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INAKI ZUGASTI/AFP/Getty Images
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Venezuela: Oscar Perez, il poliziotto ribelle che aveva sfidato Maduro

La vita (e la morte) dell'uomo che alla guida di un elicottero aveva sorvolato Caracas sparando e incitando la popolazione a insorgere contro il governo

Aveva osato alzare le armi contro il governo di Nicolas Maduro e le forze di sicurezza venezuelane lo hanno eliminato. Muore così, Oscar Perez, l’ex poliziotto che si era messo a disposizione della resistenza. Muore così colui che aveva protestato ed era entrato a far parte delle fila dei ribelli: per mano dei suoi stessi colleghi, durante un assedio in un sobborgo di Caracas.

Chi era Perez

Aveva solo 36 anni Perez, ribattezzato Rambo e autoproclamatosi patriota e giustiziere. Era un combattente e il clamore che ha suscitato la sua protesta non si spegnerà con la sua morte. Perché si può uccidere l’uomo ma non si uccide la sua idea di libertà. Sette mesi fa aveva sorvolato Caracas in elicottero per chiamare alla rivolta la gente contro il presidente Maduro. Oggi, rientrerà dalla capitale in una bara.

Il video della morte di Oscar Perez, il soldato anti-Maduro in Venezuela

L’ultimo appello sui social

Il governo di Maduro non ha fornito dettagli, quasi sicuramente Perez è morto, e come un terrorista è stato abbattuto dalla polizia dopo ore di accerchiamento in un sobborgo della capitale. Nello scontro, ha fatto sapere il ministero degli Interni, sarebbero deceduti insieme all’ex poliziotto ribelle, due agenti delle forze di sicurezza, mentre cinque persone sarebbero state arrestate con un numero non precisato di "terroristi" che hanno opposto resistenza. Ed è probabile che Perez non fosse fra questi ultimi. Gli ultimi video che l’ex guardia aveva caricato sui social lo mostravano infatti con il volto macchiato di sangue, accovacciato mentre sopra di lui sibilavano le pallottole. Uno dei suoi compagni, in sottofondo, urlava "Abbiamo famiglie, e vogliamo rivederle!". L'ex poliziotto diceva di essere disponibile a negoziare la resa, ma "ci vogliono uccidere". E così è stato.

L’ira di Maduro

Il 27 giugno del 2017, a bordo di un elicottero della polizia - che portava come bandiera l'articolo della Costituzione venezuelana secondo cui il popolo ha diritto di ribellarsi contro chi abusa del potere - Perez aveva sorvolato Caracas per ore senza venire intercettato, lanciando granate sulla sede della Corte Suprema e sparando contro il ministero degli Interni e della Giustizia, senza però causare vittime.

L’appello dell’ex poliziotto

Maduro denunciò l’accaduto come l’ennesimo complotto finanziato dagli Usa mentre Perez passato alla clandestinità compariva a una protesta dell'opposizione nell'Est di Caracas o pubblicava vari video chiamando alla rivolta armata il popolo e le Forze Armate.

Poi, lo scorso 19 dicembre, la vera svolta. Perez e i suoi uomini prendono d'assalto un'unità della Guardia Nazionale, neutralizzando le guardie e rubando armi da guerra dall'arsenale. In quell'occasione Maduro annuncia in tv che l'ex poliziotto è ormai diventato "il nemico pubblico numero 1 della Patria" e gli giura la morte. Fino all’ultimo video di Perez in cui si definisce accerchiato da un'impressionante operazione di sicurezza nel quartiere periferico di El Junquito, nell'ovest di Caracas, dove stava negoziando la resa.

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Chiara Degl'Innocenti