Un'immagine del vertice di Hanoi tra Donald Trump e Kim Jong-un
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Fallisce il vertice Trump-Kim Jong-un. Ecco perché

Il dittatore non era pronto ad alcuna concessione sul nucleare e torna in patria da vincitore. Trump sconfitto

Il vertice di Hanoi tra Donald Trump e Kim Jong-un è fallito, "idee diverse su dove denuclearizzare" è la motivazione ufficiale; non ci sarà infatti alcun accordo sul nucelare e nemmeno sullo stop alle sanzioni per Pyongyang. Un nulla di fatto arrivato a sorpresa con responsabilità ben precise e vincitori e vinti piuttosto chiari. perchè in questi vertici internazionali conta molto anche la politica interna.

Trump, lo sconfitto

Il Presidente Usa da mesi stava lavorando con la sua squadra per trovare un accordo capace di allontanare dagli Usa lo spettro di una guerra nucleare con la Corea del Nord. E si sarebbe trattato di un risultato straordinario anche perché avrebbe messo a tacere ed allontanato l'attenzione dei media e degli americani dalle crisi e dalle polemiche interne che non mancano mai contro l'inquilino della Casa Bianca.

Trump aveva preparato il terreno per concedere un allentamento delle sanzioni verso Pyongyang in cambio di una piano di denuclearizzazione davvero concreto da parte del regime di Kim. Per settimane, in segreto, gli intermediari dei due paesi avevano lavorato ad un accordo che poi i due presidenti avrebbero dovuto solo ratificare davanti al mondo. Invece tutto è saltato.

Kim ha sorpresa ha avanzato pretese impossibili da sostenere per il Presidente Usa che pensava di ritornare a Washington da vincitore  e trionfatore per la pace mondiale ed invece torna da sconfitto.

Il gioco di Kim

Il dittatore coreano ha fatto quello che nessuno si aspettava. Il motivo è semplicemente uno: poter rientrare in patria come quello "che ha tenuto testa e non si è piegato alle richieste degli americani ed ha salvaguardato il suo aresanele e programma nucleare". Poco importa se nel paese la situazione economica e commerciale resta ai limiti per centinaia di migliaia di persone; nulla vale la figura del guerriero senza paura. Il leader supremo. Propaganda pura.

E così il sospetto è che Kim abbia bluffato per settimane fingendo aperture che in realtà non ha mai voluto concedere. E così, quando ha posto le sue carte sul tavolo ("niente stop al programma nucleare e subito totale eliminazione delle sanzioni internazionali su Pyongyang") sapeva benissimo che Trump no avrebbe potuto fare altro che rifiutare, alzarsi dal tavolo e tornare negli Usa.

Cosa succede ora

Difficile che dopo un bluff del genere Trump decida di ritornare al tavolo della trattativa con il dittatore coreano. Oggi siamo al muro contro muro. Ma alla fine i due hanno bisogno l'uno dell'altro. Kim non può reggere con un paese affamato ancora per molto. Trump ha bisogno di un successo internazionale prima delle presidenziali del 2020. 

E, visti i due personaggi in questione, le sorprese potrebbero essere all'ordine del giorno


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