Villapizzone: scocca l'ora dei politici pistoleros
ANSA/ GUIDO MONTANI
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Villapizzone: scocca l'ora dei politici pistoleros

Da Maroni a Santanché: i leader si scatenano contro gli immigrati dopo l'aggressione al capotreno

«Chiederemo di mettere i militari e la polizia sui treni. Se uno mi aggredisce a colpi di machete cosa faccio? Porgo l'altro braccio e l'altra guancia? No, voglio qualcuno che lo impedisca. E se è necessario sparare, spari».

A poche ore dall'aggressione di un controllore delle Ferrovie Nord, alla fermata di Villapizzone, nella periferie nordoccidentale di Milano,  l'ex ministro degli Interni Roberto Maroni, nella sua veste di presidente della Regione Lombardia, ha chiesto di fatto che stazioni e fermate della metropolitane vengano presidiate da uomini armati con licenza di sparare. Ma Roberto Maroni, che già nei giorni scorsi si era segnalato per il suo NO ad accogliere in Lombardia la quota prevista di profughi stabilita in sede europea, non è l'unico in queste ora che sta chiedendo a gran voce una militarizzazione della città per evitare il ripetersi di episodi gravi come quello accaduto alle 21.30 di giovedì 7 giugno.

Con un paragone un po' ardito, e senza che sia ancora stato chiarito se i responsabili dell'aggressione siano cittadini italiani, immigrati regolari oppure  clandestini, il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Fabio Rampelli, ha alzato il tiro contro il governo chiedendo a Renzi e Alfano «di rimpatriare immediatamente gli immigrati irregolari».

Sulla stessa falsariga, anche Mariastella Gelmini che, prendendo spunto dal fatto di sangue avvenuto a Milano, ha posto l'accento sul rapporto tra presunta emergenza criminale dovuta all'immigrazione ed emergenza sanitaria, chiedendo che sia l'esercito a intervenire: «In Centrale siamo all'emergenza sanitaria con centinaia di casi di scabbia tra i migranti arrivati in questi giorni. Milano è abbandonata a se stessa e ora - vista la totale incapacità dell'amministrazione comunale - il governo deve mandare l'esercito in una città dove l'emergenza sanitaria si somma a quella criminale».

Anche Daniela Santanché non ha perduto l'occasione per rilanciare su twitter il nesso tra immigrazione e criminalità. 

E se Corrado Passera, che qualcuno sostiene essere in pista come candidato a sindaco di Milano nel 2016, cerca di argomentare chiedendo «tolleranza zero, ma sia verso gli italiani che per gli stranieri» che si macchino di reati che mettano a rischio la tranquillità sociale («senza però che il sindaco si trasformi in una sorta di sceriffo come forse qualcuno spererebbe»), il nesso tra immigrazione e delinquenza continua a essere il tasto su cui battono gran parte dei politici italiani. Ma è la Lega Nord che sta cavalcando con più efficacia, e anche cinismo, il clima di paura che sta montando nel Paese e a Milano dopo episodi come quelli di Villapizzone. Per domani, alle ore 16, il Movimento Giovani Padani della Lombardia ha organizzato un presidio di solidarietà proprio alla stazione ferroviaria di Villapizzone. «L'episodio di ieri sera è la conseguenza del far west voluto da chi asseconda e spalleggia l'immigrazione senza freni, si oppone a politiche di controllo e di polizia e consente che le nostre stazioni, a partire dalla Centrale di Milano, siano zone franche in balia di criminali, clandestini e balordi» denuncia Claudia Gobbato, coordinatrice dei giovani leghisti.

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