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Una nuova agenzia di intelligence per il Giappone

Tokyo si prepara a inaugurare un nuovo servizio segreto esterno, con il contributo determinante del Regno Unito e dell’Australia

Per Lookout news

Il premier Shinzo Abe ha fatto trapelare da fonti giapponesi che il suo governo è sul punto di dar vita a un servizio d’intelligence esterno completamente rinnovato, che si ispira al modello del servizio segreto britannico e più in generale di quello dei Paesi del Commonwealth. Ciò avviene non solo in ragione del crescente bisogno di Tokyo di difendere il proprio Paese dalle aggressioni cinesi nel Pacifico, ma anche allo scopo di aumentare le proprie capacità offensive rivolte all’esterno. Il tutto a coronamento della pervicace idea del premier Abe di alimentare e sostenere efficacemente la politica di riarmo, voluta e messa in atto dal governo giapponese a partire dal 2012, anno della sua elezione.

 

Le forze armate nella Costituzione
Il sogno giapponese di un Paese più forte, aggressivo e militarizzato finora si era sempre scontrato con la Costituzione imposta a Tokyo dagli americani nel 1947, in seguito alla tragica conclusione della Seconda Guerra Mondiale. La Carta del Sol Levante all’articolo 9 stabilisce infatti: “Il Popolo Giapponese rinuncia per sempre alla guerra […] e alla minaccia o all’uso della forza come mezzo per la risoluzione delle dispute internazionali. Allo scopo di raggiungere l’obiettivo di cui al precedente paragrafo, le forze di terra, di mare e aeree, così come le altre potenzialità belliche, non saranno mai mantenute”.

 

Vari governi hanno tentato di sorpassare questo supremo vincolo di legge, ma solo con l’attuale premier e i “tempi che cambiano” è stato possibile aggirare l’ostacolo e superare in parte il giudizio severo dell’opinione pubblica. Come? Non solo attraverso l’avvio di un iter per dar vita a un’annunciata riforma costituzionale (prevista entro i prossimi tre anni), ma anche grazie a una serie d’interpretazioni tra le righe della Costituzione da parte di esperti giuristi, che hanno di fatto consentito la formazione di forze di difesa nazionali (“civili volontari”) e che oggi permettono al governo di proseguire una politica aggressiva di vero e proprio riarmo.

 

Le spese militari e il riarmo di Tokyo
Per il 2015, ad esempio, con un aumento del budget del 2% rispetto all’anno precedente il governo ha messo a bilancio il corrispettivo di 36 miliardi di euro per le spese militari, che permetteranno alle forze armate di ottenere - tra le altre cose - aerei stealth, droni, cacciatorpedinieri e mezzi anfibi. Un segnale preciso in direzione dei propri avversari. La politica estera di Shinzo Abe è infatti orientata ad allargare la propria influenza all’estero e a non cedere di un passo allo storico contendente cinese, con cui Tokyo negli ultimi anni ha rinverdito una “guerra fredda del Pacifico”, all’interno della quale si sta per aggiungere anche quest’ultimo tassello, la nuova agenzia d’intelligence.

 

I servizi segreti giapponesi
Attualmente, il complesso del sistema dei servizi segreti giapponesi è costituito da cinque agenzie: una facente capo al ministero della Difesa, chiamata Johohonbu o Defence Intelligence Headquarter (Dih), che si dedica alla raccolta dati e intercettazioni; una dipendente dal Ministero di Giustizia, la Koanchosacho o Public Security Intelligence Agency (Psia), che si occupa di controspionaggio, antiterrorismo e polizia interna; una subordinata al Dipartimento per la Sicurezza Pubblica, denominata Keisatsucho o National Police Agency (Npa), che si occupa di anticrimine; una legata al ministero degli Esteri, Intelligence Analysis Service, che raccoglie ed elabora i dati delle altre agenzie.

 Infine, c’è il Naikaku Joho Chosashitsu (Naicho), noto anche con la designazione inglese di Cabinet Intelligence Research Office (Ciro), che teoricamente dovrebbe coordinare le altre quattro agenzie e che è proprio l’oggetto dell’imminente riforma voluta dal governo. Dunque, il Naicho o Ciro, costituirà d’ora in avanti il sistema nervoso centrale dell’intero apparato d’intelligence giapponese, migliorando e armonizzando il rapporto tra governo e i servizi segreti e dedicandosi in particolare alle minacce esterne. Ad oggi, infatti, ciascuna delle cinque agenzie, pur riferendo direttamente al premier, agisce tuttavia in maniera indipendente rispetto alle altre, senza che tra loro vi sia alcuna forma di comunicazione o collaborazione.

 La riforma prevista da Abe ha intenzione di rivoluzionare questo sistema e avrà inoltre l’impronta dell’MI6 britannico e del SIS australiano, che hanno fattivamente contribuito con la propria consulenza e supervisione alla creazione del nuovo servizio esterno di Tokyo.

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Luciano Tirinnanzi