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Ferrari, altro che Lourdes: servono scelte giuste per rinascere

La brutta figura di Leclerc in Brasile è solo l'ultimo dei ko subiti dal Cavallino che non riesce a tornare ai vecchi tempi. Nonostante investimenti e cambi di direzione continui

In Qatar era stato Sainz a dover rinunciare al via a causa di una perdita dal serbatoio irreparabile a poche ora dallo start. A Interlagos l'immagine di Leclerc a muro nel corso del giro di formazione ha velocemente riempito il web esponendo la Ferrari a una brutta figura planetaria. Anche le parole sconsolate del monegasco, una volta metabolizzata la botta al morale, sono significative del momento di rottura prolungata che attraversa il Cavallino.

"Quest'anno non è proprio stato fortunato per me, forse un viaggio a Lourdes mi aiuterà" ha buttato lì Leclerc, cercando di sdrammatizzare senza però riuscirci. Perché la Ferrari non è una casa qualsiasi ma il simbolo per eccellenza del made in Italy nel mondo e perché nell'era della Formula Uno super tecnologica, dei budget da centinaia di milioni di euro, delle soluzioni tecniche spinte al limite e dei muretti (dal vivo o i remoto) riempiti di ingegneri risulta difficile credere che per iniziare un gran premio serva rivolgersi a Lourdes.

I fatti raccontano purtroppo una realtà diversa. La Ferrari arranca a distanza siderale dalla Red Bull il cui dominio sul Circus è totale, problema questo che non riguarda solo la Rossa ma l'appeal di tutto il campionato. Da troppi anni, però, si discute più di errori e figuracce che di miglioramenti e speranze e anche il cambio di guida tecnica nel reparto corse non ha migliorato la situazione. La SF-23 è nata male, lo si è capito già la scorsa primavera. Quello che non si poteva prevedere era che anche con Vasseur si moltiplicassero gli errori di strategia, alcuni autentici boomerang autolesionistici, e che anche a livello di affidabilità ci fosse un passo indietro.

Ora l'orizzonte della Ferrari è riuscire a portare le vetture sulla griglia di partenza, poi si vedrà. Malgrado tutto il secondo posto nella classifica costruttori, alle spalle (per modo di dire) della Red Bull rimane ancora alla portata perché il paradosso è che nel week end nero di Interlagos la Mercedes ha fatto pure peggio. Il che porta a una sola conclusione: di questo passo la Formula Uno rischia di morire per noia e dentro il suo declinare rischiano di restare schiacciati anche marchi che hanno fatto la storia dell'automobilismo.

E' vero che gli autodromi non sono mai stati così pieni e il prodotto F1 ha sfondato anche negli Stati Uniti, ma tutto questo è merito del lavoro in profondità dei nuovi padroni del Circus. Il resto è un panorama desolante in cui la Ferrari si sta distinguendo. Purtroppo. Lourdes non serve, basterebbe riuscire a fare le cose per bene almeno una volta.

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Giovanni Capuano