Un grosso grasso matrimonio greco a Idomeni
Theopi Skarlatos/ONG/BBC
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Un grosso grasso matrimonio greco a Idomeni

Nel campo-simbolo al confine con la Macedonia, c'è chi riesce anche a coronare il suo sogno d'amore

È stata una settimana molto dura per i rifugiati bloccati lungo il confine tra il nord della Grecia e la Macedonia. La polizia di confine macedone ha sparato gas lacrimogeni contro coloro che hanno tentato di varcare la frontiera. Il tempo non ha dato tregua allagando le tende non impermeabili donate dalle associazioni di beneficienza. «La vita qui è terribile. Almeno in Siria muori, ma muori una volta, mentre qui muori ogni giorno» ha sintetizzato una rifugiata di Damasco nell'accampamento-simbolo di Idomeni.

Impossibilitati a proseguire il loro viaggio e bloccati da almeno due mesi lungo il confine greco-macedone, i rifugiati di Idomeni, provenienti per lo più dalla Siria, hanno però trovato il modo di festeggiare, celebrando un matromonio di cui dà notizia la BbC online. Un modo per tenere accesa la speranza nel futuro. Molti si danno da fare, inventandosi mestieri nel campo che in alcuni casi facevano già dei loro Paesi di provenienza, come la vendita di falafel a un euro o il taglio di capelli per le persone stanziate nel campo. Ma in generale nessuno sa quando potrà riprendere il suo viaggio. Qualcun altro ancora si è inventato una tv online, grazie anche ai suggerimenti e all'aiuto dei volontari, raccogliendo i video che sono stati pubblicati in rete. 

Le frontiere non riapriranno presto e perciò ci siamo domandati: perché non sposarci qui?


Saher e la sua fidanzata Roquia - entrambi siriani - sono stati fidanzati per quattro mesi. Volevano aspettare di raggiungere la Germania per poter sposarsi, ma si sono accorti che il loro viaggio potrebbe ricominciare tra mesi o anni. «Le frontiere non riapriranno presto e perciò ci siamo domandati: perché non sposarci qui?» ha detto Saher al cronista britannico. «Sono felice per il matrimonio ma anche triste per le condizioni in cui versa il mio Paese. Mi piacerebbe poterci tornare». A rendere possibile il loro matrimonio è stato il sindaco del piccolo villaggio adiacente di Paionia che ha donato loro un vestito che potrà essere riutilizzato da altre donne che vogliano sposarsi. «La gente non ha soldi, non ha cibo, sta male. Donare uel vestito è stato il minimo» ha spiegato il sindaco-benefattore.

 Non ci sono state lacrime di disperazione ma solo di gioia, per una volta, a Idomeni. Con balli e musica come in tutti i matrimoni, grazie agli smartphone disponibili e delle piccole casse messe a disposizione dalle ong. Per loro è stata allestita anche una  casetta che non è stata allagati dalla tempesta affinché potessero trascorrere qualche giorno di luna di miele. Non ci sono stati regali, ma solo auspici di una vita migliore. «Mia madre non è potuta venire qui, ma la gente di Idomeni è diventata la mia famiglia ormai» ha spiegato Saher alla BBC. 


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