalla Polverini non sia facile, ma due ore le poteva pure trovare. Probabilmente non voleva essere coinvolto nel dibattito congressuale, tuttavia la sua mancata partecipazione è un fatto grave per il popolo romano di centrosinistra che l'ha sempre sostenuto insieme all'intero partito. Sarebbe stato un modo per restituire un po' della fiducia ricevuta.

Marino, per esempio, l'ha fatto. Gliel'avete chiesto voi di mettersi a spillare birra?
No, Marino è un entusiasta e ha raccolto più entusiasmo di chiunque altro. Mentre quello di D'Alema è un pubblico fidelizzato, chi è venuto ad ascoltare Marino non necessariamente vota o è iscritto al Pd. Anzi, io ho visto tanta società civile, gente di Sel, della Federazione della Sinistra e gente comune.

I più contenti?
Gli anziani. Sono convinti che grazie a lui non faranno più la fila dal medico. Forse c'è un po' di confusione sul ruolo del sindaco.

Chi è venuto ma ha rinunciato al dibattito è stato invece il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. Era il giorno in cui il Pd accordò al Pdl qualche ora di sospensione dei lavori parlamentari dopo che la Cassazione aveva fissato al 30 luglio la sentenza sul processo Mediaset a carico di Silvio Berlusconi. Paura di prendersi qualche fischio?
Non lo so. Aveva piovuto fino a poco prima ma poi ha smesso e poteva benissimo fare il dibattito. Almeno è venuto in radio da te e lo abbiamo ascoltato là (chi scrive conduce, insieme a Piji Siciliani, la diretta radiofonica della Festa su Radio Città Futura ogni sera dalle 21.00 alle 24.00 ndr).

Lo avremo scoraggiato noi allora...Ieri, invece, è arrivata la ministra Cecile Kyenge che però è stata invitata solo dopo la frase razzista pronunciata contro di lei dal vice presidente del Senato Roberto Calderoli. Non ci si poteva pensare anche prima?
Il dibattito su immigrazione e integrazione è sempre stato in calendario, ma era giusto tributare un'accoglienza speciale al ministro che probabilmente non si aspettava di ricevere tanto affetto. Era molto emozionata.

Nei giorni in cui presentava il suo documento in vista del congresso, l'ospite di punta è stato Goffredo Bettini, il cosiddetto diesse ex machina del centrosinistra romano e non solo.
Per Bettini c'è stata molta curiosità. Lui è molto affascinante, quasi teatrale, sa come catturare l'attenzione. Apprezzato sì ma, secondo me, anche non capito da tutti fino in fondo.

Teatrale, coinvolgente, spiritoso, arguto è senz'altro Pippo Civati. Durante il suo intervento in radio, davanti al gazebo c'era tantissima gente, applausi e qualche contestazione. Il dibattito come è andato?
Civati ha portato entusiasmo e tantissima gente che alla Festa non ci aveva e, senza di lui, non ci avrebbe mai messo piede.

Cioè?
Il popolo anti-apparato, quello un po' grillino. Un'esperienza molto positiva per due motivi, il primo perché, l'ho scoperto io personalmente, tra i seguaci di Civati c'è tantissima gente affezionata a Bersani che infatti poi è tornata anche per lui. Il secondo è che quella gente che mai sarebbe venuta alla Festa, immaginandosi di ritrovare di fronte lo stesso apparato contro cui si scaglia Civati, si è dovuta ricredere e infatti il giorno dopo stava di nuovo tutta lì.

Parliamo di Bersani.
Eh, con Bersani ci siamo commossi un po' tutti. Non nascondo che quando è arrivato allo stand del Ristorante Tradizionale, la lacrimuccia è scesa pure a me. E' stato accolto al grido “c'è solo un segretario, c'è solo un segretario” e in effetti, un po' come Miss Italia, quando uno fa il segretario lo rimane poi per sempre. E Bersani è davvero il segretario vicino alla base, l'uomo della Festa, colui che la rappresenta meglio per la sua umanità e spontaneità nei confronti delle persone. Hai visto come ha abbracciato subito anche te appena ti ha visto?

Dice che anche Epifani mi abbraccerà?
Sicuramente i volontari non lo accoglieranno cantando “c'è solo un segretario”. Mi aspetto un gran pubblico ma anche qualche risposta chiara da parte sua.

Un consiglio che gli darebbe prima di salire sul palco?
A lui e a tanti altri dirigenti di rimboccarsi le maniche e lavorare solo come fanno tutti i volontari di questa Festa.

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Claudia Daconto